( ◊ in Italia) – Frat. Gioacchino Gaudiello (1719-1741) – (+ in Italia)
Il Servo di Dio Fr. Gioacchino Gaudiello. Ciorani, 1741.
Gioacchino Gaudiello nacque a Bracigliano ed entrò nella Congregazione all’età di 19 anni. Aveva spesso sentito la gente dei paesi vicini parlare con ammirazione dell’austerità e della regolarità che regnava nel convento. Si diceva: “Chi vuole farsi santo, deve entrare a Ciorani”.
Gaudiello, ansioso di farsi santo, sollecitò la sua ammissione e visse in maniera da prepararsi subito una bella corona: dopo appena tre anni dalla sua entrata volò al cielo.
Aveva amato l’umiltà fino a prendere su di se gli impieghi più vili, la purezza fino a non alzare mai gli occhi su una donna, l’obbedienza fino a negarsi ogni interpretazione, anche ragionevole, degli ordini ricevuti dai suoi superiori o delle prescrizioni della santa Regola.
Bramoso di mortificazione, questo angelo di virtù si privava del cibo, si batteva con la disciplina, si copriva di cilizi e di catene di ferro fino al giorno in cui vinto dalla malattia dovette passare lunghi mesi sul letto del dolore.
Quando i confratelli gli chiesero se gli dispiacesse morire così giovane, rispose sorridente: “No, sono ben contento di morire per primo nella Congregazione: sarò io a portare lo stendardo”.
Sant’Alfonso nell’apprendere la morte di questo Beniamino gioì al pensiero che il primo dei suoi figli che moriva era un santo e gli compose questa epigrafe:
”Fratello Gioacchino Gaudiello, modello di tutte le virtù, copia vivente del Signore Gesù, ha voluto riprodurre nella sua anima le sembianze del divin Modello: la sua pazienza nella infermità, la sua dolcezza nell’avversità, il suo amore all’obbedienza. Se non è morto come Gesù sul legno della croce, certo ha amato la croce di un amore immenso e abbracciando il crocifisso, primo fra tutti noi, ha conquistato la celeste corona”. –
“Raptus est ne malitia mutaret intellectum eius” Sap.4-11
(Vita di Sant’Alfonso del P. Berthe, I, 209 e 222).
Professione: 21 luglio 1740