18 marzo
L’amore perfetto è la misura della nostra gloria. Non pensate molto, amate soprattutto. Stampate nel vostro spirito e nel vostro cuore questa parola di S. Agostino: «Ama Dio e fa quello che vuoi». Tutto allora sarà eccellente. (Ven. P. J.A. Passerat, 1772-1858, in Gautron, L’ame du Ven. P. Passerat, Parte III, cap. III, pag. 165).
- Dopo la rinunzia dell’Episcopato di S. Agata, S. Alfonso ritiratosi in Pagani menò una vita di continuo raccoglimento e preghiera. Se talvolta il rumore delle cose del mondo giungeva fin nella cella del Santo solitario, invece di impedirgli l’unione con Dio, pareva dargliene nuovo alimento. Non vedendo che Dio in tutte le cose, si rattristava o si rallegrava secondo che gli avvenimenti contribuivano a offenderlo o a glorificarlo. Se gli raccontavano i progressi dei Giansenisti, cadeva in una profonda tristezza e diceva: «Povero Sangue di Gesù, disprezzato, calpestato; e tutto questo da Cristiani, da Sacerdoti, che pretendono ristabilire la purezza della dottrina e il fervore dei tempi apostolici”.
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
Dal Calendario storico C.Ss.R.
- 18 marzo 1768 = S. Alfonso pubblica “la più utile tra le opere ascetiche”, come egli stesso chiamava “La pratica di amare Gesù Cristo“. Si tratta di un commento cristologico del capitolo 13 della prima lettera ai Corinzi di San Paolo.
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