44 – Il servo di Dio Georg Johann Passy
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 05-apr-1784
- Morte = 31-dic-1836
- Professione = 14-ago-1826
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
A Vienna il 5 aprile 1784 nacque Georg Johann Passy, dolcissimo servo di Dio il quale, sorretto dalla grazia di Dio, trascorse la fanciullezza e l’adolescenza conservando l’innocenza dei costumi tra le insidie della popolosa città. I suoi genitori erano commercianti ed pensava di dire addio alle lettere, che conosceva abbastanza bene, per dedicarsi al commercio.
Ma Dio lo destinava a progetti più alti. Egli incontrò S. Clemente Maria Hofbauer e al suo consiglio cominciò a ricorrere. Sollecitato da lui, accettò la direzione di una biblioteca, che un uomo famoso di nome Benkert aveva fondato per il bene del popolo e la diresse talmente bene da essere considerato dalle persone più qualificate un benefattore della città. Particolarmente gli va ascritto a merito la direzione intelligente di una rivisita mensile, chiamata “I Rami degli olivi”, affidatagli da S. Clemente, scrivendo anche opportuni articoli e per questo incarico a Vienna, a causa della pressione della censura giuseppina, era esposto a non pochi rischi.
Frattanto si preoccupava di non separare la cultura dalla pietà: il che, a poco a poco, lo portò alla decisione di entrare nell’Istituto di S. Alfonso. E qui bisogna sottolineare che, nonostante la sua vasta cultura letteraria, chiese di essere ammesso tra i fratelli laici, con l’intenzione di servire semprela Congregazione, in un umile lavoro. Il 5 agosto 1825 indossò l’abito, l’anno dopo, 14 agosto, emise i voti nella Casa di Vienna, dove trascorse santamente il resto della vita.
Si comportò sempre come richiede uno stile vita perfetta. Tutto in lui era composto: serietà nei costumi, zelo nelle pratiche di pietà, intima unione con Dio, carità verso il prossimo, mansuetudine nella prosperità, pazienza nell’avversità.
Per la sua ampia conoscenza delle lingue fu nominato segretario del Vicario Generale; ciò tuttavia non gli impedì di ricoprire con diligenza alcuni incarichi. Infatti gli fu affidata la biblioteca della casa perché la custodisse e ordinasse: vi portò un tale ordine e splendore che gli studiosi non potevano chiedere niente di meglio, di più bello e di più gradito. Deplorevole il fatto che il catalogo dei libri, da lui redatto con cura e perizia, smarrito da tempo, sia introvabile.
Dotato di queste virtù, mai parlava a vuoto o esaltava le sue azioni, con gesti o movimenti di ostentazione; invece umile, semplice, schivo di ogni inutile chiacchiera, era intento ad onorare Dio e a compiere i suoi doveri.
Rispettava talmente i sacerdoti da ascoltava le loro parole con un atteggiamento di venerazione, a testa bassa. Ai fratelli laici mostrava amore e rispetto più del necessario: e quando volontariamente li aiutava, non permetteva che gli dessero una mano.
Andando avanti così, si conquistò la stima e l’affetto di tutti i confratelli. Non c’era nessuno che non guardasse a lui come modello di virtù, che non se ne cercasse il consiglio nei dubbi e il conforto nelle afflizioni. Tuttavia egli restò sempre umile; non si antepose mai agli altri né si dimostrò poco servizievole.
Poiché fin dalla giovinezza era stato colpito da una insistente malattia, di anno in anno, la sua salute declinava a vista d’occhio. All’età di 49 anni era talmente deperito che nessun rimedio poté tenerlo in vita. Pertanto il 31 dicembre 1836, circondato dai confratelli e ricevuto il sacramento degli infermi, tranquillamente spirò. Il suo corpo riposa in pace a Vienna.