Lettera n. 93 Al fratello Signor Pietro Di Netta, Vallata 1849
93. Al fratello Signor Pietro Di Netta, Vallata[1].
Preoccupazione per la nipote Angiola e suo stato di salute.
Tropea 16 gennaio 1849[2]
Jesus, Maria, Joseph
La nostra nipote Angiola[3] vorrebbe entrare in qualche monastero, ma qui non ve ne sono che la potessero ricevere, per cui facesse la volontà di Dio, e tirasse innanzi come ha fatto finora, frequentasse la Comunione e se ne stasse ritirata. Abbiatevi vigilanza, ed impegnatevi per assicurarci il zio Donato[4] la dote della madre[5].
Io da qui altro non posso fare che pregare e dirci qualche Messa.
Mi dispiace che siete acciaccato, ed io sono visitato dall’asma e dolor di petto, per cui non posso uscire dalle Missioni[6].
Facciamo la volontà di Dio, ed apparecchiamoci alla morte[7].
Ossequiatemi i parenti, e passo ad abbracciarvi nei cuori Santissimi di Gesù e di Maria.
U.mo Servitore e fratello aff.mo
Vito Michele Di Netta
del Santissimo Redentore.
[1] Lettera pubblicata ne “Processi Ordinari Nocerini”, doc. n.3, fol. 211.
[2] Formato originale della data: 16 del 1849: il mese ‘gennaio’ ordinariamente si ometteva.
[3] Forse è la figlia del defunto fratello Luigi.
[4] Non sappiamo altro di lui; forse è il fratello della mamma di Angiola.
[5] Non ne conosciamo il nome.
[6] Ormai le malattie gli impediscono l’attività missionaria; pertanto si renderà disponibile all’apostolato in chiesa, fino al novembre di questo anno.
[7] S. Alfonso aveva scritto un libro caro alla tradizione redentorista “Apparecchio alla morte”, pubblicato nel 1758, la cui uscita – scrive Tannoia – fu come una missione generale nel Regno.
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