7. Gesù, sommo sacerdote
Abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù,
Figlio di Dio (Eb, 4-14).
Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato (Eb 4,14-15).
Giacché abbiamo un Salvatore, dice l’Apostolo, che ci ha aperto il paradiso, un tempo per noi chiuso dal peccato, confidiamo sempre nei suoi meriti. Egli infatti sa compatirci, avendo provato per sua bontà le nostre miserie.
Andiamo dunque con fiducia, continua l’Apostolo, al trono della divina misericordia, al quale abbiamo l’accesso per mezzo di Gesù Cristo, per ottenere tutte le grazie di cui abbiamo bisogno (cf. Eb 4,16).
Non possiamo dubitare, dice ancora san Paolo, che Dio, avendoci dato il suo Figlio, insieme con lui non ci doni tutti i suoi beni: Lo ha dato per tutti noi: come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? (Rm 8,32). Ugo di san Caro commenta: “Non ci negherà il meno, che è la gloria eterna, quel Signore che è giunto a donarci il più, che è il suo medesimo Figlio”.
Mio sommo bene, che cosa ti renderò io misero per il grande dono del tuo Figlio, che mi hai fatto? Ti dirò con Davide: Il Signore ricompenserà per me (Sal 137,8 Vg). Signore, io non ho modo di ricompensarti. Solo il Figlio tuo può degnamente ringraziarti: egli ti ringrazi per me.
Padre mio pietosissimo, per le piaghe di Gesù, ti prego di salvarmi. Ti amo, bontà infinita e, perché ti amo, mi pento di averti offeso. Dio mio, voglio essere tutto tuo: accettami per amore di Gesù Cristo.
Mio dolce Creatore, dal momento che mi hai dato il Figlio tuo, ho fiducia che non mi negherai i tuoi beni, la tua grazia, il tuo amore, il tuo paradiso.
(da L’Amore delle Anime, XIV,6)