P. Michele Mazzei (1878-1954) – Italia.
Il giorno 25 luglio 1954, alle ore 22,40, dopo una agonia penosissima, si è spento il nostro venerato P. Michele Mazzei. Era edificante vederlo compiere i suoi gesti abituali di abbandono in Dio, di atti di amore di Dio, e avvertire lo sforzo di completare la pronunzia delle giaculatorie sue solite.
Stando a Napoli, aveva chiesto di tornare a Pagani per morire accanto a S. Alfonso e accanto al P. Losito, suo Prefetto.
Aveva tanto amato nella sua vita il N. S. Padre, aveva tanto operato per la sua maggiore glorificazione, ne aveva diffuso e difeso lo spirito; aveva tanto amato il suo P. Prefetto; ne aveva con tanta fedeltà continuata l’opera e gli esempi: il Signore ha esaudito i suoi desideri: è morto a Pagani, perché le sue ossa riposino accanto alle sacre Ossa di S. Alfonso e del P. Losito, come il suo spirito è accanto a quello di S. Alfonso e dei nostri Santi nella felicità del cielo.
Ha avuto per tutti sempre una parola di con-orto, di incoraggiamento, di incitamento al bene, al fervore, alla fedeltà alla Vocazione.
Ricordava che, quando era studente, il P. Leone diceva di sé e del P. Losito: « Il Signore ci conserva per voi; cioè per farvi conoscere quale deve essere lo spirito che deve animarvi nella Congregazione ».
E noi possiamo dire di lui che il Signore ce lo ha conservato per farci apprendere lo spirito della Congregazione, e la tradizione di santità che dobbiamo continuare. Fili sanctorum sumus! Possiamo ben dirlo innanzi a quest’anima santa che ci è stato padre e madre con la sua fortezza, con i suoi sacrifizi, con i suoi esempi, con la sua amabile bontà, con la sua generosa dedizione per il nostro bene, con la sua preghiera.
Nella sua lunga agonia – forse non aveva conoscenza -almeno così è sembrato -ma quando ad alta voce si ripeté la formula dei santi voti, alzò il braccio sinistro, che solo poteva articolare, e lo posò sulle spalle di chi per lui pregava: forse fu il segno della sua cosciente riconsacrazione al Signore.
Questi i suoi ricordi. Agli Educatori e Formatori: « che siano tutti impegnati per la formazione dei nostri giovani, per la formazione ad una vita soprannaturale ». Ai Missionari: e gli uomini siano sempre preferiti ».
Il suo amore sconfinato per nostro Signore, la sua tenerezza per la Madonna, il suo zelo per l’onore di S. Alfonso siano il ricordo di un padre affettuosissimo, l’insegnamento di un santo
P. Ambrogio Freda
Superiore Provinciale
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985
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Altro Profilo
Il giorno 25 luglio 1954, a Pagani, nella cella n. 3 del corridoio dell’ala occidentale, chiudeva con una morte santa la sua vita terrena il P. Michele Mazzei, di anni 76.
Presentendo esser vicina la sua morte, e desiderando morire presso il sepolcro di S. Alfonso e del servo di Dio P. Antonio Losito, aveva instantemente pregato i Superiori di trasferirlo da Napoli a Pagani. Pochi giorni prima di morire distribuì vari doni; ma i libri del S. Fondatore e del P. Desurmont, di cui si era servito tante volte, li donò al Prefetto P. Farfaglia, a cui apertamente confidò essere prossima la sua fine e di essere pronto a fare la volontà di Dio.
Per artrosi al ginocchio era costretto a rimanere nella sua stanza. Ivi, il 21 luglio, mentre prendeva la sua parca refezione, fu assalito, tra la unanime costernazione, da trombosi cerebrale. Immobile a letto, non si stancava di ripetere le solite giaculatorie, espressioni insigni della sua devozione.
Progredendo la infermità, rimase immobile tutto il suo fianco destro, e sorgeva il dubbio che avesse perduta anche la conoscenza: ma di tanto in tanto mostrava di conoscere qualcuno, e specialmente il P. Provinciale Freda a cui stringeva a lungo la mano. Non cessava di osservare la sua gelosa modestia, per cui un tempo era chiamato «un altro S. Luigi ».
Circondato dai suoi Confratelli ricevé la estrema unzione; il Vescovo della Diocesi, mons. Zoppas, osservandolo esclamava: «Ecco l’uomo di Dio nella sua pace! Il letto del morente è una cattedra per i viventi! ».
Così l’anima del diletto Confratello purificata dalla lunga agonia, la domenica VII dopo Pentecoste, nella festa di S. Giacomo Maggiore, volava al cielo.
La sua salma esposta nella primitiva Congrega, ove S. Alfonso ricevé la sua prima sepoltura e ove riposano tuttora le reliquie del servo di Dio P. Antonio M. Losito, al cui sepolcro il P. Mazzei si portava ogni giorno per pregare, divenne meta di molte persone che si portavano a contemplarlo. Toccavano il suo corpo con corone e altri oggetti religiosi; gli baciavano la mano, e non si stancavano di ripetere: « Sembra un altro S. Alfonso! ». Ora il suo corpo, custodito nella nostra cappella del cimitero di Pagani, è ivi in attesa della risurrezione.
Il P. Michele Mazzei era nato in Calvello (Potenza) nel primo sabato di quaresima, 13 marzo 1878, in una famiglia ricca di virtù cristiane e di opere buone. Il fratello Leonardo attesta di lui: « Come Michele fu in età adulta cosi fu sempre ».
Emise i voti nell’Istituto il 4 giugno 1896, a 18 anni; e fu sacerdote il 4 maggio 1902.
Tra i suoi educatori emersero il P. Losito sopra lodato e il P. Costantino Petrone. I suoi compagni, ancora viventi, ricordano con quanto fervore « l’angelico » giovane abbracciò lo stato religioso. Per tutta la vita seppe unire armonicamente gli studi sacri con una pietà ardente. Lo studio costante e attento di tutta la Sacra Scrittura, specialmente delle lettere Paoline, gli fece imparare a memoria lunghissimi testi biblici, con i quali intesseva le sue stesse predicazioni. Il testo biblico era per lui come « il pane quotidiano ».
Ricordiamo il lungo elenco degli incarichi sostenuti in Congregazione fino al 1948. Consultore 12 anni, Prefetto degli Studenti 10 anni, Direttore dell’Educandato 3 anni, Maestro dei Novizi 9 anni, Rettore 13 anni, Provinciale 3 anni, Consultore Provinciale 9 anni, Vocale al Capitolo Generale, Consultore Generale 13 anni, Visitatore straordinario di due Provincie, Direttore del collegio ecclesiastico dei Nobili in Roma 4 anni. Da aggiungere che fu Assistente ecclesiastico dei Pii Operai Catechisti Rurali « ad nutum S. Sedis ». Nel triennio 1947-50 fu Rettore a Napoli, e nel triennio 1950-53 a Ciorani.
Nel grande Giubileo della « Redenzione » del 1953, il Papa Pio XI volle invitare per i Santi Esercizi in « suis aedibus Vaticanis » un Redentorista; e l’onore e il peso caddero sull’Arcivescovo Carmine Cesarano (per due conferenze al giorno) e sul P. Mazzei (per due meditazioni). Tra gli uditori vi era anche l’Em.mo Card. Pacelli, oggi Sommo Pontefice, che lo ritenne come « uomo di Dio ». Alla sua morte, in un messaggio al fratello superstite, fece scrivere infatti: « La morte improvvisa dell’Uomo di Dio, che fu P. Michele Mazzei, rattrista il Santo Padre, ma non senza una profonda vena di pace ». (10 agosto 1954). Il P. Mazzei confessò di essersi sentito quasi sconcertato da questa sacra predicazione; e di aver ricavata la materia per le meditazioni dal libro di S. Alfonso « Apparecchio alla morte ».
Il P. Mazzei è ancora ricordato come grande educatore della nostra gioventù. Molti suoi alunni ricordano ancora non solo i suoi discorsi pieni di sacra unzione, ma anche i suoi esempi di insigni virtù: la carità paterna, anzi più che materna, la sua serenità e pazienza tra continue infermità, la sua angelica pietà. Quanti lo sorpresero per lunghe ore genuflesso innanzi al Tabernacolo, anzi colle braccia distese !
Col P. Losito può ritenersi vero fondatore dell’educandato napoletano, di cui fu il primo Direttore. Nel 1930 costituì, a S. Angelo a Cupolo, una nuova sede per lo Studentato, che diede alla Provincia tanti nuovi sacerdoti. Che se la Provincia possiede oggi fiorenti educandato e studentato, ciò si deve in gran parte al veneratissimo P. Mazzei.
Gli è stato attribuito questo singolare encomio:
Chi lo conobbe lo acclama santo.
Sempre assorto in Dio, aveva il volto di Angelo e il cuore di mamma.
Ardente devoto della Madonna, sul letto dell’agonia strinse – come sempre – lo scapolare e la corona.
Religioso, seguì il Redentore fino all’olocausto.
Sacerdote, visse e lavorò per la redenzione delle anime.
Formatore di Apostoli, assicurò alla Famiglia redentorista un avvenire di giovinezza e di speranza.
Il ricordo della sua vita è luce, conforto, benedizione.
P. Clemens Henze
in ANACLETA C. SS. R., anno 1954, fase. 5-6, pag. 181
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Il giorno 25 luglio 1954, il P. Michele Mazzei, alle ore 22,40, angelicamente mutava la terra col cielo, chiudendo la sua vita santa sul letticciuolo di S. Alfonso.
Alcuni giorni prima, a seguito di disturbi circolatori, il medico lo aveva obbligato a rimanere sempre in camera; ma tutto era tornato al normale, quando, il giorno 21 luglio, alle ore 13,15 circa, mentre consumava in cella la sua modesta refezione, diede in fenomeni di afasia che destarono preoccupazione. Il medico diagnosticò un attacco di trombosi all’emisfero cerebrale sinistro. Il male precipitosamente si aggrava, e sembra che il caro Confratello vada perdendo anche la conoscenza.
Stando a letto quasi seduto e colle spalle poggiate ai guanciali, stringe tra le mani la corona e lo scapolare che porta al collo, e mormora con divozione grande: « Caro Gesù bello! ti ringrazio… Cuor di Gesù e di Maria… Dio mio… Gratias agimus tibi!… O bella mia Maria; o caro mio Gesù!… Sia fatta la volontà di Dio!… ». L’atteggiamento, il modo, la espressione, la pietà, la devozione, la virtù del P. Michele Mazzei sul letto di morte sono stati lo specchio fedele di tutta una vita di 76 anni spesa nell’amore di Gesù, della Madonna, dell’Istituto.
Il 22 luglio le condizioni peggiorarono: gli si era paralizzato tutto il lato destro del corpo. Il P. Provinciale, presente tutta la Comunità in preghiera, gli amministra la Estrema Unzione.
Pur versando in uno stato di incoscienza, manifestava tutta la sua delicatezza e angelica modestia. L’appellativo di « S. Luigi » datogli, quando era ancora studente da Mons. Del Forno, che si incantava a guardarlo, e dai suoi coetanei, non è stato smentito dalla sua vita, ed è stato suggellato sul letto della sua agonia. Mons. Zoppas, che lo visitò nel pomeriggio del 24, ammirando il suo atteggiamento sereno, esclamò: « Ecco la pace dell’uomo di Dio…: anche il suo letto è cattedra di insegnamento! ».
Era di residenza nel collegio di Napoli, ove era stato posto dai Superiori, perché affetto da diabete, avrebbe avuta maggiore assistenza medica. Ma aveva insistentemente pregato il P. Provinciale perché lo avesse trasferito a Pagani, volendo chiudere i suoi occhi accanto a S. Alfonso e presso il sepolcro del Servo di Dio, il suo Prefetto P. Losito.
Il suo desiderio era stato esaudito. Al suo beato transito erano tutti presenti, ammirando la placidità del suo viso che non subì alcuna alterazione. Il suo cadavere fu composto nell’atteggiamento abituale, e fu deposto prima nella Congrega, e poi trasportato in Basilica per le solenni esequie.
Era stato Prefetto degli Studenti per molti anni, Superiore di Teano e di Tarsia, Provinciale per tre anni, Consultore Generale per 13 anni. Fu a Roma Direttore Spirituale dei nobili Ecclesiastici, e assistente apostolico dei Vocazionisti e dei Pii Operai Catechisti Rurali.
P. Bernardino Casaburi
in S. ALFONSO, anno 1954, pag. 123.
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Altro Profilo
Il P. Michele Mazzei fu educato alla scuola del servo di Dio P. Antonio Losito e del veneratissimo P. Costantino Petrone: seppe armoniosamente unire lo studio più assiduo colla pietà più ardente.
Coloro che gli furono vicini ricordano ancora con quanto fervore ed entusiasmo abbia abbracciato lo stato religioso. Era ansioso solo di vivere la sua vita di pietà e di raccoglimento e di nutrirsi dello studio dei Santi Padri e della Sacra Scrittura, specialmente delle lettere di S. Paolo, che giunse a possedere con rara familiarità e competenza.
Dalla stima dei Superiori fu chiamato e tenuto quasi di continuo nei posti più delicati e di alta responsabilità. Fu più volte rettore di varie case, Superiore Provinciale, Vocale al Capitolo Generale del 1921, Consultore Generale, Visitatore Straordinario, Direttore spirituale dei Nobili Ecclesiastici in Roma.
Dalla S. Sede ebbe delicati incarichi, tra gli altri, quello di Visitatore Apostolico del novello Istituto dei Pii Operai Catechisti Rurali. Ma queste cariche quasi scompaiono di fronte a quella che possiamo chiamare la sua vocazione e la caratteristica della sua vita. Egli è stato l’Educatore e il Padre dei nostri giovani. Sembrava che non potesse vivere senza di essi: anche se costretto a starne lontano, il suo spirito era tra i giovani, e forse proprio per questo il Signore ha voluto che proprio i nostri giovani ne raccogliessero l’ultimo respiro.
Fu Prefetto degli Studenti nei primi anni del suo sacerdozio in Avellino, poi ripetutamente Maestro dei Novizi, poi ancora Prefetto e Lettore degli Studenti.
Particolare rilievo merita la fiducia di cui godé presso i Superiori, quando fu costituito Prefetto degli Studenti delle Province Italiane riuniti a Cortona nel 1921: ivi diede tutto sé stesso, senza risparmiare sacrifizi per il bene dei giovani, per fondere le loro anime nella santa carità e nella stima vicendevole, per formarli alla pietà e allo studio, all’amore della Congregazione e del N.P.S. Alfonso.
Coloro che furono i suoi Studenti o Novizi ricordano le lunghe ore che passava ginocchioni, e alle volte colle braccia aperte, accanto alla Custodia; ricordano le sue calde esortazioni riboccanti dello stesso fuoco dell’Apostolo S. Paolo, di cui teneva sempre la parola sulle labbra; ricordano la materna bontà del suo cuore.
Col P. Losito egli può dirsi il fondatore del nostro Educandato di Ciorani, di cui fu il primo Direttore e Rettore.
Nel 1930, eletto Provinciale, ritenne ormai opportuno richiamare in Provincia gli Studenti, dando così origine allo Studentato di S. Angelo a Cupolo, che ha dato alla Provincia tanti nuovi soggetti. Se la nostra Provincia ha oggi una scuola Missionaria ed uno Studentato ben formato, e può guardare con fiducia a un prossimo migliore avvenire, lo dobbiamo moltissimo al venerato P. Mazzei.
Insomma quanti lo abbiamo conosciuto lo abbiamo ritenuto un santo, un uomo di pietà straordinaria, ma di pietà solida che investiva tutta la sua vita e trascinava coloro che lo avvicinavano.
Previde che la sua vita era ormai finita, e si disse pronto a fare la volontà di Dio. Morì a Pagani il 25 luglio 1954. Innanzi al suo cadavere, che con religiosità e rispetto fu composto nel suo atteggiamento abituale, si è sentito il bisogno, più che pregare per lui, di raccomandarci alle sue preghiere presso il Signore.
Di lui possiamo dire, come del divino Maestro: « è passato sulla terra facendo del bene ».
P. Bernardino Casaburi
Cronista della Casa di Pagani
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