1 maggio
La povertà è una virtù che, per meglio fare arrivare l’anima a Dio, la dispone a disprezzare, a lasciare e a dimenticare il denaro, e tutto ciò che procura il denaro e in generale tutte le creature terrestri.
Questa virtù dopo aver illuminata l’intelligenza sul nulla e sul pericolo delle cose umane, sulla eccellenza dello spogliamento e sul valore di Dio, inclina la volontà ad agire conformemente al lume ricevuto. (P. Désurmont, in Rapports de notre Régle: cinquiènne partie, chap. V, paragr. I, pag. 295 – ed. 1925).
- S. Clemente stimava talmente la povertà religiosa, e il distacco perfetto da tutti i beni terrestri, che sentivasi disgustato quando qualcuno dei suoi parlava con compiacenza delle cose del mondo: Raccontando un Padre di aver avuto in mano un vero tesoro di preziosi gioielli, S. Clemente, quasi rimproverandolo, soggiunse: «Ed io ho avuto oggi un tesoro ben più grande, cioè Gesù Cristo nel SS. Sacramento, e voi vi gloriate di aver toccato della polvere e della cenere».
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
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