Lopes Ferreira José redentorista

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P. José Lopes Ferreira, C.Ss.R. 1890-1940 – Brasile.

P. José Lopes Ferreira, C.Ss.R. 1890-1940.

Il redentorista P. José Lopes Ferreira, 1890-1940, Brasile, Vice-Provincia Brasiliana. Religioso di spirito e di cultura, fu esperto conoscitore delle opere di S. Alfonso e degli scritti del Padre Desurmont. Diresse alcune riviste e bollettini redentoristi. Morì a 49 anni.

Dati Ufficiali

  • Cognome = Lopes Ferreira
  • Nome = José
  • Nazionalità = Brasile – (Vice-Provincia Brasiliana)
  • Nato = 16-Dic-1890
  • Morto = 29-Set-1940
  • Professione = 25-Feb-1908
  • Sacerdote = 31-Lug-1913

Fu uno dei primi sacerdoti brasiliani della provincia di San Paolo. Nato a Aparecida il 16 dicembre 1890, all’età di dieci fu ricevuto nel collegio S. Alfonso fondato di recente. Nel 1906 fece il noviziato sotto la guida di P. Lourenço Hubbauer di riconosciuta austerità e di rigore non inferiore.
Dopo la professione iniziò i suoi studi di filosofia a Penha, e poi li continuò in Germania. Si dedicò a studiare con diligenza la Teologia, interessando di più per l’ascetica, per cui  divenne profondo conoscitore delle opere di S. Alfonso e del nostro Padre Desurmont. In Europa iniziò la traduzione di “La scuola della perfezione successiva pubblicata dalla “Vozes”.
Fu ordinato sacerdote il 31 luglio 1913; tornò in Brasile, e iniziò le proprie attività in Penha, dove rimase fino alla fine del 1915.

Buon oratore e grande missionario, lavorò aGoias, Araraquara e Penha, non risparmiando il lavoro delle Missioni e ritiri. Nel 1935 fu trasferito ad Aparecida, dove ha vissuto gli ultimi anni, come direttore della rivista “Il Santuario”, “Lega cattolica”, e “Ecos Marianos”e “Boletim Redentorista”.
Figlio di padre portoghese, Padre Lopes non ha mai rinnegato il suo sangue: buon cuore, sapeva essere gentile e premuroso; ma quando era necessario, era franco e sincero, parlando come la sentiva, e non lasciato niente al poi. Questo gli ha causato, a volte, incomprensioni e fastidi. “Devo essere così – diceva- per non essere ipocrita”.
Era un uomo che non usava restrizioni o sotterfugi. Scrupoloso nell’osservanza della Regola, era puntuale agli atti comuni, e seguiva rigorosamente un programma di lavoro e di pratiche di pietà. Amava sinceramente la Congregazione, e risentiva profondamente delle notizie spiacevoli sui Superiori e confratelli.

La sua intensa vita interiore appariva bene nei suoi scritti privati, nelle conferenze dei ritiri e nella testimonianza dei suoi penitenti che non erano pochi, e dicevano di lui: “Esigente, comprensivo e compassionevole.”
Non fu mai oratore di grido per attirare le folle; ma era chiaro predicatore, con una esposizione comunicativa, che catturava i suoi ascoltatori. Nei ritiri si sentiva più a suo agio, indirizzandosi all’intelligenza e alla riflessione dei gruppi, perché non si impressionava per il facile entusiasmo della folla.
Come giornalista, aveva uno stile tutto originale. Nelle sue mani “Il Santuario” è sempre stato elogiato, per ordine, chiarezza e contenuto.

Era il 24 agosto 1937, quando stava scrivendo un articolo per gli “Ecos mariani”, quando improvvisamente ebbe una congestione cerebrale, e fu portato alla Santa Casa di Guaratinguetá.
Dopo due mesi di cure, riuscì  a migliorare. Tornò al convento, e anche se con difficoltà, riprese a lavorare nella Chiesa e ai suoi scritti. Non avendo recuperato bene i suoi movimenti,gli ultimi tre anni furono di grandi sacrifici. Anche in queste condizioni non si dispensava dagli esercizi comuni, andava con difficoltà ogni giorno al confessionale, e settimanalmente, nella sala parrocchiale, teneva la riunione della Congregazione Mariana che lui stesso aveva fondato.
Ma nel mese di agosto 1940 iniziò a calare drasticamente. Quasi non mangiava più. Ebbe complicazioni cardiache e renali acute. Non lasciava, però, di celebrare la Messa e pregava il breviario tutti i giorni.
Alla vigilia della sua morte, soffrendo molto e  quasi incapace di respirare, accettò di rimanere a letto. Il giorno dopo, il 29 settembre (giorno di San Michele), con grande sacrificio celebrò, e poi fu riportato nella sua camera. Quindi pregò le ore minori del Breviario. A mezzogiorno ricevette l’Unzione degli infermi; la Comunità era stata avvertita, e mentre i confratelli pregavano presso il suo letto, egli fissando il quadro di S. Alfonso, morì senza emettere un gemito.

CERESP
Redentorista Centro di Spiritualità – Aparecida-SP
Pe.Isac Barreto Lorraine C.Ss.R (In memoriam)
Pe.Vitor Hugo Lapenta CSsR
Pe.Flávio Cavalca Castro CSsR.

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