Lettera n.3 – A don Felice Villani – Vallata 1808
3. Allo zio Don Felice Villani, Vallata[1].
Comunica di aver ricevuto gli Ordini Minori e attende istruzioni per il Suddiaconato
Iliceto[2] 17 giugno 1808.
Carissimo Zio,
Già, grazie al Signore, Sabato caduto[3] mi andiedi ad ordinare degli Ordini Minori[4] in Lacedonia[5], e per la strada di Bisaccia[6] mandai al nostro Vicario[7] la bolla, non so se ne avete notizia.
Vi prego di procurarvela, e mandarmela pel primo comodo. Scrivetemi pure se l’obbligo lo vuole da qui, e se pretende anche esaminarmi pel Suddiaconato[8].
Obbedientissimo Vostro Nipote
Vito Michele del Santissimo Redentore
Indirizzo: All’illustrissimo Signore Padrone Colendissimo
il Signor Don Felice Villani, Vallata
[1] Lettera pubblicata nella Positio super Introductione Causae del 1910, documento 8, n.1, pag. 252, e nel Summarium super dubio del 1927, documento 8, n.1, pag.396.
[2] Oggi Deliceto. Qui Vito Michele era arrivato dopo l’odissea seguita alla soppressione della Casa di S. Angelo a Cupolo ed aveva rifatto la professione il 25 aprile 1808 e ripreso gli studi sotto la guida del lettore il “dotto Calabrese P. Migliaccio“, che da Tropea era stato trasferito qui. – La perdita della Casa di S. Angelo a Cupolo fu dolorosa, perché costrinse a rimandare alle loro famiglie i dieci studenti che ivi stavano compiendo la loro formazione, dei quali successivamente uno solo, Michele Vito Di Netta, fece ritorno. “In una riunione tenuta a Pagani il 20 luglio 1807, il governo generale redentorista aveva fissato le condizioni, secondo le quali gli studenti di Sant’Angelo a Cupolo potevano chiedere di venire accolti nelle case del Regno. Nel verbale steso in quell’occasione, si legge: «Circa i Studenti di S. Angelo si è conchiuso che, per solo motivo di carità, se vogliono essere ricevuti debbono: 1°. Procurarsi il dispaccio per l’ordinazione; 2°. Debbono avere il patrimonio costituito; 3° Debbono fare un mese di ritiro in questa casa di Pagani; 4°. Debbono rinnovare la professione in mano del P. Rettore Maggiore, e dal giorno della nuova professione esser dichiarati incorporati alla nostra Congregazione del SS. Redentore; 5°. Stante la miseria delle Case di Regno non aggravate da altri Studenti e l’impossibilità di poterli mantenere, debbono obligarsi i loro parenti a pagare docati 30 l’anno sino al sacerdozio. Con queste condizioni si è determinato di ammetterli, per un atto di carità et pro bono pacis, essendo i medesimi ricevuti nella Provincia Romana contro la forma della Regola, ed espulsi da’ Collegi aboliti di Benevento e S. Angelo a Cupolo». ARNA, Congregazione, VI (Noviziato e Studentato primitivi)» (Giovanni Vicidomini, in La Congregazione durante il generalato di p. Pietro Paolo Blasucci (1793-1817), Storia della Congregazione, tomo I del II vol. di prossima pubblicazione)”.
[3] Era l’11 giugno 1808.
[4] Si chiamano così i vari ministeri che non comportano una vera e propria ordinazione sacramentale, ma conferiscono comunque lo status di chierico a chi li riceve. In ordine crescente sono: ostiariato, lettorato, esorcistato, accolitato. Dopo il Concilio Vaticano II sono rimasti il lettorato e l’accolitato, che vengono chiamati ministeri.
[5] Il vescovo era Francesco Ubaldo Romanzi (1795-1818).
[6] Alla diocesi di S. Angelo dei Lombardi-Bisaccia apparteneva Vallata; in questo tempo la sede era vacante per la morte del vescovo mons. Carlo Nicodemo (1792-1808).
[7] Si ignora il nome.
[8] Il suddiaconato, oggi non più in uso, era una istituzione ecclesiastica ed era come un grado del sacramento dell’Ordine. Il chierico che lo riceveva, aveva il “potere” di toccare i vasi sacri e di portarli all’altare; cantare l’epistola e servire il Diacono nell’offertorio della messa. Col suddiaconato subentrava l’obbligo del celibato.
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Con cuore integro e fedele LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA —————— Lettera n. 3 legge: Donato Mantoan |
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P. Vito Michele Di Netta