Martino Patrizio redentorista

P. Patrizio Martino (1882-1948) – Italia.

Il P. Patrizio Martino è volato al cielo nel pomeriggio del 5 agosto 1948, dopo oltre due settimane di degenza in ospedale e dopo lunghe sofferenze sopportate con un coraggio e una rassegnazione nel più stretto senso edificanti.
Era nato a Greci, in Provincia di Avellino, il 15 ottobre 1882.

Fin da fanciullo dimostrava una innata inclinazione alla pietà e alla vita religiosa per cui, appena giovanetto, chiedeva di essere ammesso nel nostro Istituto. Poco più che quindicenne, entrava nel nostro Educandato di Angri, diretto dall’impareggiabile servo di Dio, P. Giuseppe Leone. Alla fine del Noviziato però non poté fare i suoi voti religiosi per circostanze sopravvenute, per cui dové recarsi in famiglia ove dimorò più di un anno.
Costretto al servizio militare, passò due anni in quella divisa e, trascorso tal tempo, richiese di tornare in Congregazione; non lo si voleva riaccettare a causa della sua avanzata età; gli si impose di rifare il Noviziato, ed egli a tutto si sottomise pur di raggiungere il suo ideale di apostolo. Risalta in questo il suo attaccamento alla Congregazione, la sua indomita volontà di essere tutto di Dio e delle anime. Con gioia indicibile professò il 19 ottobre 1905 e, terminato il corso dei suoi studi, fu ordinato il 22 ottobre 1911.

La sua vita di religioso fu di esempio e di edificazione a tutti. Non sappiamo se i Superiori abbiano potuto mai lamentarsi di lui. Esattissimo, anzi scrupoloso, nella osservanza delle sante regole, egli cercava di ricopiare in sé le virtù di nostro Signore Gesù Cristo e i grandi esempi di S. Alfonso e dei nostri santi confratelli.
Come sacerdote, egli fu davvero l’« alter Christus », sempre dedito alla preghiera e allo studio e sempre pieno di zelo e di carità. La sua giornata la passava abitualmente in chiesa o in camera nel più rigoroso raccoglimento. La lettura dei libri ascetici, e quella specialmente dei nostri scrittori francesi, formava il suo pascolo quotidiano e il suo studio preferito.

Da questa vita di pietà, di studio, di raccoglimento ebbe origine la sua instancabile attività di missionario e di apostolo. Tutti quelli che lo conoscono sanno quanto egli si sia sacrificato per il bene delle anime. Lo conoscono anzi per questo, perché egli non si è fatto conoscere diversamente: o quando tuonava dal pulpito, o quando accoglieva paternamente le anime al confessionale. Non vi è quasi paese dell’Italia Meridionale che non sia stato da lui evangelizzato.

Nonostante il male che lo tormentava da anni e che poi lo ha portato alla tomba, egli era sempre giovane quando si trattava di lavorare per Dio. Anche in quest’anno egli partecipava alle più importanti e difficili missioni, e noi lo ricordiamo ancora quando, a Casarano, alla presenza di oltre cinquemila uditori, in una pubblica piazza, dall’alto di un balcone, con una voce scultorea e possente incitava tutto il popolo a consacrarsi al Cuore Sacratissimo di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria

Dio lo ha chiamato quando nessuno se lo aspettava. Fu ricoverato per un male leggero in apparenza, ma che aveva le sue radici profonde nell’organismo già minato da lunghe sofferenze. A nulla valsero le cure dei migliori sanitari di Napoli; Dio lo voleva a sé, ed egli chiudeva gli occhi a questa terra serenamente, senza rimpianto, mentre le innumerevoli anime da lui salvate circondavano il suo cadavere e accompagnavano la sua anima al cielo.

in S. ALFONSO, anno 1948, pag. 169.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

P. Patrizio Martino, redentorista. La sua vita di religioso fu di esempio e di edificazione a tutti. Cercò di ricopiare in sé le virtù di Gesù Cristo e i grandi esempi di S. Alfonso e dei santi confratelli. Dedito alla preghiera e allo studio e sempre pieno di zelo e di carità.

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P. Patrizio Martino, redentorista. Poco più che quindicenne, entrò nell’istituto, diretto dall’impareggiabile servo di Dio, P. Giuseppe Leone. Rientrato in famiglia e costretto al servizio militare, passò due anni in quella divisa, venendo riammesso solo dopo pressanti suppliche: così potè coronare il suo sogno sacerdotale.
 

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