P. Stefano Lo Prete (1836-1885) – Italia.
P. Stefano Lo Prete (1836-1885)
Nacque a Caggiano presso Polla in provincia di Salerno il dì 26 dicembre 1836.
Professò in Congregazione il 1° maggio 1856, ed ascese al Sacerdozio il 5 marzo 1862.
Nell’aprile del 1869 fu destinato Rettore del Collegio di Materdomini, e quivi istituì la Pia Unione delle «Figlie di Maria» e dei Luigini». Le sottanelle pei Luigini le fece fare a sue spese; e loro faceva spesso la Dottrina Cristiana.
Quando usciva a passeggio era circondato da molti giovanetti, ai quali soleva dare spesso figurine e confetti per allettarli, e, passeggiando insegnava loro la dottrina: per cui ha rimasto nel paese il nome di «Santo», di un Padre pieno di zelo e di carità, specie verso i poveri.
Benché abbastanza istruito, non era tanto felice nel predicare, per cui poco era richiesto, ma pure fece molte Missioni.
A causa di molti dispiaceri sofferti, ed orribili calunnie avute, si alienò di mente e fu condotto al manicomio per farlo curare. Rimesso bene in salute, passò di stanza a Napoli, ove morì con morte veramente edificante il giorno 2 giugno 1885.
P. Lo Prete ottenne dalla famiglia Santorelli di Caposele il cembalo usato da S. Gerardo, ma, sventuratamente, un Laico postulante falegname, ignorandone il pregio e il valore, lo bruciò nel 1904; appena trovai il tavolo colle corde e la tastiera che ora si conservano trai ricordi del Santo.
Al suono del Cembalo di S. Gerardo il buon Rettore P. Lo Prete insegnava a cantare le canzoncine ai giovanetti e giovanette.
(Notizie datemi a voce dai Fratelli Francesco Alvino e Pietro Panza e da P. Losito, e da vecchi di Materdomini).
Nella grande carestia del 1871 il P. Rettore Lo Prete consumò tutte le provviste della Casa per dare a mangiare, ogni mattina, più di 200 poveri, e stando angustiato pel ritorno dei Padri dalle Missioni, il P. Vittoli gli consigliò di scrivere una supplica alla Regina Margherita, ed ebbe L. 500 di sussidio.
Il P. Rettore Lo Prete fece rinnovare dall’organaio Carmine Ruberto di Cairano tutte le canne dell’organo antico, su cui aveva suonato le Litanie il nostro S. Fondatore, e poi anche S. Gerardo. Anch’io vi ho suonato per parecchi anni. Era buonissimo. Ora trovasi scomposto sul suppegno del Coro, e mi auguro che venga un dì ricomposto e conservato.
Il Can. Riccio di Teano mi scrisse: «Il P. Lo Prete era devotissimo della Madonna del Buon Consiglio, della quale aveva pronto un manoscritto che io dovevo ricopiare per mandarlo alle stampe. Era un discreto volumetto per lettura spirituale. Recitavo con lui i cinque Salmi della Madonna, e facevo la lettura spirituale sulle opere di S. Alfonso.
Facili e penetranti erano i sermoni che teneva al popolo nel turno domenicale. Tutti l’ascoltavano con piacere. Nel tenere gli Esercizi al Seminario, durante la ricreazione si portava nelle camerate e non mancava con qualche aneddoto dare ai giovani seri insegnamenti. Anelava di star bene per occuparsi delle Missioni.
Direttore di anime che facevano sul serio, ed alcune che vivono ancora (dopo 40 anni) continuano nella traccia da lui segnata. Era rigido osservatore delle Regole.
La fisica e continuata infermità lo rendeva veramente martire, ed egli la sopportava con eroica e sorridente rassegnazione senza muoverne mai lamento.
Il male progredendo, gli toccò il cervello fino al segno di doversi trasportare al manicomio di Aversa, ove dimorò poco tempo, e due ore prima di morire acquistò le facoltà mentali e ricevette i Santi Sacramenti.
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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