Lettera al P. Giacomo Basso

Lettera n.15 – Al P. Giacomo Basso – 1824

15. Al P. Giacomo Basso[1], Procuratore per le Case di Calabria[2], Napoli[3].

Problemi e preoccupazioni su come esigere i censi di Serrastretta e possibilità di permutarli.

Tropea, 4 agosto 1824

Viva Jesus, Maria, Joseph, Beatus Alphonsus

Reverendissimo Padre

Bisognava la Vostra Carità, ed efficacia per ridurre a fine gli affanni di questa povera Casa, per cui unitamente con tutti di questa Comunità vi rendo infiniti ringraziamenti per avervi addossato la cura di nostro Procuratore e nell’istesso tempo non cessiamo di pregarvi d’assistere i benedetti Amministratori dell’Ammortizzzione[4] che finora han stancato la pazienza dei Padri Mennone[5], Malta[6], ed Impero, come anche di Mons. Laudisio[7].

Benedetto sempre Gesù Cristo, ela Madonna SS.,che da circa 9 anni ci tormenta un affare che per le patenti ragioni, avrebbesi dovuto al principio decidersi.

Fate bene a prendere possesso dell’assegnato. E dei due censi[8] che ci voglio dare, questa Comunità non li vuole affatto, affatto. 1. Perché sono due giornate da noi distanti, cattive strade, e pericolose di briganti[9]. 2. Perché in un Paese di pessima gente, ch’è Serrastretta[10]: il P. Izzo[11] vi può dare notizia per una Missione fatta, in cui fummo con timore della vita. 3. È vero che esistono, ma con attrassi notabilissimi; come li vedete dallo statino che vi accludo. 4. Finalmente non conviene a noi andare tanto lontano per 60 Ducati, molto meno far liti, e presentarci nelle Giudicature.

Vi prevengo che Don Lodovico Casazzano Ragionale[12] sull’Ammortizzazione ha tenuto a bada il P. Malta 4 mesi e gl’altri nostri, perché /come credo/ non si è promesso alcun regalo, perciò vi pregi manegiarvi coll’Avvocato Don Saverio da Mercato, e prometteteci una 30ina Ducati se ci assegna il fondo Palumbo[13], ch’è notato nello statino, ed altri esigibili nel Distretto di Monteleone[14]: e così unto il carro[15], e vedrete che cammina; altrimenti bisogna supplicare il Ministro per la permuta colle sudette ragioni.

Padre mio, il Mondo è una gabbola[16], e tutto è interesse ingannevole. Buon per noi che siamo lontani da codesti nemici salariati e son certo, che avrei perduta la pazienza se avessi trattato col sudetto Razionale.

Per gli attrassi[17], sono a pregarvi, che devonsi ricevere l’annate del 1823, che sono 134 Ducati e l’annata corrente, finché l’assegnato, di cui ne andrete preso possesso, non l’esiggiamo da qui in Monteleone.

Aspetto altre disposizioni di Vostra Riverenza su di ciò.

Credo che sia partito il P. Impero[18], e ora si trova costà il P. Rettore Maggiore e gli baciola Santa Mano e le chiedola Benedizione.

Bacio parimenti la Manoa Vostra Riverenza, ed ai Padri tutti, ed abbraccio caramente Fratello Vincenzo[19], da cui potete ave notizie dell’altro nostro affare del P. Lisa[20], per cui vi prego anche impegnarvi, giacché dalla procura siete anche autorizzato farci lite, servendovi sempre di De Mercato.

E sono sempre pronto ai vostri comandi, se vi benignate compartirmeli, e tenerci esercitato, con dirmi

Di Vostra Riverenza

Umilissimo Servo e Fratello in Gesù Cristo
Vito Michele Di Netta
del SS. Redentore

P. S. – Il fondo che desideriamo e che potete promettere il regalo è Palumbo, nel Comune di Ricadi[21], affittato per 48 Ducati annui a Vincenzo Rombolà[22] di Brattirò[23]


[1] Giacomo Basso, di Giovanni e di Vassallo Angela, nato il 10 agosto 1786 a Montecorvino Rovella (SA). l 1827 Fu di comunità a Napoli, dove ricevette l’incarico di Procuratore per le case di Calabria. Nel 1833 sarà rettore a Pagani. Morì il 21 febbraio 1849 a Napoli, per replicato infarto.

[2] Aveva ricevuto tale Procura dal Rettore Maggiore Celestino Cocle per curare gli interessi delle Case circa le rendite che erano state accordate dal re alle Case di Calabria; e la cui esazione diventava sempre più un tormentoso problema, come attestano vari testimoni ai Processi.

[3] Lettera autografa fotocopia che si trova nell’archivio di Tropea; la trascrizione è del P. Alfonso Gravagnuolo (anno 1967).

[4] La Cassa di Ammortizzazione e del demanio pubblico, del decennio francese, amministrava i beni soppressi.

[5] Mennone Desiderio, di Giovanni Giacomo, nato il 14 febbraio 1764 a Mirabello Sannitico (CB). procuratore e Consultore Generale più volte, eletto vescovo di Lacedonia (AV) il 24 maggio 1824 e consacrato il successivo 7 luglio; vi morì dopo neanche un anno, l’ 11 aprile 1825.

[6] Malta Rosario, di Giovanni, nato il 9 novembre 1772 a Cortale (CZ), era stato medico ed entrato già sacerdote tra i redentoristi (era canonico a Nicastro). Morì il 17 febbraio 1842 a Tropea, in concetto di alta virtù, per asma e spurghi di sangue. Fu inumato nella chiesa dei Riformati.

[7] Laudisio Nicola Maria, di Giovanni Battista e di Odierna Antonia, nato il 22 marzo 1779 a Sarno (SA). Fu eletto vescovo di Bova (RC) il 4 giugno 1819 e successivamente trasferito a Policastro Bussentino (SA) il 3 maggio 1824. Morì il 6 gennaio 1862 a Policastro. – Nel 1804 egli si trovava a Iliceto, quando don Felice Villani gli scrisse una lettera di raccomandazione per il nipote Vito Miche di Netta (cf. lettera n.1).

[8] Il censo era un tributo sull’usufrutto: ne erano stati assegnati due, ma lontani da Tropea e di difficile esazione.

[9] Il brigantaggio in Calabria era una vera piaga per quel tempo. A riguardo esiste una fiorita letteratura.

[10] Centro montano in provincia di Catanzaro, ricco di boschi di castagni, querce e faggi. In passato fu feudo della famiglia Caracciolo. Due censi di questa terra furono accordati alla casa di Tropea.

[11] Izzo Silvestro Gaspare, di Andrea e di Spavone Elisabetta, nato il 10 maggio 1782 a Boscotrecase (NA). Era stato Rettore della casa di Tropea (1815-1818). Morì il 21 gennaio 1832 a Cerreto Sannita (BN), di polmonite fulminante, durante la Missione.

[12] Oggi ragioniere.

[13] Fondo nel Comune di Ricadi.

[14] Fu il nome di Vibo Valentia dal periodo svevo a quello fascista.

[15] Amara constatazione del Venerabile: ieri, come oggi, occorrevano degli incentivi per fare impegnare gli addetti alle pratiche.

[16] Trappola, inganno.

[17] Arretrati.

[18] Il P. Impero si era recato al Capitolo Generale (cf. lettera precedente) e non ancora rientrato.

[19] Cangiano Vincenzo nato nel 1754 e morto a Napoli nel 1833. Nel 1831 è citato insieme al P. Basso in una viaggio a Caserta (Cf. Diari di P. Cocle in APNR)

[20] La trascrizione è giusta; ma questo nome ci risulta sconosciuto.

[21] Centro adagiato a cavallo del Capo Vaticano, distante da Tropea 10 chilometri.

[22] Facilmente si tratta di un “brigante” convertito dal P. Di Netta (Cf. Salvatore Brugnano, Il Venerabile Vito Michele Di Netta, redentorista (1787-1849) in Spicilegium Historicum, 58, 2010, fasc.1, p. 34).

[23] Piccolo centro al di sopra di Tropea, frequentato dal P. Di Netta con le sue predicazioni ed anche da fuorisciti e briganti.

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           Con cuore integro e fedele
       LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA
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Lettera n. 15
legge: Donato Mantoan
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