29. La parola di Dio converte i cuori.
E come potranno credere in Dio, senza averne sentito parlare? (Rm 10, 14).
Origene scrive che, al suo tempo, in ogni parte del mondo erano innumerevoli coloro che, abbandonando le divinità e le leggi dei loro paesi e, di conseguenza, anche i cattivi costumi, si erano messi a seguire la legge di Cristo. Quindi gli apostoli, per mezzo della predicazione, ebbero la gioia di vedere i gentili non solo disprezzare e calpestare i loro dei, ma anche sradicare vizi vecchi di secoli, aborrire i piaceri terreni, abbandonare le ricchezze e gli onori del mondo, e abbracciare le pene, la povertà, le persecuzioni, l’esilio, i tormenti e la morte. […]
Non si può negare che, nonostante la predicazione, vi sono stati, vi sono e vi saranno uomini ostinati che, per non lasciare i loro vizi, lasciano Dio; ma quanti, ascoltando la parola di Dio, hanno cambiato vita e si sono dati a Dio! E queste conversioni non furono soltanto esteriori o apparenti, legate alla paura dei castighi o a qualche vantaggio temporale, ma furono vere conversioni del cuore, come dimostrarono tanti martiri. Essi, per confessare la loro fede secondo il precetto del vangelo, diedero la vita tra i tormenti e con tale desiderio di morire che Tiberiano, governatore della Palestina, giunse a scrivere all’imperatore Traiano che non si poteva dar la morte a tanti cristiani, quanti erano quelli che si offrivano a morire per Cristo. Fu per questo che Traiano ordinò di lasciare in pace, d’allora in poi, i cristiani (1)
Inoltre mediante la predicazione si convertirono non soltanto persone di umile condizione, ma anche molti nobili e gente colta, decurioni, giudici, senatori. Perciò Tertulliano, nella sua Apologia, poté scrivere ai gentili: “Siamo presenti dovunque, nelle città, nelle isole, nelle adunanze, nell’esercito, nel senato, nel foro”. Se i primi tre secoli furono secoli di sangue, il quarto e il quinto, dopo la pace di Costantino, (2) furono secoli di grande fervore cristiano: tanti uomini e donne popolarono i deserti, lasciando la patria, i parenti e i loro beni, per dedicarsi totalmente a Dio nella pratica delle virtù. […]
Tutto ciò fu frutto della santa predicazione. Scrive infatti l’Apostolo: Come potranno invocarlo senza avere prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? (Rm 10,14). […]
Senza la predicazione saremmo privati di uno dei principali mezzi voluti da Dio per la vera conversione dei cuori.
(da Verità della Fede, Appendice II: Confutazione…, 13-14)
Preghiera
Gesù mio, ti ringrazio della luce che mi dai, con la quale mi fai conoscere che tutti i beni di questa terra sono vanità e inganno e che solo tu sei il vero e unico bene.
Dio mio, ti ringrazio per il dono della fede, che ci hai reso credibile con l’avveramento delle profezie, con la verità dei miracoli, con la costanza dei martiri, con la santità della dottrina e con la prodigiosa diffusione di essa in tutto il mondo.
Io credo tutto ciò che la Chiesa m’insegna a credere, perché tutto ce l’hai rivelato tu. Non pretendo di comprendere misteri che sono superiori alla mia mente: mi basta la tua Parola. Signore, accresci la mia fede.
(da Pratica di amar Gesù Cristo, appendice)
[1] Marco Traiano, imperatore romano dal 98 al 117, con un rescritto, dispose che lo Stato non doveva ricercare i cristiani, né tener conto delle denunce anonime. “Di fatto il rescritto di Traiano favorì, in certo modo, l’esistenza dei cristiani nell’impero” (Dizionario patristico e di antichità cristiane, Marietti 1984, vol. II, col. 3505).
[2] Con l’Editto di Milano del 313, Costantino stabilì la libertà di culto in tutto l’impero romano e, con essa, un tempo di pace.