18. Gesù sorgente di grazie
Attingerete acqua con gioia alle sorgenti del Salvatore (Is 12,3). Considera le quattro fonti di grazie, che si trovano in Gesù Cristo, contemplate da san Bernardo.[1] La prima fonte è quella della misericordia: in essa noi possiamo lavarci da tutte le sozzure dei nostri peccati. Questa fonte scaturisce dalle lacrime e dal sangue versati per noi dal Redentore: Ci ha amati e lavati dai nostri peccati nel suo sangue (Ap 1,5 Vg).
La seconda fonte è quella della pace e della consolazione nelle nostre tribolazioni. Invocami nel giorno della sventura (Sal 49,15), dice Gesù Cristo, e io ti consolerò. Chi ha sete venga a me (Gv 7,37): Chi ha sete di vere consolazioni anche su questa terra, venga da me, e io lo accontenterò. Chi assaggia l’acqua del mio amore, sdegnerà per sempre tutte le delizie del mondo: Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete (Gv 4,13).
E poi sarà appagato pienamente quando entrerà nel regno dei beati, perché l’acqua della mia grazia lo solleverà dalla terra fino al Cielo: Diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,13). La pace, che Dio dona a coloro che lo amano, non è quella che promette il mondo nei piaceri sensuali, i quali poi lasciano nell’anima più amarezza che pace. La pace che Dio dona supera ogni piacere sensibile: La pace di Dio, che supera ogni senso (Fil 4,7 Vg). Beati coloro che desiderano questa fonte divina! Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia (Mt 5,6).
La terza fonte è quella della devozione. Chi medita spesso quanto ha fatto Gesù Cristo per nostro amore diventa devoto e pronto a eseguire la voce di Dio, e cresce sempre nelle virtù: Egli sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua (Sal 1,3).
La quarta fonte è quella dell’amore. Nella meditazione è divampato in me un fuoco (Sal 38,4 Vg). Chi medita i patimenti e le ignominie sofferte da Gesù Cristo per amor nostro, non è possibile che non si senta infiammato da quel fuoco beato che egli è venuto ad accendere in terra.
Chi si avvale di queste beate fonti che noi abbiamo in Gesù Cristo, ne trarrà sempre acqua di gaudio e di salvezza. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti del Salvatore (Is 12,3 Vg).
Preghiera
Dolce e caro Salvatore, quanto ti devo! Per obbligarmi ad amarti tu hai fatto per me più di quanto farebbe un figlio per il proprio padre, o un servo per il padrone. Tu mi hai amato più di ogni altro, quindi è giusto che io ti ami più di tutti.
Vorrei morire di dolore, al pensiero che tu hai patito tanto per me e sei giunto ad accettare per amor mio la morte più dolorosa e ignominiosa che ci sia, mentre io ho disprezzato tante volte la tua amicizia. Quante volte tu mi hai perdonato, e io sono tornato a disprezzarti! Ma i tuoi meriti sono la speranza mia. Ora stimo la tua grazia più di tutti i regni della terra. Io ti amo, e per amor tuo accetto ogni pena, ogni morte. E se non sono degno di morire per mano dei carnefici per la tua gloria, almeno accetto volentieri la morte che mi hai destinata, e l’accetto nel modo e nel tempo che tu disponi.
Madre mia Maria, impetrami di vivere sempre e di morire amando Gesù.
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da Novena del Santo Natale, Avvento, 16.
[1]Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), dottore della Chiesa e padre dell’Ordine Cistercense. A 21 anni, seguito da quattro fratelli uno zio e alcuni amici, entrò nell’abbazia di Citeaux, fondata alcuni anni prima da Roberto di Molesme secondo una rinnovata spiritualità benedettina. Due anni dopo la professione fu mandato a fondare l’abbazia di Clairvaux (Chiaravalle), della quale divenne il giovanissimo abate. Nella sua vita fondò 68 monasteri, fu consigliere di papi, re e concili e predicò la seconda Crociata. Tra le sue opere ricordiamo soprattutto il Trattato sull’amore di Dio, il Commento al Cantico dei Cantici, e molti Sermoni, che sant’Alfonso cita molto spesso.