28 gennaio
Dobbiamo vestirci degli ornamenti della luce e mettere in armonia la verità del credere con la santità dell’operare e vivere con la integrità di costumi che conviene agli operai evangelici che camminano nel pieno meriggio della fede. E così renderemo al nostro Divin Redentore luce per luce…
Saremo luce materiale del mondo, cioè del prossimo, soccorrendolo per quanto è da noi, nelle sue necessità corporali. Saremo sua luce intellettuale istruendo nelle scienze umane la gioventù che si ammette nell’Istituto. Saremo infine luce spirituale del mondo mediante l’esercizio del nostro ministero apostolico… (P. Giuseppe M. Leone, 1829-1907, Manoscritto in Arch. prov. red. Napoli – Fondo Postulazione).
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Il P. Alessandro De Meo fu tanto luminoso che lo stesso S. Alfonso lo credette un raggio della Sapienza di Dio. E tutta la luce che da lui partiva era luce che egli prendeva direttamente dalla sorgente divina nella preghiera e nella meditazione. Difatti, espulso dalla Congregazione il turbolento e superbo Muscari che guastò parecchi incauti giovani, S. Alfonso prepose il P. De Meo, ancora studente, ad insegnare Teologia e Filosofia, ben conoscendo la capacità ed anche la rettitudine nella dottrina e nei giudizi del suo caro figlio. Una volta il Vescovo di Cava che a prima vista dubitò della sua abilità, dovette esclamare dopo avere ascoltato la sua predica: «Ho avuto gran desiderio di udir l’Apostolo Paolo, ma ora son soddisfatto perché ho sentito il P. De Meo».
(da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987)
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