P. Giuseppe La Notte (1811-1861) – Italia.
P. Giuseppe La Notte (1811-1861)
[Nacque in Bisceglie (BA) il 29 novembre 1811].
Egli morì consunto da una continua febbre viscerale nel dì 26 luglio 1861 in Bisceglie, sua patria, dove era andato col permesso del Rettore Maggiore a cambiare aria, e vi ricevette tutti i Sacramenti.
Si distinse per la direzione delle anime e per la devozione alla Madonna ed alla Passione di Gesù Cristo.
Fu per molti anni Prefetto dei nostri Studenti in Deliceto. Visse anni 52, dei quali 38 ne passò in Congregazione. (Libro delle Messe)
Da una lettera di Mons. Lupoli Arcivescovo di Conza, dirette al Rettore Maggiore Ripoli, e che si conserva nell’Archivio del Provinciale, rilevo che il P. La Notte fu Prefetto dei Studenti anche a Materdomini.
Monsignore poi dice: «… La Congregazione del SS. Redentore allo spirito della pietà e della grazia, alla edificante condotta, allo zelo per la salvezza delle anime, accoppia il lustro della buona ed amena Letteratura, e vanta Soggetti, che in questa parte grandemente la illustrano, tra i quali il degno P. La Notte meritevole certamente d’ogni riguardo… – S. Andrea di Conza 4 Nov. 1833».
Il Canonico D. Potito Santoro che lesse in Deliceto l’Elogio funebre, il 26 agosto 1861, alla presenza del fratello maggiore P. Francesco La Notte, dice che P. Giuseppe apparteneva a ricca famiglia, che fece i suoi studi a Deliceto, che, dopo essere stato ordinato Sacerdote, fu mandato a Francavilla Fontana e dopo pochi mesi tornò a Deliceto, e quivi, a proprie spese, arricchì la Chiesa di pregevoli marmi, di ricchi parati e di parecchi arredi sacri, e largì non lievi somme in elemosine e pubbliche e secrete.
Nel dispensare il mistico pane della divina parola era tanta l’unzione del suo eloquio, tale la bontà e la grazia del porgere da muovere gli animi degli ascoltanti a suo talento. Anche se il suo dire risentisse più del negletto che dell’elegante e dello studiato, pure il suo uditorio era sempre accalcato.
Nel confessionale spese la più parte delle sue giornate e divenne a ragione singolare nell’amministrazione di questo Sacramento per la dolcezza del suo carattere e per la fiducia che ispirava nell’animo più incallito alla colpa. Chi può dire quante vergini si consacrarono a Dio, non potendo resistere alla forza della sua inspirata parola! Centinaia rimanevano prese alla dolcezza dei suoi modi, alla verità e calore dei suoi detti.
Invano si recò in patria per respirare l’aria nativa: vi morì subito; mentre teneva gli occhi rivolti ad un’immaginetta dell’Addolorata che gli stava dirimpetto. L’ultima parola fu: «Nulla mi rimorde nel presentarmi al tribunale di Dio». Tutti i suoi oggetti furon chiesti come reliquie di un Santo…
«Quando stava a Deliceto quale Prefetto degli Studenti, teneva più di 400 devote penitenti. Nessuna più voleva più maritarsi; e perciò gli uomini fecero tanti ricorsi sino al Vescovo. Ma questo, conoscendo la santità del P. Peppe La Notte, si edificava che tante giovanette si sposavano a Gesù Cristo».
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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