Gesù portatore di salvezza

21. Gesù portatore di salvezza

Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra (Is 49,6). Nei primi istanti della sua vita, l’eterno Padre disse a Gesù Bambino: “Figlio, ti dono al mondo come luce e vita delle nazioni perché procuri loro la salvezza, che bramo come se si trattasse della mia. Bisogna dunque che tu ti dedichi totalmente al bene degli uomini. Però è necessario che nascendo tu sopporti una povertà estrema, affinché l’uomo diventi ricco per mezzo della tua povertà (cf. 2Cor 8,9). E’ necessario che tu sia venduto come schiavo, per procurare all’uomo la libertà e che, come schiavo, tu sia flagellato e crocifisso, per scontare la pena dell’uomo e placare la mia giustizia. E’ necessario che tu doni il sangue e la vita per liberare l’uomo dalla morte eterna.
Insomma sappi che tu non sei più tuo, ma appartieni all’uomo: Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio (Is 9,5). Così, Figlio mio diletto, l’uomo si arrenderà ad amarmi e a essere mio, vedendo che io gli dono te, mio Unigenito, e che non mi resta più nulla da dargli”.

A tal punto, – o amore infinito, degno solamente di un Dio infinito! – a tal punto Dio ha amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16 Vg). Alla proposta del Padre, Gesù Bambino non si rattrista, ma se ne compiace, l’accetta con amore ed esulta: Esulta come prode che percorre la via (Sal 18,6). E fin dal primo momento della sua Incarnazione egli si dona tutto all’uomo e abbraccia volentieri tutti i dolori e le ignominie che deve soffrire sulla terra per amore dell’uomo. Questi furono i monti e le colline che Gesù dovette con tanti stenti attraversare per salvare gli uomini: Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline (Ct 2,8).

Notiamo che il Padre divino, mandando il Figlio come nostro Redentore e paciere tra sé e gli uomini, si è obbligato in certo qual modo a perdonarci e ad amarci, in forza del patto di accordarci la sua grazia, quando il Figlio avrebbe soddisfatto per noi la sua divina giustizia. All’incontro anche il Verbo divino, avendo accettato il mandato del Padre, che ce lo donava per la nostra redenzione, si è obbligato ad amarci non già per nostro merito, ma per adempiere la misericordiosa volontà del Padre.

Preghiera

Caro Gesù, se, come insegna il diritto, con la donazione si acquista il dominio, giacché il Padre tuo ti ha donato a me, tu sei mio, sei nato per me, a me siete stato dato. Dunque posso giustamente dire: “Gesù mio, mio tutto”. Giacché tu sei mio, tutte le cose tue sono anche mie. Me lo assicura il tuo Apostolo: Come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? (Rm 8,32). Mio è il tuo sangue, miei sono i tuoi meriti, la tua grazia, il tuo paradiso. E se tu sei mio, chi mai potrà toglierti da me? “Nessuno può togliermi Dio”, diceva con gioia sant’Antonio abate. Così d’ora in poi voglio dire sempre anch’io. Solamente per mia colpa io posso perderti e separarmi da te, o Gesù mio. Se dunque nel passato ti ho lasciato e perduto, ora me ne pento con tutta l’anima e sono deciso a perdere la vita piuttosto che perdere te, bene infinito e unico amore dell’anima mia.

Eterno Padre, ti ringrazio di avermi donato il tuo Figlio. Per amore suo, accettami e stringimi a lui mio Redentore con lacci di amore. Stringimi forte, in modo che io possa dire con san Paolo: Chi mi separerà dall’amore di Cristo? (cf. Rm 8,35). Nessuna cosa al mondo potrà più separarmi dal mio Gesù. E tu, mio Salvatore, sappi che io sono tutto tuo, come tu sei tutto mio. Disponi di me e di tutte le mie cose come ti piace. Non posso negare niente a un Dio che non mi ha negato il sangue e la vita!

Maria, Madre mia, custodiscimi con la tua protezione. Io non voglio essere mio, voglio essere tutto del mio Signore. Tu pensa a rendermi fedele, confido in te.

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da Novena del Santo Natale,  Novena, 1.

M. Schmalzl, Natività del Battista dal Messale 1906 (Raccolta Marrazzo).