27. Il cristiano di fronte alla morte
Padre, non come voglio io, ma come vuoi tu (Mt 26,39).
La morte, tributo che ogni uomo ha da pagare, è la prova più grande della vita, che spaventa perfino i santi. Anche il nostro Salvatore, come uomo, mostrò di aver timore della morte quando fu vicino ad essa, tanto che giunse a pregare il Padre di liberarlo da essa. Ma Gesù c’insegnò ad accettarla nel modo che Dio dispone, dicendo: Però non come voglio io, ma come vuoi tu (Mt 26,39).
I martiri hanno guadagnato la gloria del martirio accettando la morte per piacere a Dio e per uniformarsi alla sua volontà. Infatti, come abbiamo sottolineato sopra con le parole di sant’Agostino, non è la pena, ma la causa e il fine per cui si muore che fa i martiri. Da ciò si deduce che, chi muore accettando volentieri la morte e tutte le pene che l’accompagnano per adempiere la volontà di Dio, costui, anche senza morire per mano dei carnefici, muore con il merito dei martiri, o almeno con un merito molto simile al loro.
Si deduce inoltre che uno guadagna il merito di martire tutte le volte che si offre a soffrire il martirio per amore di Dio. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi ,[1] come abbiamo detto sopra, tutte le volte che diceva il “Gloria Patri”, inchinando la testa, immaginava di farlo per ricevere il colpo di spada. In cielo vedremo molti santi doppiamente coronati col merito del martirio, senza essere stati martiri!
Per ultimo esorto a raccomandarsi, con grande fiducia, all’intercessione dei santi martiri, le preghiere dei quali sono molto efficaci presso Dio. Quando attraversiamo una prova difficile, o desideriamo una grazia speciale, facciamo una novena o un triduo in onore dei santi martiri e facilmente avremo la grazia. Scrive sant’Ambrogio: “Onoriamo i santi martiri, principi della fede, intercessori del mondo”.
Se il Signore promette la ricompensa a chiunque offre un bicchiere d’acqua ad un povero, cosa non farà per coloro che gli hanno dato la vita tra tanti dolori?
Bisogna osservare che i martiri, prima di ricevere il colpo mortale, certamente si preparavano ai tormenti e alla morte cento e mille volte prima. Così poi morivano con il merito non di un solo martirio, ma di tanti martiri quante erano le volte che, già prima con l’animo, lo avevano accettato e offerto a Dio. Pensiamo quindi con quale cumulo di meriti essi entrarono in cielo. Di conseguenza immaginiamo quanto vale presso Dio la loro mediazione.
Preghiera
O gloriosi santi del paradiso, che sacrificaste a Dio quanto avevate sulla terra: beni, onori e vita, e ora regnate felici nel cielo, ricchi di gaudio e di gloria, sicuri per sempre della corona meritata con i vostri patimenti, abbiate pietà di noi poveri pellegrini che, in questa valle di lagrime, gemiamo incerti della nostra sorte eterna.
Dal Signore, per cui patiste tanti tormenti e che ora tanto vi ama e vi tiene vicini a sé, impetrateci un grande amore verso Dio, che ci dia la forza di soffrire con rassegnazione le miserie di questa vita, di vincere tutte le tentazioni e di perseverare fino alla morte.
Così potremo venire anche noi un giorno insieme con voi, a lodare e ad amare quell’infinito Bene che voi già state godendo e amando, faccia a faccia, in cielo. (da Vittorie dei Martiri, II, 27-29).
[1] “L’influsso dottrinale esercitato da M. M. de’ Pazzi nella spiritualità, specialmente italiana, del Sei-Settecento, fu notevole: in questi due secoli numerose sono le edizioni delle Estasi. […] Il rappresentante più famoso di questo influsso è, forse, sant’Alfonso M. de Liguori, che fa largo uso, in alcune opere ascetiche, della dottrina della carmelitana fiorentina” (E. Ancilli, in Dizionario Enciclopedico di spiritualità, Roma 1995, vol. II, p. 1514).