LA MORTE E L’ETERNITA’

10. LA MORTE E L’ETERNITA’

La morte è un momento dal quale dipende l’eternità. L’uomo giace già prossimo alla morte e, quindi, vicino all’eternità: dopo l’ultimo respiro, l’anima si troverà salva o dannata per sempre.
O momento, dal quale dipende un’eternità! Un’eternità di gloria o di pena, sempre felice o sempre infelice, di gioia o di dolore. Un’eternità di ogni bene o di ogni male, di paradiso o d’inferno. Ciò significa che se in quel momento ti salvi, non avrai più guai, sarai sempre contento e beato. Ma se va male e ti danni, sarai afflitto e disperato finché Dio sarà Dio. In punto di morte capirai cosa vuol dire paradiso, inferno, pec-cato, Dio offeso, legge di Dio disprezzata, peccati omessi nella confessione, cose non restituite.
“Misero me! – dirà il moribondo – Fra qualche istante comparirò davanti a Dio e chissà quale sentenza mi toccherà! Dove andrò: in paradiso o all’inferno? A godere fra gli angeli o ad ardere fra i dannati? Sarò figlio di Dio o schiavo del demonio? Fra poco, ahimè, lo saprò, e dove entrerò la prima volta, resterò in eterno. Fra poche ore, fra pochi momenti che ne sarà di me? Che ne sarà di me, se non riparo a quello scandalo, se non restituisco quanto ho rubato, se non perdono di cuore al nemico, se non mi confesso bene?”.
Allora detesterai mille volte il giorno in cui peccasti, quel piacere, quella vendetta che ti prendesti. Ma sarà troppo tardi e per di più inutile, perché lo farai soltanto per timore del ca-stigo, senza amore a Dio.

Signore, fin da questo momento mi converto a te, non voglio aspettare l’ora della morte. Ora io ti amo, ti abbraccio e voglio morire abbracciato a te.
Madre mia Maria, fammi morire sotto il tuo manto. In quel momento aiutami. (da Massime Eterne, IV, 3)