Riflessioni e preghiere per la Novena – 8
Il Santissimo Redentore
(Momento di preghiera e di riflessione)
Gloria e benedizione a te, Cristo nostro redentore, che patisti e moristi per noi, e fosti sepolto per risorgere a vita immortale. A te con profondo amore innalziamo la nostra preghiera: “Abbi pietà di noi, Signore. Tu che per noi ti sei fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce, insegnaci a obbedire sempre alla volontà del Padre”.
Lettura (dalla Pratica di amare Gesù Cristo, cap. 3)
Sono troppo importante se Dio è morto per me
Voglio, qui, infine, trascrivere alcune riflessioni tratte dall’epistolario del ven. Giovanni d’Avila sulla grande fiducia che dobbiamo nutrire nei meriti di Gesù Cristo.
“Non dimentichiamo che tra l’eterno Padre e noi è mediatore Cristo e il legame di amore con cui siamo stretti è tanto forte che non potrà essere spezzato se non da peccato grave: «O morte, sarò la tua morte» (Os 13,14) e quelli che si danneranno sarà solo perché non hanno voluto profittare, con i Sacramenti, dei meriti di Gesù Cristo.
Il problema della nostra salvezza Cristo l’ha fatto suo, e quindi i nostri peccati, benché non li abbia commessi lui, pure li ha chiamati suoi e ne ha chiesto il perdono; ha pregato con tanto amore per quelli che lo vogliono amare, come se avesse pregato per se stesso. E quanto ha chiesto, l’ha anche ottenuto, perché Cristo e noi siamo una cosa sola: o ambedue amati, o ambedue odiati! Ma per il fatto che Cristo non potrà mai essere odiato, noi saremo sempre amati, sempre che a lui ci teniamo uniti. Anzi saremo amati più di quanto potremmo farci odiare, dal momento che l’eterno Padre ama più il Figlio di quanto possa odiare i peccatori. «O Padre – dice Gesù – voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io» (Gv 17,24). Un amore, pertanto, così grande ha distrutto un odio tanto piccolo: «Può una mamma dimenticare il proprio bambino e non amare il più piccolo che ha concepito? Anche se ci fosse una tale donna, io non ti dimenticherò mai Ti ho disegnato sulle palme delle mie mani» (Is 49, 15-16). Sulle sue mani Cristo ci ha scritti col proprio sangue.
Niente, dunque, potrà turbarmi se tutto dipende da quelle stesse mani per me inchiodate sulla croce. Niente potrà atterrirmi più di quanto Cristo può assicurarmi. Mi assedino pure i peccati commessi, mi tendano insidie i demoni…, ma se chiedo perdono a Cristo, che mi ha amato fino a morire, come potrò dubitare della salvezza? Sono troppo importante se un Dio è morto per me! Gesù è il porto sicuro, il pastore premuroso di chi confida in lui. Egli ha fatto sua la nostra causa, è venuto a saldare i nostri debiti, ci ha comprati col suo sangue non per abbandonarci ma per arricchirci.
Come potrà, dunque, fuggirci, voltarci le spalle chi per noi è andato incontro agli oltraggi, alle percosse? Possono i figli dubitare di un padre che li cerca, li ama? Come possiamo pensare che Cristo si sia dimenticato di noi, se in ricordo e pegno di amore ci ha lasciato se stesso nell’eucaristia?
Ascolta il canto “Grazie, Signore!” sulla vocazione redentorista (autore: Salvatore Brugnano) – Scarica mp3