In memoria di P. Giovanni Di Maio redentorista

In memoria di P. Giovanni Di Maio redentorista  (1927-2017) – Italia.

Carissimi,

alle 14,30 di ieri mercoledì 20 settembre,  P. Giovanni Di Maio (1927-2017) ha rimesso serenamente nelle mani del Padre il suo spirito. Me ne dava notizia quasi “in diretta” il Superiore della casa di Pagani, P. Luciano Panella, che l’ha accompagnato in quest’ultimo tratto di strada.

In realtà P. Giovanni, ad un quadro clinico abbastanza compromesso da diabete e altre patologie, ha visto aggiungersi nei tempi più recenti gravissime difficoltà respiratorie, dovute innanzitutto a una grave deformazione della colonna vertebrale. Per far fronte a questa devastante problematica, si era provveduto ad un ricovero ospedaliero. Ma tali e tante erano le sofferenze del confratello, che alla fine si è deciso di venire incontro ad un suo desiderio, quello di tornare in comunità. Io stesso l’avevo visto tre ore prima che spirasse, e nonostante le difficoltà respiratorie mi si era detto felice per essere tornato “presso sant’Alfonso”, disposto fino alla fine a “fare quel che Dio vuole”.

Altri dieci giorni, e P. Di Maio avrebbe raggiunto i 91 anni. L’età di sant’Alfonso, a cui la malattia l’aveva obbligato a rassomigliare anche dal punto di vista fisico, a causa della impietosa artrosi, che nel tempo ne aveva piegato il fisico.

P. Giovanni Di Maio era nato a Mercato San Severino il 1 ottobre 1927. Emise i suoi voti temporanei a Ciorani il 29 settembre 1947, quelli perpetui esattamente tre anni dopo a Sant’Angelo a Cupolo, per essere ordinato a Pagani il 19 marzo 1954.

I compiti affidatigli dai Superiori all’inizio furono quelli di Socio dei Novizi (1954-1957) e di coadiutore nella parrocchia di San Nazario vicino Ciorani  (1957-1960), dopo di che trascorse sei anni ad Avellino, per poi essere nominato Superiore a Teano (1966-1969), e poi a Scala (1969-1972).

Quindi iniziò la sua bella e generosa avventura missionaria in Madagascar, terra a cui il cuore di P. Giovanni è rimasto sempre legato: ed è significativo che la sua morte avvenga nel 50° anniversario della presenza Redentorista nell’Isola Rossa.

“Madagascar”, per P. Giovanni volle dire essenzialmente “Vohemar”. Vi rimase complessivamente per una ventina d’anni, dal 1973 al 1992, quando – tornato in Italia per un paio di interventi chirurgici – fu richiesto dai Superiori per dare una mano nella formazione, come socio dei novizi a Ciorani (1993) e poi a Teano (1995). A inizio 1996 lo vediamo come Superiore a Scala per un triennio, quindi a Napoli (1999-2011) come economo e prefetto di chiesa. Dopo una breve permanenza a Marianella, dal 16 gennaio 2012 è stato ospite del reparto infermeria di Pagani.

L’icona biblica che ha illuminato i suoi funerali, celebratisi nella basilica di sant’Alfonso a Pagani nel pomeriggio di oggi 21 settembre, è stata quella di Gesù “mite e umile di cuore” (Mt 11,25-30).

Penso in effetti che la bontà d’animo sia stata la caratteristica principale di questo confratello. Di persone come P. Giovanni normalmente si dice: “è buono come il pane”. Il bene compiuto presso i più poveri del Madagascar lo sa solo Dio, oltre che i diretti beneficiari. Ma anche in Italia, chi lo avvicinava aveva l’impressione di un uomo che non aveva interessi personali. Era trasparente nella attenzione verso l’altro, capace di ascolto, preoccupato delle altrui situazioni: personalmente ne traevo beneficio quando l’andavo a trovare e voleva sapere come andassero le cose nella sua amata Provincia. E alla fine mi assicurava la sua preghiera, suggellando il tutto con la “magica parola”: coraggio!

Questo mi sembra il primo riflesso del mistero del Cristo su questo Redentorista. E il secondo mi piace evidenziarlo proprio in relazione alla bontà. P. Giovanni era buono, ma nello stesso tempo sincero e verace. Esprimeva il suo parere sulle cose e sulle persone, ma senza acrimonia, senza cadere nel pettegolezzo o nel criticume fine a se stesso. Sapeva dirle le cose nella carità, con quella serenità d’animo che scaturiva in lui direttamente dalla preghiera: ogni qualvolta l’andavo a trovare, era alle prese con un’ora della liturgia sfogliando il breviario. Oppure… indaffarato con qualche altra cosa che mi induce al terzo aspetto con cui mi piace ricordarlo.

Mi riferisco al buon uso dei talenti di cui Dio l’aveva dotato. Non si è mai definito un artista, P. Giovanni, eppure si dilettava nel disegnare, comporre dei collage di natura devozionale o storica. Amava studiare e documentarsi, polemizzare a distanza con chi accampava opinioni diverse dalle sue sulla nostra storia e spiritualità. Amava scrivere un po’ di tutto, lettere e appunti, e ne aveva ben donde, considerata la calligrafia che ha conservato bella ed elegante fino alla fine. E quando io scherzando (ma non troppo…) gli dicevo che mi faceva fare peccati di invidia, lui si scherniva e trovava rifugio in un atto di umiltà.

Preghiamo perché la luce della vita eterna splenda su P. Giovanni. Possa egli intercedere per la nostra Provincia e per la nascente Vice-Provincia del Madagascar. La Madonna del Perpetuo Soccorso, sant’Alfonso e tutti i nostri santi e beati l’accompagnino verso l’abbraccio del Padre.

P. Serafino Fiore cssr
Superiore Provinciale
Ciorani, 21 settembre 2017

 

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P. Giovanni Di Maio aveva un talento particolare per il disegno. Eccone uno molto bello sul mistero natalizio contemplato da S. Alfonso.

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