39. In paradiso per amare sempre
La gioia di amare e di essere amati per sempre
Su questa terra la pena più grande, per coloro che amano Dio e sono nello sconforto, è il timore di non amare e di non essere amati da Dio: L’uomo non conosce né l’amore, né l’odio (Qo 9,1). Ma in paradiso l’anima è sicura di amare Dio e di essere amata da lui; si sente felicemente perduta nell’amore del suo Signore, che la tiene stretta a sé come una figlia, e sa che questo amore non si scioglierà mai più in eterno.
Allora l’anima conoscerà meglio quanto sia stato grande l’amore di Dio nel farsi uomo e nel morire per lei; nel farsi cibo di uomini miserabili nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia! L’anima vedrà con chiarezza tutte le grazie che Dio le ha concesso, liberandola da tante tentazioni e dai pericoli di perdersi. Allora capirà che le tribolazioni e le infermità, le persecuzioni e le perdite, che essa riteneva disgrazie e castighi di Dio, erano invece segni di amore ed espedienti della divina Provvidenza per condurla in paradiso. Capirà specialmente la pazienza avuta da Dio nel sopportarla dopo tanti peccati, e la sua misericordia nel donarle tanti lumi e tante chiamate di amore. […]
Il beato godrà sempre una felicità che, in ogni momento e per tutta l’eternità, sarà sempre nuova per lui, come se in ogni momento fosse la prima volta che la gode. La desidererà sempre, e sempre la otterrà. Sarà sempre appagato e sempre assetato, perché in paradiso il desiderio non suscita pena e il possesso non genera noia.
Insomma, come i dannati sono vasi pieni di odio, così i beati sono vasi pieni di gaudio, che non mancano di nulla. Santa Teresa scrive che, sulla terra, quando Iddio introduce un’anima nella cantina del vino, la rende felicemente ebbra, fino al punto che essa perde ogni attaccamento alle realtà terrene. Ma, entrando in paradiso, molto più perfettamente gli eletti si inebrieranno dell’abbondanza della tua casa (Sal 35,9 Vg), come dice Davide. Allora l’anima, nel vedere faccia a faccia e nell’abbracciare il sommo Bene, sarà talmente inebriata di amore, che si perderà felicemente in Dio, cioè si dimenticherà completamente di se stessa e da quel momento non penserà che ad amare, lodare e benedire l’infinito Bene che possiede.
Quando dunque le croci di questa vita ci affliggono, consoliamoci e sopportiamole pazientemente nella speranza del paradiso. L’abate Zosimo chiese a santa Maria Egiziaca, (1) prima che morisse, come avesse potuto vivere tanti anni nel deserto. Essa rispose: “Con la speranza del paradiso”. E san Filippo Neri, (2) quando gli venne offerta la dignità cardinalizia, gettò in aria la berretta rossa, esclamando: “Paradiso, paradiso!”. Così anche noi, quando ci vediamo angustiati dalle miserie terrene, leviamo gli occhi al cielo e consoliamoci, sospirando e dicendo: “Paradiso, paradiso!”. Pensiamo che, se saremo fedeli a Dio, un giorno finiranno tutte le sofferenze, le miserie e i timori e saremo ammessi in quella patria beata, dove saremo pienamente felici finché Dio sarà Dio. Ecco, i santi ci attendono, ci attende Maria, e Gesù sta già con la corona in mano, per farci re di quel regno eterno.
Preghiera
Caro mio Salvatore, tu mi hai insegnato a pregarti dicendo: Venga il tuo Regno. Dunque ora ti prego così: Venga il tuo Regno nell’anima mia, affinché tu la possieda tutta ed essa possieda te, sommo Bene. Gesù mio, tu non hai risparmiato nulla per salvarmi e per acquistarti il mio amore: salvami quindi, e la mia salvezza sia l’amarti per sempre in questa vita e nell’altra.
Io tante volte ti ho girato le spalle; ciò nonostante, tu mi fai capire che desideri stringermi a te in paradiso per tutta l’eternità, come se non ti avessi mai offeso. Sapendo questo, come potrò io amare altri che te, vedendo che vuoi concedermi il paradiso, benché tante volte io abbia meritato l’inferno? […] Mio Signore, ti dono la vita che mi resta e mi consacro tutto al tuo amore. […]
O Maria, quando verrò davanti a te in paradiso? Soccorrimi: Madre mia: non permettere che io finisca per sempre lontano da te e dal Figlio tuo.
(da Apparecchio alla Morte, XXIX, III).
[1] Santa Maria Egiziaca (c. 344- c. 421) era di Alessandria d’Egitto, dove condusse una vita sregolata. Durante un pellegrinaggio in Palestina si convertì e si ritirò a vivere in solitudine e penitenza oltre il Giordano. La Vita di santa M. E., scritta da Sofronio di Gerusalemme (m. 638), ebbe un successo straordinario.
[2] San Filippo Neri (1515-1595). Nativo di Firenze, per 40 anni esercitò il suo ministero nella città di Roma. Stimato e amato da vari Papi, rifiutò più di una volta il cardinalato, per continuare a vivere in umiltà e povertà. E’ il fondatore della Congregazione dell’Oratorio (Filippini).