16. PARABOLA DEL FIGLIO PRODIGO
I. Scrive san Luca che questo figlio ingrato, non volendo più stare soggetto al padre, un giorno andò a domandargli la sua parte di eredità per vivere come voleva. Dopo averla ottenuta, voltò le spalle al padre e se ne andò lontano a vivere nei vizi. Questo figlio è figura del peccatore che, abusando della libertà donatagli da Dio, si allontana da lui e peccando vive lontano da lui.
Mio Signore e Padre mio, tale sono io che, per soddisfare i miei capricci, tante volte ti ho lasciato vivendo lontano da te e privo della tua grazia.
II. Il figlio prodigo, allontanatosi dal padre, si ridusse a tanta miseria che non poteva saziarsi neppure delle carrube che mangiavano i porci ai quali faceva la guardia. Così avviene per il peccatore: avendo lasciato Dio, non può trovare più pace poiché, lontano da Dio, tutti i piaceri terreni non possono appagare il suo cuore.
Il figlio prodigo, vedendosi ridotto in tale miseria, disse: “Mi leverò e andrò da mio padre”. Fa’ così anche tu, anima mia: sorgi dal disordine dei tuoi peccati e ritorna dal Padre divino, che non ti scaccerà.
Dio mio e Padre mio, confesso di aver fatto male a lasciarvi, me ne pento con tutto il cuore. Non cacciarmi via ora che ritorno pentito e deciso a non staccarmi più dai tuoi piedi. Padre, perdonami, dammi il bacio di pace e accoglimi nella tua grazia.
III. Ritornato ai piedi del padre, il prodigo umiliato gli disse: “Padre, non sono degno di esser chiamato tuo figlio”. Il padre con tenerezza l’abbracciò e, dimentico della sua in-gratitudine, l’accolse con amore, tutto contento di aver ricu-perato quel figlio perduto.
Padre mio dolcissimo, lascia che anch’io, dopo i dispiace-ri che ti ho dato, intenerito ti dica: “Padre, non sono più degno di esser chiamato tuo figlio, giacché tanto volte ti ho lasciato e disprezzato. Tuttavia so che sei un Padre così buono che non sai cacciar via un figlio pentito. Se in passato non ti ho amato, ora ti amo sopra ogni cosa e per amor tuo sono pronto a patire ogni pena. Aiutami con la tua grazia ad esserti sempre fedele.
O Maria, Dio è mio padre e tu sei la madre mia: non ti scordare di me. (da Via della Salute, I,84)