P. Raffaele Fusco (1810-1888) – Italia.
P. Raffaele Fusco (1810-1888)
Questo illustre Padre sortì i suoi natali nel piccolo paese di Furore presso Amalfi il 7 aprile dell’anno 1810.
A 16 anni entrò in Congregazione, e fece la sua oblazione religiosa il dì 7 novembre 1827.
Compiuti tutti gli studi, ascese al Sacerdozio il giorno 22 dicembre del 1832.
Il rettore di Materdomini P. Cozzi, scrivendo al Rettore Maggiore P. Ripoli il 20 settembre 1841, fa un bellissimo elogio del Lettore P. Raffaele, dicendo che gli Studenti fanno grandi progressi con le di lui lezioni.
Nel 1842 P. Fusco fu nominato rettore di Materdomini, e subito volle porsi all’opera dei restauri del Collegio procurarando di avere un sussidio dal Re.
Il Visitatore P. Vincenzo Marolda, Consultore Generale e poi Vescovo di Potenza, il 7 ottobre 1842 loda l’amministrazione del Rettore Fusco.
L’8 settembre 1844 il Rettore Maggiore P. Ripoli in Santa Visita nota che il rettore P. Fusco spese Duc. 868 per le volte o lamie delle stanze e dei corridoi; e loda la sua condotta nella riattazione del Collegio, che minacciava rovine: “Se non fosse per la sua stragrande vigilanza ed impegno, certamente sarebbe rovinato, e si sarebbe detto: «Hic Troia fuit»”. L’opera intrapresa è veramente grande. Il Collegio viene bello assai.».
Il Rettore P. Fusco con data 19 ottobre 1849 scriveva al Vicario Generale Trapanese: «Le ricordo che da due anni non abbiamo avuto Visitatore, né questo Collegio ha ricevuto l’onore di ricevere V. Riv. La prego perciò a preferirlo agli altri nella S. Visita»
Trapanese spedì come Visitatore il P. Spina Consultore Generale che commise mille stravaganze ed irregolarità, come si legge nell’attestato di tutta Comunità. (Cronaca di Materdomini pag. 434)
L’esito di questa Visita fu l’ingiusta espulsione dalla Congregazione del Rettore. P. Raffaele Fusco; però questa umiliazione ridondò tutta a gloria sua ed a vituperio dei suoi persecutori, perché si manifestarono tutte le buone opere del P. Fusco.
La lettera degli abitanti di Caposele
Ecco come si scriveva da Caposele il 30 settembre 1853.
«A Sua Eccellenza Il Sig.r Commendator Valia Intendente della Provincia di Salerno.
Eccellenza,
I qui sottoscritti Sindaco, Arciprete, e Decurioni del comune di Caposele, in nome e per parte della intera popolazione, prostrati dinanzi all’E. V. col più vivo del cuore La supplichiamo come appresso.
Fin da che partiva da questo Colegio Liguorino il P. Raffaele Fusco per una persecuzione la più ingiusta, e la più accanita, questa popolazione rimaneva priva del suo consolatore nelle sventure, del suo benefattore nella miseria, del suo Padre amoroso che ne previene i bisogni.
Fin d’allora perciò, per lo spazio di circa tre anni fin oggi, non ha cessato di accompagnare coi gemiti, ed a pieni voti le più fervorose preci a Gesù Cristo, alla Vergine SS.ma Immacolata, ed al glorioso S. Alfonso pel trionfo della sua innocenza, poiché per opera di lui il Collegio dei Liguorini, sito in questo Comune, fu del tutto creato, mentre era quasi collabente [ridotto a rudere].
Da lui fu aumentato, e migliorato lo Studentato per rigidezza di Regole nell’interessante parte della più austera Morale e nella istituzione scientifica.
Poiché per opera di Lui fu stabilito un ampio Locale capiente più di 100 individui per coloro che venivano spediti pei Santi Esercizi dagli Arcivescovi e Vescovi dalle varie Diocesi del Regno, dei quali il lodato Rev. Padre fu sempre fedelissimo organo.
Infatti, oh quante benedizioni giungevangli ogni giorno dai Padri di famiglia i quali vedevan ritornare nelle loro braccia i propri figli migliorati nella Morale! Oh quanti discoli spediti d’ordine superiore fecero ritorno poi sani di mente e di cuore!
Poiché egli ha tutelato ed immegliato tutta la proprietà del ridetto Collegio, aumentando per il doppio la rendita, di tal che le santi Missioni furono tutte attuate nei Comuni del Regno a spese del Collegio medesimo, ed avendone date le più luminose testimonianze, servì di modello agli altri Collegi.
Poichè promosse il culto del Servo di Dio Fratello Gerardo Maiella, le cui Sante Ossa giacevano nell’oblio, per quale obbietto percorse varie Province del Regno, onde assistere come Promotore Fiscale alla processura per far rilucere i fatti suoi miracoli.
Fu latore dei Processi fino a Roma e per effetto di tanta cura ed impegno trovasi un Breve della S. Sede dichiarante il Maiella Venerabile Servo di Dio.
Volse poi le cure per la sua Beatificazione, e con sollecitudine e zelo senza pari accorreva nelle Curie del Regno per compiere ogni altra cosa all’uopo occorrente, e il Collegio dei Liguorini in questo Comune sarebbe divenuto il secondo Santuario della Congregazione.
«Le popolazioni del Regno furono sempre da lui secondate nelle lodevoli inchieste delle sante Missioni, Esercizi, Novene con indicibile profitto e sempre più crebbe di opinione l’Istituto, ed insieme l’impareggiabile P. Fusco.
Poichè sia per le di costui predicazioni, sia per l’esempio, sia per le ingenti limosine erogate in ogni tempo, e specialmente nel flagello della carestia del 1844, quando penetrava di nascosto nei bisogni delle famiglie di questo paese, e di tanti altri, sollevando gli oppressi, i deboli, gl’infermi, somministrando farmaci contro le malattie, ed ogni mezzo di sostentamento, di tal che consumò molte migliaia del suo particolare possedibile, venne egli reputato il Benefattore dell’Umanità.
Poichè nel 1848, finalmente il P. Fusco fu la Stella Polare, giacché in sì trista circostanza, facendo uso egli di quella morale influenza, della quale fu sempre adorno, insinuò a tutti per via di consigli, e ogni altro mezzo adoprando, da tutti ottenne amor fervente, e cieca obbedienza alla Real Maestà del Nostro Adorato Sovrano.
Continue preghiere pubbliche vennero da lui eseguite nella Chiesa del Collegio con la esposizione del SS.mo Sacramento per implorare da Dio tutte le grazie a pro del Sommo Pontefice, di S. M. Nostro Signore, Real Famiglia, e sui Reali Eserciti, onde avessero sconfitti i nemici.
Or poiché questo Apostolo, quest’uomo veramente di Dio, questo modello di virtù e di sapienza, trovasi da più tempo dichiarato innocente da Commissione Superiore, ed altronde il S. Padre si è benignato accordare la pace alla Congregazione del SS. Redentore, ora più che mai questa divota popolazione prega caldamente l’E. V. onde voglia degnarsi d’impetrare dagli Eccellentissimi Ministri la grazia che con tutti i sospiri domanda di far prontamente ritornare in questo Collegio il su cennato P. Fusco, essendo tale la sua carità, la sua saggezza da far risorgere questo infelicissimo Comune dalla miseria estrema, e dallo squallore in cui si trova per causa del Tremuoto e della Carestia dei cereali, e questa non si sentirebbe affatto, venendo la chiesta grazia accordata, che sarà il maggiore di tutti i benefizi dei quali questo Comune è stato ricolmato.
Caposele, 30 settembre 1853»
Tanto sperano e l’avranno a grazia. L’Arciprete Curato Cav. Girolamo Santorelli. Il Sindaco Pasquale Russomando. Decurioni: Francesco Lamanga, Filippo Ilaria, Vincenzo La Manna.
A sua volta il Signor Intendente, rimettendo al Cardinale Cosenza la Supplica avuta da Caposele, e che chiama compendio dei pregi, di virtù, di zelo cristiano del P. Fusco, aggiunge: «Dal canto mio debbo rassegnarle che all’occasione delle ripetute visite fatte a quel Comune e negli altri dintorni, per i lagrimevoli disastri avvenuti a cagione del noto Tremuoto del 9 aprile 1853, e per le largizioni profuse dalla inesauribile clemenza del Re (D. G.) nonché per la sollecitudine spiegata dal suo paterno governo con la promozione di ogni sorta di opera di pubblica utilità, e di soccorsi che potevano ottenerli per ogni verso, mi occorse di verificare che il nome di P. Fusco risuona in quelle contrade di tale ossequio e di tanto fastigio per i ricordi monumentali e duraturi della sua operosità caritatevole e pia, che il desiderio di riacquistarlo costituisce il voto più caro e sospirato di quelle popolazioni.
La lettera della Comunità di Materdomini
Al Cardinale Cosenza, Arcivescovo di Capua, il 28 ottobre 1853, la Comunità di Materdomini:
«Eminenza Reverendissima,
«Dopo una fiera tempesta il Signore si è degnato di ridonare la calma alla Congregazione del SS. Redentore, e i dispersi e travagliati suoi figli alla nuova del Decreto Pontificio, col quale V. Em. R.ma veniva scelta a Visitatore Apostolico, e a Rettore Maggiore sino alla convocazione del Capitolo Generale, dimentichi dei sofferti mali, ritornavano da tutte le parti a respirare la pace delle mura dei loro Collegi.
Ma intera non è stata, né poteva essere la gioia in questa religiosa Casa di Caposele, che volgendosi gli occhi intorno ognuno con ansia domandava del P. Raffaele Fusco, di essa non solo per più anni Rettore, ma Riedificatore.
La mancanza di questo rispettabile Soggetto, delle cui virtù vi hanno documenti vivi e permanenti in Caposele e in tanti altri luoghi, rattrista gli animi di tutti, vedendosi un innocente bistrattato ed oppresso non per anco richiamato nel seno della Congregazione, dalla quale è stato da tre anni divelto per uno di questi atti d’ingiustizia, che sarebbero incredibili, se non si fossero coi propri occhi veduti.
Per questo i sottoscritti Padri, componenti la Comunità di Caposele, supplicano come meglio sanno e possono V. Em. R.ma, investita come è di ogni potere a richiamare il suddetto P. Fusco, che sarà questa la sola via da rendere giustizia ad un innocente, apertamente calunniato, da cancellare dalla Congregazione del SS. Redentore una macchia che le sarebbe cagione di dolore e di vergogna eterna, e finalmente da compiere i desideri di presso che tutto intero l’Istituto.
Di tanto supplicano l’Em. V. R.ma, e fidati sulla bontà del di Lei paterno cuore di ottenere pronta e completa la grazia, Le baciamo col più profondo rispetto il lembo della Sacra Porpora, e chiedendole la S. Benedizione, si sottoscrivono di V. Em. R.ma umilissimi servi e sudditi Crescenzo Caccese, Michele Vittoria, Luigi Errico, Francesco Jannini, Domenico De Salvia, Michele Ilaria, Raffaele Giordano, Andrea D’Antonio, Egidio Mancinelli».
Nello stesso modo supplicarono il Cardinale Cosenza le Comunità intere di Vallo, di Francavilla, di Catanzaro, di Tropea, di Deliceto, onde reintegrasse l’ottimo P. Fusco ed i chiarissimi PP. Berruti e La Notte privati di voce attiva e passiva.
Per circa 30 anni di vita religiosa P. Fusco occupò le cariche più gelose, che si affidano ai soli Padri più virtuosi ed osservanti, e sempre con piena soddisfazione dei suoi Superiori Maggiori.
Fu espulso dalla Congregazione senza essere ammonito ed inteso in opposizione delle Regole dell’Ordine, dei precetti del Vangelo, e di ogni equità naturale, come concordemente attesta l’intera Comunità di Caposele, non escluso il Rettore Muotri, eletto dallo stesso Trapanese.
Fu accusato per cattivo Amministratore del Collegio di Caposele, e fu questa l’unica causa della sua espulsione, come dichiarò in iscritto il Trapanese, ma Fusco si giustificò pienamente di talché risultò creditore del Collegio della somma di D. 375, che gli furono pagati con fede di Credito del 3 ottobre 1851.
Ciò mette in piena luce la sua innocenza, e col detto pagamento pare indirettamente già revocato ed annullato l’atto di espulsione, che esclusivamente poggiava sulle pretese dilapidazioni del luogo pio.
Dai Certificati uniformi dell’intera Comunità di Caposele, e dai Libri di quell’Amministrazione risulta che Fusco ne aumentò le rendite, e con penosissime cure «riedificò quasi dalle fondamenta quel Collegio ch’era collabente, profondendo anche vistose somme di sua proprietà per la Chiesa, e per le fabbriche, in guisa che il defunto Rettore Maggiore Ripoli, recandosi personalmente in Caposele, ed avendo il tutto bene esaminato, elogiò largamente il P. Fusco, lasciando scritto negli atti di S. Visita, che senza la sua stragrande vigilanza, impegno, e disinteresse il Collegio sarebbe rovinato, e si sarebbe detto: «Hic Troia fuit».
L’edificante condotta ed illibatezza morale del P. Fusco viene generalmente encomiata, ed in modo speciale, e veramente lusinghiero è commendata dai Vescovi, che hanno avuto contatto con lo stesso, e sopra tutto dell’Arcivescovo Seniore di Conza, nella di cui Diocesi per lo spazio di circa 20 anni il P. Fusco predicò la Divina Parola.
La popolazione di Caposele, dove è sito il Collegio, i Paesi limitrofi, e generalmente i poveri di tutte quelle contrade non cessano con replicate istanze di far voti pel ritorno colà del P. Fusco, come il loro padre e benefattore, rammentando l’elemosine, ed i soccorsi di ogni sorte ricevuti dallo Stesso nel colera, nella carestia, ed in ogni pubblica calamità.
I Liguorini di questo Regno, ardentemente reclamano il ritorno del P. Fusco, e i Vescovi Apostolicamente Delegati alla Visita dei rispettivi Collegi, esprimono questo voto generale, e soprattutto l’Arcivescovo attuale di Conza, il quale nella Visita del Collegio, avendo esaminato ciò che riguarda il Padre Fusco, ne fa lodevolissima menzione, ed è di preciso parere essere atto di pura giustizia, che lo stesso venga ripristinato nella pienezza dei suoi dritti, e faccia subito ritorno al Governo di quel Collegio, e ciò meno per gl’interessi materiali di quel Luogo Pio, che pel riacquisto della primiera carità e pace generale in tutta la Congregazione.
In fine è da marcarsi che il P. Fusco, espulso dalla Congregazione, lungi dal ritirarsi in famiglia, o prendere altra situazione, si chiuse volontariamente nel Chiostro di S. Orsola a Chiaia, dove (senza mai deporre l’abito di S. Alfonso) vive da circa due anni e mezzo con generale edificazione di quei Religiosi dal giugno del 1851 (come attesta il Superiore del Convento P. Michelangelo Netti il 3 febbraio 1854).
Per gli esposti motivi la coscienza dell’Emin.mo Card. Cosenza non può rimanere tranquilla, senza manifestare la verità al S. Padre, e dare le sollecite disposizioni pel bramato ritorno del P. Fusco nella sua Congregazione.
Riammissione del P. Fusco
Il 22 dicembre 1854 il Papa decretò che il P. Fusco facesse ritorno alla nostra Congregazione. Si vuole che nel giorno della proclamazione dell’Immacolata Concezione di Maria, 8 dicembre 1854, il Card. Cosenza, genuflesso ai piedi di Pio IX disse:
«Santo Padre, per amore dell’Immacolata Vergine, degnatevi, vi prego, di far grazia al P. Fusco, di poter rientrare nella Congregazione del SS. Redentore».
E la riammissione fu accordata senza far menzione di restrizione, nella pienezza dei diritti che godono gli altri Liguorini.
Così scriveva il Card. Cosenza al Vicario Generale P. Francesco Ansalone il 16 febbraio 1855. “Ecco trionfata l’innocenza del P. Fusco!”
Fasci di autorevoli documenti provano alla luce del Sole la falsità di tutte le accuse.
Il P. Fusco operava sempre coi debiti permessi, in scriptis, del R. M. Ripoli, ed il tutto faceva con massima delicatezza.
Tutto il danaro della Casa lo faceva stare nella Cassa triclave nella stanza del Ministro Caccese, e non faceva spesa alcuna senza prima tenere la Consulta, ed avere il voto favorevole di ognuno.
Per tutto il tempo che il P. Fusco stiede nel Monastero di Sant’Orsola, la Comunità di Materdomini gli passava mensilmente 12 Ducati.
Nel giugno 1856 fu di nuovo destinato rettore di questo Collegio, ed ebbe per sudditi i Padri Isaia Marano, Mauro, Ilaria, Ortega, Michele Arcangelo Muccino, Raffaele De Blasio, La Notte, Sabetti che fu poi Vescovo di Teano, Vittoria, Crescenzo Caccese ecc. e gli Studenti De Stefano, Francesco Manfredi, Generoso De Simone, Imperio, Losito Barbato ecc.
La soppressione
Il 13 aprile 1861 il P. Fusco e l’avvocato del Collegio Gaudioso Fuselli [nell’ambito dei movimenti di soppressione dei conventi religiosi] furono arbitrariamente arrestati e tradotti nelle Prigioni Centrali di Salerno. Essi consci della loro innocenza e dell’illegalità dell’arresto reclamarono alle Autorità competenti. Fatto il Processo, risultarono innocenti perché false tutte le accuse. Quivi furono trattenuti per tre mesi in carcere, finché un Magistrato onesto, avendoli esaminato, non trovò nel Processo luogo, per assoluta mancanza di reità, a deliberare.
Il Padre Savastano dice che P. Fusco fu arrestato in Collegio, e tradotto per montagne in tempo di notte fino ad Avellino, indi a Salerno, confinato in una Cotonia per farvelo marcire, non avendolo potuto assassinare per via.
La morte
Fusco era di costituzione robusta, di salute sana, di animo veramente virile, risoluto e fermo: costante nelle sue imprese, vivacissimo di spirito, di un genio singolare, sempre intento a grandi opere, di carattere gioviale ed amabile.
Dopo la soppressione si ritirò prima in famiglia per un po’ di tempo e quindi nel nostro Collegio di Lettere, dove morì n il 10 novembre 1888. «Or ora, alle 5 p.m. è spirato l’esemplarissimo ed affettuoso P. Raffaele Fusco (così scriveva Fr. Rocco Petrucci a Caposele ad Alfonso Merola suo intimo amico).
Il solo nome ricorda a chiunque i molteplici pregi che ornavano l’anima del caro estinto. Tutti siamo in duolo, ed oppressi da quei sensi ed affetti contristanti che ha lasciato nel nostro cuore l’inestimabile defunto.
Nell’ultimo periodo della resipola cancrenosa alla gamba, ci siamo adoperati ad impiegare tutti i mezzi onde serbarcelo, ma inutilmente. Siamo afflittissimi!…»
Il P. Emmanuele Fusco, suo fratello, soggiunse: «Ha fatto una morte rassegnata e preziosa.»…
Egli comprò la Casa di Lettere, ex Seminario.
Il Rettore Maggiore P. Ripoli scrisse nel Libro delle Sante Visite: «Il P. Fusco Raffaele avrà in Cielo la ricompensa».
Fusco Raffaele morì e fu seppellito a Lettere. Dopo fu esumato e portato ad Agerola ove fu seppellito nella confraternita del SS. Rosario in Bomerano di Agerola, avanti l’altare della Madonna, nella navata sinistra giusto i desideri espressi nel suo testamento, essendo egli stato Padre Spirituale di detta Confraternita per tutto il tempo che visse in famiglia al periodo della soppressione, prima di ritirarsi a Lettere, facendo a piedi il viaggio da Furore a Bomerano.
Leggi alcuni particolari della sua vita
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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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