16 marzo
Un’anima, sempre che cammina per la sola via del timore dei castighi, e per questo solo timore si astiene dal peccare, sta sempre in gran pericolo di tornare presto a cadere. Ma chi si lega a Dio con amore sta certo di non perderlo, sino che l’ama.
(S. Alfonso, in Novena del Santo Natale, disc. III, Napoli 1837.
- Quando S. Clemente perdè il padre, una scena commovente si svolse presso il letto funebre. La madre condusse il piccolo Clemente davanti al Crocifisso della Famiglia e, additantogli il Redentore in croce, gli disse: «Guarda, figlio mio, chi d’ora innanzi sarà tuo Padre. Guardati di non affliggerlo con un peccato». Queste semplici parole, pronunziate in un momento così solenne, furono un avvenimento nella storia dell’anima del fanciullo. “Giammai – raccontava l’Hofbauer nella sua vecchiaia – l’ho potuto dimenticare”.
Questo avvenimento è il primo dei suoi anni d’infanzia che ci sia noto con precisione. Esso caratterizza ammirabilmente la santità di Clemente.
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
Dal Calendario storico C.Ss.R.
- 16 marzo 1760 = In questo giorno, S. Alfonso cominciò la predicazione degli esercizi annuali alla Confraternita dei Pellegrini. Si era verso la fine della quaresima. Raccontano le cronache che la musica si tenne soltanto nell’ultimo giorno, precisamente quando venne eseguito, per la prima volta, il “Duetto tra l’Anima e Gesù“.
Ascoltalo nella esecuzione della Orchestra Alfaterna e Coro Alfonsiano
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