Lettera a don Felice Villani_1

Lettera n.1 – A don Felice Villani – Vallata 1804

1. Allo zio Don Felice Villani[1], Vallata[2] – Brano di lettera.

 Insistenza presso lo zio perché si dia da fare per farlo ammettere tra i Redentoristi.

S. Angelo dei Lombardi (Seminario) 29 ottobre 1804

Ho inteso per bocca dei Cirilli[3] che Gaetano Monaco[4] sia stato ricevuto nella Religione dei PP. Missionari: come è possibile? Per me vi voleva il dispaccio e per il detto no? Forse vi saranno stati più impegni. Come si sia, non deggio affliggermi. Onde vi prego ad impegnarvi[5] fortemente che io sia ricevuto per il venturo maggio, piacendo al Signore…[6]

 


 [1] Felice Villani, fratello della mamma Rosa Villani, bella figura di ecclesiastico che univa alla dottrina un grande zelo, una fervida attività pastorale ed una cura grande per il decoro della chiesa parrocchiale. Fu valido collaboratore del vecchio Arciprete Don Giuseppe Maria Pali, al quale successe dal 1808 al 1829.

[2] Brano di lettera riportato nelle “Posizioni e Articoli” a cura del Postulatore Generale P. Claudio Benedetti e del suo Procuratore P. Antonio Di Coste, Angri, Stab. Tip. Battistino Vescovile 1896, n. 7.

[3] Probabilmente una famiglia di Vallata.

[4] Gaetano Monaco era un suo compagno di Vallata, che come lui aveva chiesto di essere ammesso nel noviziato dei Redentoristi del Regno: ma, essendone stato respinto per l’impedimento derivante dal regio placet, aveva rivolta la sua domanda non più ai Redentoristi del Regno, ma a quelli dello stato Pontificio, guidati dal P. Francesco Di Paola, residente in Frosinone, e questi l’aveva accettato, in forza d’un Rescritto Pontificio (Cf. “Posizioni e Articoliop. cit. n.8).

[5] Don Felice Villani in un primo momento aveva sistemato il nipote nel Seminario di S. Angelo dei Lombardi e di lì lo aveva mandato a Deliceto, dove allora era il noviziato dei Redentoristi del regno di Napoli con una lettera di raccomandazione al P. Nicola M. Laudisio in data 7 Ottobre 1804: «Avendomi scritto il Sig. Duca di Bovino che oggi sarebbe venuto nella Consolazione, ho stimato col medesimo incontro mandare mio nipote, affinché il P. Tannoia, come mi fu scritto, l’esaminasse e scandagliasse il talento del figliuolo. Colla sua mediazione, la quale prego adoperare con tutta l’efficacia perché venga ricevuto, mi auguro l’intento. Il giovine, benché non perfezionato nell’umanità, ha del buon talento, onde nel ritiro farà certamente dello sviluppo. Dunque si cooperi con impegno ed attenda farlo ritirare consolato». L’esito dell’esame fu felice. Ma l’attesa per entrare fu vana, perché in quei tempi vi era una legge che proibiva al Rettore Maggiore (allora P. Pietro Paolo Blasucci) di accettare giovani nel suo Istituto senza un placet reale. Perciò il giovane Michele seguì l’esempio di Gaetano Monaco nel rivolgersi ai Redentoristi residenti nello Stato Pontificio, di cui faceva parte S. Angelo a Cupolo nel Ducato di Benevento. Soppressa la Casa di S. Angelo a Cupolo, il Villani chiese l’intercessione del principe Orsini, di cui Vallata era feudo, affinché il nipote fosse accettato nelle Case del Regno, come si legge nelle testimonianze dei Processi di Beatificazione.

[6] Vito Michele fece tanta insistenza per esservi accettato che l’ottenne nei tempi previsti. Infatti il giorno 14 Marzo 1805 da S. Angelo a Cupolo faceva sapere allo zio: «Domani ad otto, Venerdì venturo, speriamo al Signore d’entrare nel noviziato». Quindi ancora da S. Angelo a Cupolo, dove aveva ricevuto l’abito redentorista il 1° aprile 1805 confidava allo zio: “… Mi rattrovo al sommo contento, grazie al Signore, dello stato abbracciato e di avere quivi preso il sentiero della vera saviezza…”. Qui fece la professione il 20 gennaio 1806; ma nel mese di febbraio il Convento di S. Angelo a Cupolo fu soppresso dalle leggi napoleoniche e tutti i membri della Comunità, con a capo il Rettore P. Domenico D’Alessandro, sottoscrissero la richiesta di essere accettati nelle Case del Regno e di riconoscerne l’autorità del Rettore Maggiore: tra le firme del documento, datato 28 febbraio 1806 e conservato nell’Archivio Generale Redentorista di Roma, ci sono quelle di Vito Michele Di Netta e di Gaetano Monaco. – Il Rettore Maggiore Blasucci rispose a Vito Michele: «Rispondo alla vostra dei 7 del corrente da Vallata. Sento che per volontà di Dio vi trovate nelle vostre case. Dovete trattenervi in esse fintanto che Dio si degni disporre le cose favorevoli e sicure per la vostra sussistenza; si aspetta il regolamento generale per li Ecclesiastici ordinandi in futuro con cui dobbiamo regolarci. Frattanto vivete ritirati e con tutta l’edificazione, frequentate i Sagramenti e l’Orazione, pregate Dio che disponga le cose per la sua maggior gloria. Benedico voi e li vostri compagni» (cf. Posizioni ed Articoli, op. cit. n. 10).

 

 Con cuore integro e fedele
 LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA
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Lettera n. 1
legge: Donato Mantoan
 [audio:/LettereMp3/001.mp3]

Altro brano riferito al testo della nota n. 6 dopo che il giovane Di Netta è entrato nel Convento di S. Angelo a Cupolo (BN).

[audio:/LettereMp3/001b.mp3]

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P. Vito Michele Di Netta