38 – Il servo di Dio P. Giovanni Madlener
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 15-nov-1787
- Morte = 26-mag-1868
- Professione = 02-ago-1821
- Sacerdote = 29-ago-1819
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il servo di Dio Giovanni Madlener, un altro discepolo e imitatore di S. Clemente, ebbe come patria la Boemia, nel villaggio di Strakoitz. Nacque il 15 novembre 1787, apprese in casa le lettere, poi prima a Lentia, quindi a Vienna studiò filosofia e vi riuscì così bene che, ottenuta la laurea, la insegnò in un arciginnasio pubblico e privato.
Ma, orgoglioso per la vana scienza, si allontanò dalla strada della verità e aderì ai sofismi dei panteisti: infatti insegnava di far parte dei deisti. Tuttavia, poiché da Dio era destinato a cose più nobili e rette, nonostante lo smarrimento, si astenne da una condotta immorale. Anzi si mostrava assai cortese con tutti e, secondo le possibilità, aiutava i poveri con bontà e generosità.
Si narra che un giorno diede uno dei suoi abiti più eleganti ad un povero che gli aveva chiesto aiuto e, richiesto perché si fosse comportato in tal modo, rispose: “Quel povero non è mio fratello?” Dio, che per una elemosina libera dal peccato e dalla morte e non consentirà che l’anima vada in perdizione, guardò benevolmente Giovanni e si degnò di rischiarare con la sua luce la di lui intelligenza, ottenebrata dall’errore.
E per compiere ciò si servì degli stessi discepoli di Giovanni: essi cominciarono ad attaccare il loro maestro con motteggi e burle, ne deridevano le false opinioni. Un giorno il professore panteista, nell’ora di lezione, si lamentava di un forte dolore di denti; allora uno degli allievi più svegli si alzò e scrisse sulla porta: “Dio, Madelner ha male di denti!” Colpito da queste parole, egli cominciò a riflettere e, ben presto, rinnegati gli errori con l’aiuto di Dio, ritornò alla legge di Cristo.
Allora, iniziò gli studi di teologia sotto la guida di Leopoldo Roeger e strinse amicizia con S. Clemente. Questi, non appena ne capì il carattere nobile, non solo l’ebbe caro, ma decise di indirizzarlo ad una via più perfetta. Innanzitutto l’educò al disprezzo di sé, perché dall’animo strappasse via ogni dose di orgoglio. Quanto bene vi sia riuscìto lo dimostra il seguente fatto narrato da testimoni sicuri. Ogni anno il Santo religioso era solito andare in pellegrinaggio alla chiesa di Maria Zell; una volta condusse Giovanni con sé. Giovanni gli chiedeva dove poter dormire: infatti era stanco per il lungo cammino né c’era disponibilità di un letto nell’albergo. Clemente gli disse: “Guarda e fa’ lo stesso!”; e subito, sdraiatosi a terra, si addormentò. Giovanni ammutolì come un mite agnello e, imitando il maestro, si sdraiò a terra e prese sonno.
Dopo molte prove di questo tipo, il 29 agosto 1819, fu ordinato sacerdote e, dopo la morte di S. Clemente, emise i voti. Quindi, su richiesta dell’Imperatore Francesco II, nel 1824 insieme ai Padri Stark e Springer partì per Gallneukirchen, città della diocesi di Linz, per calmare il popolo diviso e agitato dall’eresia di Martin Boss e riportarlo alla vera fede. Di lì tornò a Vienna, dove si applicò a scrivere degli opuscoli che, pubblicati, molto contribuirono alla rinascita della fede.
Nel 1827 gli fu affidato l’incarico di reggere la casa di Innsbruck per un triennio; trascorso il quale fu maestro dei novizi fino al 1833 sforzandosi di immettere nei loro animi la devozione verso Gesù Bambino.
Quindi alla sua carità pastorale si aprì uno spazio più ampio: infatti, il governo imperiale aveva concesso ai Liguorini il permesso di evangelizzarela Rezia con le sacre missioni; nel 1840 fece ritorno a Innsbruck dove si dedicò interamente ai favori apostolici e dopo due anni fu nominato rettore della casa.
Ritornato a Vienna il 9 novembre il 1843, dopo un po’ si recò nella città di Strin dove fu direttore spirituale delle monache del SS. Redentore, finché nel 1848, scoppiata una rivolta in città, fu costretto ad andarsene e a girare di qua e di là.
Ripristinata in Austria la Congregazionedi S. Alfonso, l’instancabile uomo, ormai di 70 anni e tormentato da malattie, gioiva di partecipare alle missioni raccogliendo strepitosi successi con l’esempio luminoso della sua vita, con i suoi assennati consigli, con il suo tenero atteggiamento verso i peccatori e la serietà delle prediche.
Trascorse gli ultimi anni a Praga dove mirabile fu la sua carità verso gli infelici: infatti visitava gli ammalati e i carcerati con tale frequenza da sembrare più un giovane in forze che un uomo stremato dalla vecchiaia e dalle fatiche. Morì il 26 maggio 1868.
Il ricordo di un cotale uomo perdura tra i figli di S. Alfonso: egli fu di grande aiuto per S. Clemente; attraverso lettere indirizzate ai Superiori maggiori dell’Istituto, che stavano a Pagani, difese l’innocenza del Vicario P Giuseppe Amando Passerat e ne scrisse l’eccelsa vita; infine illuminò con virtù esimiela Congregazionedel Santissimo Redentore.