Mons. Nicola Laudisio (1779-1862) – Italia.
Discendente da nobile e antica famiglia, mons. Nicola Laudisio nacque a Sarno, in Via Lanzara, nel rione detto «Carresi», il 22 marzo 1779, da Giovanni Battista e Antonia Odierna. Educato alle celesti cose, sentì ben presto la vocazione allo stato ecclesiastico.
Nel 1750 si era tenuta a Sarno una Missione predicata da S. Alfonso, che era rimasto amico dei Laudisio. Perciò, dopo gli studi ginnasiali fatti in Seminario, i parenti indirizzarono Nicola alla vicina Pagani. Quì il giovane novizio si distinse, ben presto, per fervore di virtù e per la intelligenza non comune. Dotato di ingegno eletto e di un corredo di studi superiore, appena eletto sacerdote, fu adibito ad insegnare filosofia e teologia ai giovani studenti Liguorini.
In pochi anni percorse quasi tutti i paesi dell’Italia Meridionale per sante Missioni o altro genere di predicazione. Nel 1818, predicava nella chiesa di S. Ciro a Portici, attirando folle enormi di uditori. La notizia giunse all’orecchio di Ferdinando di Borbone, re di Napoli, che si trovava in villeggiatura nel palazzo reale di quella città. E, una sera, in stretto incognito, si recò a sentirlo assieme a un suo ministro. Ne rimase entusiasmato: «Che bella stoffa di vescovo!» esclamò. Ne fece senz’altro la proposta al Sommo Pontefice Pio VII, che subito accontentò il Re di Napoli, elevando alla dignità di vescovo il pio e dotto religioso, assegnandogli la diocesi di Bova, in Calabria, l’antica Vau, sul mar Jonio. Aveva appena 39 anni! Il Re lo colmò di onori: fu fatto Barone del Reale Ordine di Francesco I, fu Consigliere di Sua Maestà e Pari del Regno.
A Bova riedificò e riaprì il Seminario chiuso da circa 30 anni; ricostruì l’Episcopio, dotò la Mensa Vescovile e le Parrocchie della Diocesi, fondò la nuova Parrocchia S. Costantino verso la marina di Bova. Il suo episcopato a Bova durò soli quattro anni, ma bastarono a farlo amare da tutti e stimare tanto che gli scrittori di quella città lo ritennero tutti un Vescovo benemerito.
Moriva intanto il Vescovo di Policastro, mons. Gaetano Barbaroli, anch’egli di Sarno; e la S. Sede vi trasferì mons. Laudisio, che vi rimase ben 38 anni, cioè dal 1824 al 1862.
Anche qui rivolse le prime cure al Seminario e alle Parrocchie. Fu vescovo instancabile e operoso. Arricchì di arredi sacri sia la Chiesa Cattedrale che varie parrocchie affidate alle sue cure pastorali. A Camerota fece a sue spese l’organo e il pavimento, che si fregiano ancora del suo stemma. Ricordi indelebili di lui si trovano pure a Torre Orsaia, a Castel Ruggiero e altrove.
Sempre coi beni propri, nel 1855, fondava a Vibonati un monastero per le monache dal titolo del SS.mo Redentore, col doppio scopo di aprire un asilo al raccoglimento e alla preghiera e, per le giovinette destinate al matrimonio, un luogo di educazione e di formazione.
Aveva anche accumulata la somma necessaria per la fondazione di un collegio di Padri Redentoristi a Lauria, ma non gli riuscì per difficoltà di ambiente, e per la sopraggiunta rivoluzione per l’unità d’Italia. Vi erano già arrivati i due fratelli Giordano e un laico, occupando un convento che era stato dei frati Minori. Ma, scoppiata la rivoluzione, i religiosi furono costretti a ritirarsi ed, essendo poco dopo morto il Vescovo, il convento rimase proprietà degli eredi, per essere egli morto senza testamento. Costoro, nel 1881, lo vendettero al Comm. Gaetano Viceconte, che lo cedette alle Figlie della Carità, che vi aprirono un collegio femminile che tuttora esiste, col nome: Convitto Immacolata Concezione.
Fu anche munifico verso la sua città natale, Sarno, facendo costruire, attigua alla casa paterna, una chiesetta in onore di S. A1fonso, che volle personalmente benedire in pompa magna, il 17 settembre 1859. Dopo un secolo quella chiesa è diventata parrocchia.
Ma ciò che ha reso immortale, nei fasti della chiesa Cattolica, il nome di Mons. Laudisio, è l’essere stato promotore della definizione del Dogma della Immacolata Concezione avvenuta l’8 dicembre 1854. Sulla lapide che, nella Basilica di S. Pietro ricorda il fausto evento, il suo nome spicca per primo.
Dopo una vita tutta spesa al servizio di Dio e delle anime, dopo 38 anni di fecondo e santo episcopato, si spense serenamente in mezzo al suo gregge, il 6 gennaio 1862; aveva 83 anni. Le sue spoglie riposano in benedizione nella cattedrale di Policastro.
Can. Carmine Di Domenico
S. ALFONSO, anno 1967, pag. 6.
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985