La devozione alla Madonna

Imitare la Madre per seguire Cristo
La vera devozione alla Madonna

 Tra i testimoni e maestri della spiritualità e devozione mariana, il S. Padre Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica Redemptoris Mater, ricorda sant’Alfonso M. de Liguori. Il riferimento anche se breve e riportato alla nota n. 143, riveste un grande significato. In questo periodo anteriore alla conclusione del secondo millennio dalla nascita di Cristo il messaggio alfonsiano non è disatteso, anzi è riproposto nuovamente come stimolo non solamente per una sana dottrina della fede ma soprattutto per un’autentica vita di fede. È menzionata anche una occasione straordinaria che dà un tono particolare a queste riflessioni. Così il Bicentenario della morte di sant’Alfonso passerà nella storia ecclesiale abbinato provvidenzialmente all’Anno Mariano indetto dal Papa attuale.
L’espressione più concreta di tutto questo moto del cuore di sant’Alfonso verso la Madonnasono: Le Glorie di Maria, le Visite a Maria SS.ma, le Meditazioni per le feste di Maria SS.ma, le Orazioni alla divina madre per ciascun giorno della settimana (1751). 

Una pastorale mariana
Il prof. Bartolo Martinelli recentemente ha confermato che il “De Liguori non intende affatto limitarsi ad un puro trattato di mariologia. Egli intende porsi dal punto del culto e della devozione alla Vergine. Il trattato de  “Le Glorie di Maria” non vuole essere di natura dottrinale ma soprattutto devozionale. Questa opera nasce per spirito di devozione ed è opera di vera devozione rivolta a promuovere la stessa nel lettore e nell’uditore”. Lo stesso autore ci aiuta a guardare anche in altra ottica tutta l’opera alfonsiana quando dice: “realizzare la sequela della Vergine significa realizzare la vera sequela cristiana che conduce a Gesù. L’imitazione di Maria diventa il più significativo capitolo dell’imitazione di Cristo”.
Il redentorista Paul Hitz, pur tenendo presente le tendenze post‑conciliari di un cristianesimo funzionale ed intramondano e le esigenze dell’antropologia contemporanea, in alcuni suoi articoli ha suggerito un approfondimento delle intuizioni alfonsiane per prospettare una pastorale Mariana per il nostro tempo nello spirito di sant’Alfonso (cfr Studia moralia, IX (1972), pp. 179‑232). Forse è giunto il tempo in cui s’impone un’integrazione in chiave pastorale dell’esperienza mariana di sant’Alfonso. 

Statua della Madonna di Villa Liberi (CE), una volta Villa degli Schiavi dove nel 1734 S.Alfonso impiantò una comunità dei suoi missionari. Dinanzi a questa immagine il Santo cominciò a scrivere l'aureo libro della Glorie di Maria, che pubblicherà 15 anni dopo.

Rivalutazione della pietà popolare
Il Papa nel suo documento fa notare che “ai nostri giorni non mancano nuove manifestazioni di spiritualità e di devozione” che devono ricollegarsi a sicuri punti di riferimento (Redemptoris Mater, 48). C’è in questa affermazione una rivalutazione della pietà popolare riferita alla Madonna. Già nel 1976 Paolo VI disse “È proprio vero che Maria, che occupa un posto privilegiato nel mistero di Cristo e della Chiesa, così è sempre presente nell’anima dei nostri fratelli, e ne permea nel profondo, come all’esterno, ogni espressione e manifestazione religiosa” (XII Convegno dei Rettori dei Santuari d’Italia, Roma 1976).
Le Glorie di Maria di sant’Alfonso possono considerarsi un “punto di riferimento” per una più autentica manifestazione dell’animo popolare nei confronti della Madonna. L’autore, che per vocazione s’è fatto prossimo dell’umile gente, è la voce più pura del ‘700 europeo nell’esplicitare le ragioni del cuore dei poveri e degli emarginati, che venivano mortificate dalle fredde elucubrazioni dei razionalisti.
In un colloquio confidenziale con il lettore sant’Alfonso gli manifesta che la devozione l’ha spinto a scrivere questa opera e l’esorta a leggerla per lo stesso motivo perché la devozione ci rende figli felici di questa madre buona (Op. Asc., Roma 1936, vol. VI, p. 15).

Dal contesto di tutto il libro è facile comprendere che la parola devozione è sinonimo di amore, che deve essere sostenuto da un grande desiderio, da un perseverante impegno, da una sentita tenerezza, da colloqui affettuosi, da fervorosi discorsi, ecc. (idem, pp. 15‑20). A prova di quanto è stato detto si può notare che il Santo alterna il termine “devoto” con “amante” e “devozione” con “amore”, “confidenza”, “tenerezza”‘. Egli personalmente preferisce essere uno di quegli “amanti che vogliono lodarla da per tutto e vederla amata da tutto il mondo e cercano di accendere nel cuore di tutti quelle beate fiamme, da cui si sentono essi accesi d’amore verso la loro amata Regina” (idem. p. 16).
Egli perciò non teme di asserire “quando una sentenza è onorevole alla S. Vergine, ed ha qualche fondamento e non ripugna né alla fede, né ai decreti della Chiesa, né alla verità, il non tenerla e contraddirla… dinota poca divozione alla Madre di Dio. Nel numero di questi poco divoti non vorrei essere io, né vorrei vedervi il mio lettore” (idem, p. 162). Da questa intima esperienza il Dottore della Chiesa deduce che tutti devono essere divoti della Madonna e ne dà motivi.
Il primo è di ordine generale e fondamentale: la divozione alla Madonna è un gran segno che Dio vi vuole salvo (Op. Asc., Roma 1935, vol. XV, p. 331).
Un’altra ragione è che l’amore o trova simili o rende simili gli amanti alle persone amate. Il Santo ragiona così: La Madonna è nostra madre non di carne ma d’amore… Il solo amore che ci porta la fa diventare nostra madre. Se la Madonna è nostra madre per amore, è anche vero che noi siamo o possiamo diventare figli della Madonna per amore. È certo però chela Madonna “accetta per suoi figli coloro che lo vogliono essere” (idem, p. 41). Inoltre è vero devoto di Maria chi ha buona volontà di mutar vita (idem, XVI, p. 324).  

La "Madonna di S. Alfonso" riporta i lineamenti di questa immagine diffusa dai Gesuiti in Sicilia, come questa che è nella chiesa del Giubino a Calatafimi e che risale a metà del 1600.

Mentalità di conversione
Ci imbattiamo così nell’accezione più autentica di devozione condivisa da sant’Alfonso. Essa deve essere un atto di decisione che sfocia in un gesto di offerta e di consacrazione originato e sostenuto da una mentalità di conversione. Perciò il Santo insiste dicendo chela Madonnaè madre di coloro che vogliono farsi santi (cfr idem, p. 325).
L’argomento più studiato dal Santo per giustificare la devozione alla Madonna è sintetizzato nel capitolo V delle Glorie di Maria, ove è provata la necessità che noi abbiamo dell’intercessione di Maria per salvarci.

In più punti delle opere alfonsiane ritorna questo leit‑motiv di cui Egli dà le ragioni. In una delle Orazioni alla Divina Madre il Santo così prega: “Egli (Gesù) mi manda a voi, acciò mi soccorriate, e vuole che io ricorra alla vostra misericordia, acciocché non solo i meriti del vostro Figlio, ma ancora le vostre preghiere mi aiutino a salvarmi” (idem, vol. VI, p. 104).
Non solo la volontà del Figlio ma anche la conformità a Gesù di Maria suggeriscono a sant’Alfonso un altro motivo per invogliare il suo lettore a ricorrere alla Madonna. Egli scrive: “Tutta simile al Figlio Gesù è la sua Madre Maria” (id., 1939, vol. IV, p. 327)… “Ella non solamente è da noi chiamata la madre della misericordia ma veramente è tale e si fa conoscere con l’amore e la tenerezza con cui ci sovviene” (id., vol. VI, p. 67).

Entriamo così nel vivo delle argomentazioni alfonsiane per promuovere la devozione di Maria in un secolo in cui si tentava di cancellarla dal cuore degli uomini, soprattutto peccatori. La misericordia di Maria è predicata da sant’Alfonso per sollecitare una grande confidenza in ogni credente.
L’intento del Santo non è quello di assolutizzare l’importanza della Vergine, ma di aprire una via all’uomo per un’esperienza di perdono e di grazia in Cristo. Nel capitolo V delle Glorie di Maria sant’Alfonso riconosce alla Madonna la missione di mediatrice della nostra salute presso Gesù Cristo. Questa terminologia che il Santo accetta dalla Tradizione patristica viene pastoralmente convertita da Lui nell’altra più accessibile: “l’intercessione di Maria è necessaria per la nostra salute non già assolutamente ma moralmente“.
La mediazione di Maria avviene in un contesto di preghiera. Il suo amore per gli uomini, soprattutto per i più poveri, si esprime nel far propria la domanda del sommo bene che è la salvezza. L’efficacia della preghiera della Madonna promana dall’Opera redentiva di Gesù, che è molto obbligato a questa madre per avergli dato l’essere umano (id., p. 29), e dalla volontà di Dio, il quale vuole che tutto il bene che riceviamo da lui, tutto ci venga per mezzo di Maria: Dio può ma non vuole concedere la grazia della salvezza senza l’intercessione della Madonna. In tutto questo il Santo percepisce di interpretare l’animo del popolo, di sentire con la Chiesa (id., p. 161 ss). Perciò non si astiene dal dire: “Ogni preghiera della Madonna è come una legge stabilita dal Signore che si usi misericordia a tutti coloro per cui intercede Maria (idem, p. 26). 

Amiamo Gesù e Maria
Il carattere popolare e devozionale dell’opera alfonsiana non mortifica, anzi incita l’attività pastorale ad arricchirsi di ulteriori piste. Sant’Alfonso non ebbe paura di scrivere che “senza la divozione verso Maria è moralmente impossibile che un sacerdote sia buon sacerdote” (id., Napoli, 1871, vol. III, p. 144). Il Santo intendeva dire che non potrà esercitare bene il suo ministero pastorale chi non ha un animo e uno stile mariano di vita e di attività.
Ma secondo le sue convinzioni anche tutto il popolo di Dio deve rivestirsi degli stessi sentimenti di Maria, L’introduzione alle Glorie di Maria termina con questa espressione “Amiamo Gesù e Maria e facciamoci santi” ove “facciamoci santi” è l’obiettivo di ogni ministero pastorale e della vita del cristiano; “amiamo Gesù e Maria” è il programma operativo alfonsiano che apparentemente potrebbe insinuare l’impressione di una dicotomia nel comandamento del Signore. Non sono due vie. Nel cammino cristiano c’è sempre una strada che ha la precedenza. Tutte le altre conducono ad essa.

Anche la devozione, e quindi l’amore alla Madonna, esige prioritariamente la fede in Gesù Incarnato e Redentore. Nelle Glorie di Maria sant’Alfonso scrive che in due tempi la Madonna è diventata nostra madre: “partorendo Gesù ch’è nostro Salvatore e la nostra vita, partorì tutti noi alla salute e alla vita” e “offrendo sul Calvario all’Eterno Padre la vita del suo Figlio per la nostra salute”  (cfr id., Roma 1936, vol. VI, p. 35).
Come la via di Maria passa per Gesù per giungere fino a noi, così la nostra via deve necessariamente passare per Gesù per comprendere la vera identità di Maria. Per sant’Alfonsola Madonnaè inseparabile da Gesù. La sua visione mariana è parte integrante della sua riflessione sul mistero di Cristo.

La Madonna agisce insieme a Gesù e per Gesù a favore del popolo cristiano, come lascia intendere questa bella statua della Divina Pastora che si trova ad Aversa (NA) nella parrocchia di San Nicola,

Nelle meditazioni sul Natale, sulla Passione, nelle Visite Eucaristiche la presenza di Maria è segnalata come “tipo” di conformazione e di partecipazione alla missione di Cristo. Il Santo parla di Gesù e di Maria come di “due ancore di salvezza”. Alcune interpretazioni di passi biblici date dal Santo rafforzano queste sue affermazioni. Il v. 1 del cap. 11 di Isaia così viene commentato: “chi desidera acquistare la grazia dello Spirito Santo, cerchi il fiore dalla verga, cioè Gesù da Maria, poiché per la verga troviamo il fiore, per il fiore troviamo Dio” (id., p. 170). Inoltre interpretando il v. 14 del cap. 31 dei Proverbi così scrive: “Maria è quella felice nave, che dal cielo a noi portò Gesù Cristo, pane vivo, che venne dal cielo per dare a noi la vita eterna” (id., p. 176). Il Santo è certo che il primo contatto con Cristo avviene mediante la grazia che solo Dio può concedere ad un’anima (id., p. 176). Ma dice pure che “chi vuole Gesù deve andare a Maria, e chi trova Maria trova ancora certamente Gesù (id. p. 176).
Sant’Alfonso non trascura l’efficacia della Parola di Dio e dei sacramenti ma impegna i missionari, i catechisti, i confessori, i sacerdoti e i fedeli nelle stesse capacità di annuncio, ascolto e disponibilità alla grazia che sono testimoniate dalla Madonna. Nella sua concezione non c’è alcuna confusione di ruoli perché “da Gesù riceviamo la grazia come autore della grazia, da Maria come mediatrice, da Gesù come Salvatore, da Maria come avvocata, da Gesù come fonte, da Maria come canale” (id., vol. VII, p. 61). 

Fede, speranza e amore
La Madonna diviene un punto d’orientamento per un cammino nella fede delle persone e delle comunità cristiane. I molteplici riferimenti alla vita della Madonna, sparsi in tutte le opere alfonsiane, diventano una spinta a vivificare la vita cristiana alla scuola di Maria.
Presentando la Madonna come “madre della fede, della speranza e dell’amore” (cfr id., p. 287), il Santo intende farcene percepire 1’ineludibile presenza nella struttura fondante della vita cristiana. La fede di Maria, secondo sant’Alfonso, è un atteggiamento di completa dedizione al mistero di Cristo dalla nascita alla morte e ci viene proposta non solo come “regola di credere ma anche di operare”. La vita della Madonna considerata nella sua totalità ci viene descritta come un unico atto di fede (cfr id., p. 288).
Nella speranzala Vergine è modello di radicale fiducia ed abbandono a Dio. Nella caritàla Madonnanon vuole essere sola: “niun’ altra cosa tanto richiede dai suoi devoti, quanto che amino Dio quanto possono” (id., p. 281). A questo punto è bene riflettere che se questi atteggiamenti qualificanti della vita di Maria non sono tenuti presenti nella vita cristiana si corre il rischio di cadere nel problematicismo, nel caduco, nel provvisorio.

Una precisazione è doverosa farla. Sant’Alfonso nella sua opera riconosce che in Maria tutto è dono, tutto è grazia. In Maria viene messa in risalto la disponibilità nell’umiltà e nella preghiera. Sappiamo che la preghiera per sant’Alfonso è veicolo di salvezza. Essa è soprattutto contemplazione del mistero di Dio. Con chi e per mezzo di chi la creatura umana può avvicinarsi meglio a Dio se non con Maria che meditava tutto nel cuore? Forse in nessun altro libro mariano l’autore insiste tanto sulla necessità di pregarela Madonnaed invocarela Madonnacome nelle Glorie di Maria!
Nessun aspetto dell’azione di Dio in Maria è trascurato nell’opera alfonsiana: l’amore preventivo rende Maria piena di grazia, la benevolenza di Dio rendela Madonna grande santa sin dalla nascita, la sua misericordia non potè esaltarla più di quello che l’esaltò, la presenza dello Spirito in Lei la rese tesoriera di tutte le divine grazie, la fedeltà di Dio non ha lasciato nella morte la madre del Redentore ma l’ha esaltata in modo eccellente.

In Maria tutto è dono, tutto è grazia. Maria lo ha cantato nel Magnificat e S. Alfonso lo ha modulato in mille modi ne "Le Glorie di Maria" e nelle canzoncine (Tela della SS. Trinità con la Madonna a Ciorani-SA).

 Sono convinto che la ricerca può continuare per tanti altri aspetti della vita pastorale delle nostre comunità cristiane. Attualizzando le intuizioni di sant’Alfonso il nostro cammino insieme con la Vergine Maria, Madre del Redentore, verso l’anno 2000 sarà più ricco di speranza. È proprio attuale oggi come al tempo di sant’Alfonso, una sua esortazione: “È tempo di amare Maria da oggi avanti… ma in un altro modo(Lettere, vol. I, p. 12) più intensamente e più ecclesialmente

(L’Osservatore Romano, 24 giugno 1988)

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Riportato in
Sulle orme di S. Alfonso
di Antonio Napoletano
Valsele Tipografica, Napoli 1989, pp. 104-110
Ricerca e documentazione fotografica: Salvatore Brugnano