30 maggio
Il quarto danno per la virtù della povertà è la ragione naturale. La povertà è la croce. Ella è, agli occhi della ragione, assurda, imprudente, ingiusta: così essa trova da parte del nostro senno umano mille obiezioni. E la salute, si dice? E la decenza: Honestis Sacerdotibus? E le convenienze? E gli interessi della Congregazione? Senza una grande abbondanza di spirito di questa virtù si fa naufragio, tanto più che queste obiezioni degenerano spesso in false massime che prendono corso. (P. Desurmont in Rapports de notre Règle: deuxième partie chap. VII. V, n. 333).
- Essendo S. Alfonso ritornato in Pagani dopo la rinunzia del Vescovado, voleva assolutamente dimorare nell’antica sua celletta, ed avendogli il Superiore rappresentato che ciò avrebbe recato disonore alla Comunità per riguardo delle pérsone, le quali sarebbero venute a visitarlo: «Oh io son povero — disse — e come povero mi debbo accomodare, e si sa da ognuno che io ho fatto voto di povertà».
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
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