18 – Il servo di Dio Giovan Battista Eichelsbacher
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 04-mag-1820
- Morte = 08-gen-1889
- Professione = 02-feb-1844
- Sacerdote = 08-mar-1845
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Tra i più famosi esempi di virtù e di santità, fioriti in questi ultimi tempi nella Congregazione del SS. Redentore, spicca il servo di Dio Giovanni Eichelsbacher. Nato il 4 maggio1820 a Grossostheim, in Bavaria, da genitori pii e onesti, fin dai primi anni assorbì dalla madre, assai timorata di Dio, il cibo della pietà cristiana.
Corrispondendo con fiducia alle di lei assidue attenzioni, egli trascorse la fanciullezza nella docilità, nell’obbedienza e nella purezza degna di un angelo. Sebbene avesse un fisico gracile e soffrisse di sordità, con l’aiuto di Dio raggiunse una costituzione fisica sana e forte; perciò si dedicò ad un più intenso servizio di Dio.
Certo di essere chiamato al sacerdozio, studiò con buoni risultati la teologia nel seminario di Würzburg. Se eguagliò o superò i suoi compagni per l’applicazione e lo studio, molto di più sopravanzò i migliori per pietà e l’esercizio di rinunciare alla sua volontà e di mortificarsi. Desideroso di una maggiore perfezione, nel 1843 entrò con sollecitudine nell’istituto di S. Alfonso. Nel noviziato si distinse in modo da essere un esempio per tutti, sotto ogni aspetto.
Compiuti con successo gli studi propri dell’Istituto, e ricevuti i sacri ordini, si dedicò con tutte le forze alla predicazione della parola di Dio, con grande vantaggio della gloria di Dio e della salvezza delle anime. Con le sue qualità morali si guadagnò la stima dei superiori che gli affidarono la formazione dei novizi. E svolse questo incarico con tanta umiltà, carità e saggezza che gli stessi novizi lo rispettavano e amavano.
Chiamato in Italia dal Padre Generale, nel 1864 lasciò la patria e venne a Roma per insegnare agli studenti la lingua greca, che egli possedeva a fondo e con maestria istruì nelle lettere, non meno che nella pietà, tutti i discepoli a lui affidati. Trascorsi in quest’incarico alcuni anni, fu addetto alla corrispondenza tedesca e infine fu eletto Consultore Generale. Svolgeva questi incarichi con grande serietà; era oltremodo obbediente e non solo nelle questioni più delicate, ma anche nelle faccende meno importanti, anzi di nessun conto.
Viveva in una preghiera continua, sempre rivolto a Dio. Con i nostri occhi lo abbiamo visto immobile, il volto acceso di amore per Dio, rapito in estasi, estraneo a tutto quanto gli accadeva intorno; celebravala S. Messa con devozione e rimaneva in ginocchio a lungo, immobile, per ringraziare Dio. Dava alla preghiera tutto il tempo che le suddette occupazioni gli lasciavano.
Tra le altre virtù, grande fu la sua umiltà. Desiderava essere ignorato e valutato un niente. Ritorna ancora alla nostra mente il ricordo del nostro sant’uomo che gioiva nel compire le mansioni più umili. Spazzava e puliva i pavimenti, lavava gli stracci della cucina e gli riuscivano graditi siffatti compiti più di quanto si possa immaginare. All’amore per l’umiltà unì quello per la povertà, che egli predilesse come dolcissima madre, secondo le costituzioni e gli insegnamenti di S. Alfonso. Attentissimo all’uso del tempo, spendeva le ore libere dalla preghiera e da altre pie azioni nell’approfondimento delle lettere profane o sacre.
Era fin troppo sobrio nel vitto e si asteneva del tutto dal vino, al punto che spesso interveniva l’ordine del Padre Generale perché si nutrisse più adeguatamente. Appariva chiaro che egli anelava sempre più alla patria del cielo; e tuttavia smise di bramarla finché non fu autorizzato dal suo direttore spirituale. Ottenuto il permesso, nel medesimo giorno volò al cielo il giorno 8 gennaio 1889.
Il suo ricordo è ben vivo in noi che ne abbiamo ammirato la virtù eccezionale.
One thought on “Giovan Battista Eichelsbacher”
Comments are closed.