( ◊ in Alsazia) – P. Jean Hermann (1849-1927) – ( + in Francia)
P. Jean Hermann. Fauquemont, 1927.
Il P. Hermann nacque a Rodern (Alsazia) il 14 gennaio 1849. Era il decimo figlio di una famiglia di viticoltori. La sua vocazione religiosa ebbe inizio col fervore della sua prima comunione e dalle conversazioni con la pia mamma. Fu ricevuto al noviziato dal P. Desurmont.
Dopo approfonditi studi, divenne professore di filosofia a Houdemont, poi di dogmatica in Avon, mentre già esercitava, con impegno degno di elogio, gli incarichi di prefetto dei malati e di bibliotecario.
Tuttavia molte volte, offrì ai superiori la disponibilità di partire per le lontane missioni, ma il suo desiderio non si realizzò. Dio lo destinava ad altro apostolato, non meno santo e fecondo; lo chiamava a formare centri di scienza teologica,dove si sarebbero illuminate ed infervorate le anime; e a diffondere nel mondo ecclesiastico le certe e salutari dottrine dei due grandi dottori S. Tommaso e S. Alfonso.
Il P. Desurmont lo incaricherà di fornire la Provincia di una ricca biblioteca. Il P. Hermann ritirò allora dalle librerie numerose e preziose opere, delle quali una biblioteca universitaria andasse fiera.
Nel 1880 il P. Hermann segui a Oosterhout, poi a Dongen in Olanda, gli studenti obbligati a cercare un asilo a causa dell’espulsione dei religiosi. Su richiesta del Rev.mo Padre Mauron, il P. Desurmont diede ordine al P. Hermann di redigere un manuale di dogmatica destinato principalmente ai nostri studenti e in cui fosse messo in risalto la dottrina di S. Alfonso.
Dopo dieci anni di lavoro e di pazienza, apparvero le Institutiones theologiae Dogmaticae. Papa Pio X si congratulerò con l’autore e lo ringrazierà per aver dato con i suoi sforzi un forte aiuto contro gli innovatori; lo definirà inoltre araldo e difensore della sana dottrina. Questa opera, nel 1926, raggiungerà la sesta edizione.
Rientrato in Francia nel 1893, con gli studenti, a Thury-enValois, il P. Hermann scrisse ancora un’altra opera: Le traité de la grâce. Lo scopo era esporre e provare ampiamente il bel sistema di S. Alfonso sulla grazia, sistema che è il fondamento della nostra predicazione sulla preghiera. Le ricerche su questa materia furono enormi. Cita più di 200 autori di teologia di cui controlla ad uno ad uno le testimonianze nel testo originale. Questo trattato gli costarono sette anni di lavoro.
Nel tempo delle espulsioni dei religiosi dopo il 1900, il P. Hermann seguì gli studenti in Inghilterra a Bischop-Eton, e sette anni dopo a Esschen in Belgio.
Ma la sua vista, già indebolita, peggiorò di giorno in giorno; divenuta necessaria un’operazione, dovette rinunciare con qualche dispiacere (!) al grande lavoro di Mariologia cui stava lavorando da due anni. Fu per lui una grande tristezza. Aveva acquisito una magnifica biblioteca mariana e non poté utilizzarla!
La casa di Esschen fu restituita al Belgio e gli studenti si stabilirono nel 1911 a Fauquemont (Olanda), ove il Padre Hermann trascorse gli ultimi anni di vita. Volle qui ancora rendersi utile, rilegando più di due mila volumi della biblioteca con le proprie mani. Alla cecità accettata con rassegnazione si aggiungerà una ostinata bronchite che il 1° marzo lo condurrà, poco alla volta, alla tomba. In questa data si scorge una testimonianza di benevolenza di S. Giuseppe, perché il P. Hermann fu il primo ad introdurre in un manuale di teologia un trattato su S. Giuseppe.
Nel lasciarci, questo confratello tanto meritevole, ha lasciato come suo ricordo l’esempio di una vita profondamente religiosa e trascorsa interamente nella vera e instancabile devozione alla Congregazione. Sì, amava la Congregazione, e per questo fu felice di donare le sue energie intellettuali e fisiche al servizio della gioventù nello studentato. Grazie a lui S. Alfonso è stato meglio conosciuto da noi e nella Chiesa, poiché il suo manuale è andato in tutto il mondo a portare in molti seminari e in molti istituti religiosi il pensiero e lo spirito del nostro Santo Dottore.
Lavorò per la salvezza delle anime e non fu escluso o lontano dalla gloria e dal merito dell’apostolato. Era stato apostolo della penna e della preghiera. Passava dal lavoro della cella alla cappella, ove restava per lungo tempo: era la sua seconda cella soprattutto di domenica e nelle lunghe sere di inverno.
Un ultimo tratto caratteristico della vita fu la sua ammirabile dedizione agli ammalati: era un modello di pazienza e di tenera carità. Chi guardava solo l’apparenza dell’uomo non poteva rendersi conto della tenerezza del cuore che si nascondeva sotto i modi un po’ rudi.
La sua vita privata si può riassumere in poche parola: vita profondamente religiosa fatta di osservanza integrale, di lavoro perseverante, di solida virtù e di ardente pietà. «Qui autem fecerit et docuerit, hic magnus vocabitur in regno coelorum». Mt 5,13.
Professione: 8 dicembre 1867.
Ordinazione sacerdotale: luglio 1875.