31. L’abnegazione dell’apostolo.
Guai a me se non predicassi il Vangelo!
Quando chiedo alla gente
di essere provvisto del necessario,
sono nei miei diritti,
perché tu hai disposto che,
i proclamatori del vangelo
vivano del vangelo.
Ora, intendo io sfruttare questi diritti?
Predicare il vangelo
non è una ragione per vantarmi.
È una necessità per me.
Guai a me se non lo predicassi:
è un incarico che mi è stato affidato.
Ma ho ben qualche merito
se, predicando;
l’ho fatto gratuitamente,
senza usare del diritto
conferitomi dal vangelo.
Con il tuo aiuto, Signore,
voglio diventare
un servo di tutti.
per convincere più gente possibile:
Con gli ebrei mi impegno
a diventare come un ebreo
per convincere gli ebrei.
Con chi è sotto la legge
diventerò come uno che è sotto la legge.
Con chi legge non ha,
sarò come uno che è senza legge.
Con i deboli, debole,
per convincere i deboli.
Aiutami, Signore,
a farmi tutto a tutti.
(Prima Lettera ai Corinzi, cap. 9,14-22)
San Paolo non si attribuiva alcun merito per la predicazione del vangelo, che, come cristiano, era suo compito. Piuttosto sembra che si vantasse del fatto che faceva più di quanto il dovere gli richiedeva: predicando gratis, insegnando senza stipendio e mantenendosi con il lavoro delle proprie mani. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date!
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Paul Hilsdale
Nel Signore Gesù – Preghiere dalle lettere di Paolo
ed. 2004
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