P. Giovanni Mazzini (1704-1792) – Italia.
Fra la eletta pleiade di illustri personaggi, che hanno illustrata la chiesa e la patria, Napoli può vantarsi di aver dato i natali al gran servo di Dio il P. D. Giovanni Mazzini.
Religiosamente educato dalla madre, appena ne fu capace, il pio fanciullo si nutriva quasi ogni giorno del Pane Eucaristico, cosa assai rara in quei giorni d’imperante Giansenismo.
A dodici anni venne affidato alle cure di Mons. Asdrubale Termine, vescovo di Siracusa, che l’annoverò nella sua famiglia episcopale, facendolo studiare, conferendogli i primi ordini ed un beneficio ecclesiastico nella sua diocesi.
Tornato in Napoli nel 1722 si dié a studiare con impegno la teologia, ed era tale la sua maniera di vita che, quando lo si voleva, bisognava cercarlo o nella sua stanza o nella scuola o nella chiesa.
Fatta amicizia con S. Alfonso ed altri preclari giovani con essi visitava ogni giorno il SS.mo Sacramento esposto sugli altari per l’adorazione delle Quarantore.
Dietro un tal tirocinio ben egli meritò di ascendere al sacerdozio, il 22 maggio 1728, ed acceso di zelo si dedicò da quel giorno al ministero apostolico nella Congregazione dei Missionari fondata poco prima dal P. Pavone della Compagnia di Gesù.
Ciò non impedì che il Mazzini continuasse a conservare rapporti più che amichevoli con S. Alfonso, anzi, recatosi questi ad evangelizzare la città di Scala, egli ne fu compagno e collaboratore, e lo sostenne ed animò a gettare le fondamenta di quel caro istituto, che doveva poi denominarsi la Congregazione del SS.mo Redentore.
Avrebbe voluto restarsi fin da allora con S. Alfonso; ma il Direttore spirituale volle sperimentare per tre anni ancora la sua vocazione prima di decidersi a permettergli di entrare fra i Missionari Redentoristi.
Fatto finalmente pago nei suoi voti il 23 ottobre 1735, il Mazzini attese, fino alla morte, solo alla salute delle anime, al bene della Congregazione e al progredire nella sua spirituale perfezione.
A Scala, a Villa degli Schiavi, a Ciorani, a Deliceto, a Pagani, a Materdomini, ovunque fu inviato, coprì cariche importantissime, esercitando il ministero e brillando per le sue esimie virtù. Più volte fu nominato Maestro dei Novizi. Rettore delle diverse comunità allora esistenti, e Segretario nei diversi Capitoli Generali.
In assenza del Rettore Maggiore fu anche suo Vicegerente nel governo di tutta la Congregazione, sempre dimostrando di quanta sagacia e prudenza fosse fornito, e quanto la Congregazione si avvantaggiasse dell’ opera sua . Era tale la stima che s i aveva di lui, che lo stesso S. Alfonso, il ven. P. Cafaro, il ven. Domenico Blasucci ed altri molti congregati morti in fama di santità si dirigevano da lui nelle cose dello spirito. Un servo di Dio, lo studente Vincenzo Bonopane, giunse persino a proporselo come modello di perfezione da imitare.
Dotato di tali prerogative, sebbene di salute cagionevole, non è a dire quanto lavorasse nella vigna del Signore con Missioni moltissime ed altri esercizi predicati a sacerdoti, gentiluomini, monasteri e seminari, fino al giorno 3 dicembre 1792, nel quale, onusto di meriti, volò al cielo.
Il P. Villani, che fu suo contemporaneo, non esitò a dire che il P. Giovanni Mazzini ancor vivente godeva presso tutti «fama di santità».
S. ALFONSO, anno 1932, pag. 162.
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Altro Profilo
Morto il P. Paolo Cafaro, gli succedeva nel governo della casa di Caposele il P. Giovanni Mazzini, già suo maestro nel noviziato di Ciorani. Da Pagani, S. Alfonso, il 14 agosto 1753 scriveva al P. Giovenale: « Già ho destinato il rettore di questa casa: D. Giovanni Mazzini, e Dio sa con che pena me lo levo da questa casa per accontentare codesto arcivescovo di Conza ». Il suo governo fu breve, perché l’aria di Caposele non si confaceva alla sua salute, ma fu sufficiente a far conoscere le sue grandi virtù e le sue doti.
Era nato a Napoli, il 18 dicembre 1704. Trascorse la giovinezza nel profumo della innocenza più pura e, ordinato sacerdote, seguì Alfonso nel suo Istituto e lo raggiunse a Scala. Non aveva che 26 anni, ma era già maturo per il carattere e la santità della vita.
Il 21 luglio del 1740, emise i voti religiosi assieme ad Alfonso, Sportelli, Villani e Rossi, e i fratelli laici Vito Curzio, Gennaro Rendina, Francesco Tartaglione e Gioacchino Gaudiello.
Nel 1742 contribuì alla fondazione della casa di Pagani; nel 1745, ne divenne rettore, e governò la casa fino al 1749. Nel Capitolo di Ciorani fu nominato Consultore Generale, e successivamente prefetto dei giovani e loro maestro.
Amava grandemente la solitudine. «Nei 39 giorni del mio ritiro a Ciorani, – scriverà – è piaciuto al Signore farmi conoscere, con un raggio della sua divina luce, che Dio è tutto per l’uomo. Convinto di questa verità, non voglio più rallegrarmi che in Dio, né affliggermi che della offesa di Dio, anche nelle più grandi sventure, anche se la Congregazione venisse a perire ».
E umiliando sé stesso esclamava: «Soldato di cartone, io sto in attitudine di uomo che tenta di ferire il nemico, ma che non giunge mai a colpirlo; e l’amor proprio è il mio capitale nemico».
Fu ancora instancabile nella predicazione apostolica, evangelizzando moltissimi luoghi. La sua dolcezza e carità disarmavano le anime più fiere, e gli odi più inveterati si spezzavano definitivamente. Colla sua bontà riuscì a disarmare tutti i nemici della fondazione di Pagani; e mutò in intimo amico e benefattore della comunità il parroco Di Majo, un tempo acerrimo oppositore dei Padri; ferito a morte da un suo nemico si vide a fianco il P. Mazzini, che lo consolava e rianimava con tenerissime parole.
L’11 aprile 1792, volato al cielo il Rettore Maggiore D. Andrea Villani, fu eletto, quasi nonagenario, Vicario Generale dell’Istituto, in attesa del Capitolo Generale. Non partecipò a questo Capitolo, perché il 3 dicembre dello stesso anno, dopo qualche giorno di malattia, fu trovato cadavere nel letto. Si era comunicato il giorno innanzi con la divozione di un santo.
P. Bernardino Casaburi
S. GERARDO, anno XLVII, luglio-agosto 1947, pag. 86.
Profili tratti da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985