Hofstede Adrianus Gabriel redentorista

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P. Adrianus (Gabriel) Hofstede, C.Ss.R. 1933-2019
– Paesi Bassi/Brasile –

P. Adrianus (Gabriel) Hofstede, C.Ss.R. 1933-2019.

Il redentorista P. Adrianus (Gabriel) Hofstede, 1933-2019. Paesi Bassi, Vice Provincia di Recife. Giunse in Brasile da seminarista e vi fu ordinato sacerdote,  specializzandosi poi in teologia morale a Roma. Fu missionario in un periodo di grandi trasformazioni in Brasile. Amico di mons. Helder Câmara e di altre personalità di quel tempo, fu, insieme a loro, l’architetto della pace e della giustizia. Aveva una vera passione per i poveri, in mezzo ai quali volle morire a 86 anni.

Dati Ufficiali

  • Cognome = Hofstede
  • Nome = Adrianus (Gabriel)
  • Nazionalità = Paesi Bassi (Vice Provincia di Recife)
  • Nato = 09-Apr-1933
  • Morto = 01-Ago-2019
  • Professione = 08-Set-1953
  • Sacerdote = 02-Feb-1959

Annuncio della morte
Muore padre Gabriel Hofstede, redentorista che visse per difendere i poveri.
Ieri 1° agosto, giorno di Sant’Alfonso, è morto a Garanhuns (PE), padre Gabriel Hofstede, missionario della Vice Provincia di Recife. Proveniente dai Paesi Bassi, ha vissuto per oltre 60 anni dedicandosi ai poveri e annunciando l’abbondante redenzione.
Padre Gabriel è stato inviato missionario in un periodo di grande trasformazione in Brasile. Amico di monsignor Helder Câmara e di altre personalità di quel tempo, fu, insieme a loro, l’architetto della pace e della giustizia. Ha vissuto la sua vita in Brasile e voleva morire qui tra coloro che condividevano il suo percorso.

Profilo biografico
Padre Gabriel Hofstede nacque il 9 aprile 1933 nei Paesi Bassi. Arrivò in Brasile da giovane seminarista nel 1955 per studiare teologia a Juiz de Fora (MG) e per essere ordinato sacerdote il 2 febbraio 1959. Quindi ritornò in Europa per studiare teologia morale a Roma dal 1962 al 1965, periodo in cui ebbe luogo il Concilio Vaticano II.
Di quel momento ricordava l’eccitazione provata quando vide la lunga fila di vescovi provenienti da tutto il mondo entrare nella Basilica di San Pietro. Per padre Gabriele, il Concilio Vaticano II “ha dato la parola a tutti coloro che credono in Cristo”.

Il missionario, che aveva già le sue radici nelle terre brasiliane, tornò in Brasile nel 1965 e lavorò a Campina Grande e Monteiro, Paraíba, e successivamente in Afogados da Ingazeira, Recife e Garanhuns, a Pernambuco. Per diversi anni è stato superiore vice-provinciale.
Ha fatto molta strada nella vita, servendo Dio nella persona dei fratelli più poveri. Amico di tutti, sempre con un sorriso di benvenuto, ha testimoniato la gioia del Vangelo.

Del suo rapporto con Dom Helder Câmara, padre Gabriel ricordava l’intimità che aveva con lui, che sempre lo chiamava “il mio provinciale”. “Nei frequenti contatti tra me e Dom Helder, si rivolgeva a me come” il mio provinciale”. E citava: “Quando gli chiedevo qualcosa, diceva sempre: “tu non devi chiedere, deve comandare, perché sei il mio provinciale”.
Padre Gabriel aveva sempre una parola illuminante e accogliente.

La lotta di padre Gabriel a favore dei poveri ha acquistato un volto significativo nella celebrazione del Grido degli esclusi. A proposito di questo movimento, scrive dell’importanza di fare sempre la carità, ma che essa da sé non promuoveva i cambiamenti necessari: “Dobbiamo sostenere e stimolare le politiche pubbliche che creano migliori condizioni di vita per tutti. Combattiamo per far beneficiare delle ricchezze di questa terra tutti i brasiliani e per porre fine a questa disuguaglianza sociale”.

Questi ricordi di padre Gabriel sono nel suo libro “Histórias que eu conto aos 80” (“Storie che racconto a 80 anni”), che riporta 80 racconti, alcuni divertenti, altri tristi e molti che mostrano la ricchezza che era il suo ministero tra noi.
Padre Gabriel, già malato con problemi cardiaci, andò nei Paesi Bassi, ma desiderava tornare a vivere i suoi ultimi giorni con quelli con cui aveva vissuto tutta la sua vita missionaria.
A questo punto, la Parola di Gesù ci conforta e ci assicura: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se è morto, vivrà” (Gv 11,25-26)

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