4 – Beato Gennaro Sarnelli
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium e dal Proprium C.Ss.R.
- Nascita = 12-set-1702
- Morte = 30-giu-1744
- Sacerdote = 08-giu-1732
- Beato = 12 mag- 1996
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Gennaro Sarnelli, che visse a Napoli nel 18° secolo, può giustamente essere considerato l’assertore della pubblica moralità e del nome di Dio. Infatti, consapevole che la sua patria, assai popolosa, era corrotta dalla diffusa prostituzione, combatté con tanto slancio quel vizio che, tra la meraviglia di tutti, restituì alla moralità pubblica, ormai languente, la gloria passata.
Inoltre, poiché incombeva la brutta abitudine della bestemmia, che sempre più si sarebbe propagata per le regioni napoletane, egli l’attaccò con la parola e con gli scritti, respingendola lì donde era venuta. Pertanto è bene raccontare, per sommi capi, la vita di un siffatto uomo.
Ebbe nobili natali il 12 settembre 1702 dai signori di Ciorani. Fin da piccolo fu incline alla pietà e alle virtù cristiane. Uscito dalla fanciullezza, si dedicò allo studio delle lettere e della religione. Poi, su consiglio del padre, si applicò alla giurisprudenza e vi riuscì così bene che godette la stima di uomini importanti che gli affidavano la difesa delle loro cause. Nel frattempo visitava l’ospedale per assistere i malati incurabili. Qui conobbe S. Alfonso e, illuminato dalla luce di Dio, lasciò la toga di avvocato e passò nel “campo” della Chiesa.
Indossato l’abito di chierico, entrò nel collegio dei Cinesi o della Santa Famiglia, dove si preparò a ricevere gli ordini sacri. Ricevutili, ritornò nella casa paterna. Si distingueva per l’integrità dei costumi, per la celebrazione dei Sacramenti, per la familiarità con i sacri riti, il catechismo ai fanciulli e la preghiera continua. Ordinato sacerdote, a motivo della sua santità e dottrina, ricevette dai Superiori della Congregazione delle Apostoiche Missioni, cui si era iscritto, l’ordine di predicare: affrontò questo impegno con grande vantaggio delle anime.
Nel frattempo contro la nascente Congregazione del SS. Redentore si era sollevata una doppia tempesta: una esterna per opera di malevoli, una interna per opera degli stessi compagni del Fondatore. Chi la sostenne nel pericolo del crollo? Chi aiutò S. Alfonso abbandonato da tutti e nello sconforto? Gennaro! Egli, ridotti al silenzio gli oppositori, fu compagno e sostenitore del S. Fondatore.
S. Alfonso fu contento di ciò, ma Sarnelli fece di più, allorché nel 1733 entrò nel nascente Istituto e con i soldi del fratello ottenne che a Ciorani se ne fondassela Casamadre. Da quel momento non interruppe mai le fatiche apostoliche. Colpito da una grave malattia, fu costretto, durante l’assenza dei superiori, a tornare a Napoli, dove, non senza l’incoraggiamento di S. Alfonso, portò a termine, felicemente, la guerra da tempo cominciata contro le meretrici; scrisse opere pie; consigliò il cardinale Spinelli, arcivescovo di Napoli, di ripristinare la disciplina ecclesiastica e la moralità pubblica sull’esempio di San Carlo Borromeo.
Consumato da queste e altre fatiche, ormai prossimo a morire, Gennaro alzò gli occhi al cielo e, rivolgendosi a Dio, disse: “Ecco, Padre mio: la creatura ormai torna al Creatore, il figlio al Padre. Desidero vederti faccia a faccia: ma si faccia non la mia, ma la tua volontà. Voglio ciò che ti è gradito; sai che ho fatto tutto a tua gloria”.
Dopo aver pronunciato queste parole, il 30 giugno 1744, cambiò questa vita mortale con l’eternità. S. Alfonso ne scrisse subito la vita.
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