39 – Il servo di Dio P. Franz Springer
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 03-gen-1791
- Morte = 19-set-1827
- Professione = 02-ago-1821
- Sacerdote = 18-mar-1821
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Tra i discepoli di S. Clemente, non secondo a nessuno per santità, fu il servo di Dio Francesco Springer nato a Strass città dell’Austria interna il 3 gennaio1791. Inpossesso di una buona educazione letteraria, si trasferì a Vienna per studiare giurisprudenza. distinguendosi non tanto per l’intelligenza quanto per la generosità e la fermezza.
Una volta, fu il solo degli ascoltatori a tener testa ad un docente di diritto che divulgava le dottrine di Voltaire; un’altra volta si comportò allo stesso modo con un professore di teologia che non si era vergognato di produrre documenti poco consoni alla verità cattolica. Da allora cominciò a godere presso gli aristocratici tale stima che la contessa di Dietrichstein gli affidò l’educazione del figlio. Questi trasse dai suoi insegnamenti frutti abbondanti e in seguito, da ambasciatore, dimostrò senno e abilità.
Nel frattempo conquistò il rispetto del popolo e dei nobili per l’innocenza dei costumi, la frequenza dei sacramenti e il fervore di vita. Morto S. Clemente, sotto la cui guida aveva intrapreso il cammino di perfezione, entrò nella nostra Congregazione, fece il noviziato con P. Giovanni Madlener e il 2 agosto 1821 emise i voti religiosi.
Poiché era già stato ordinato sacerdote [alcuni mesi prima], fu inviato a Pagani dal Vicario P. Giuseppe Passerat, che lo stimava assai, per attingere alla pura sorgente lo spirito dell’Istituto. Ritornando a Vienna, portò con sé una copia autentica delle Costituzioni che, tradotta in tedesco, da quel momento fu osservata in tutte le Case.
Nel 1826 i Liguorini avevano fondato una Casa a Lisbona, su richiesta del re del Portogallo Giovanni II. P. Springer, esperto nel portoghese e bravo nel governo, vi fu messo a capo; ma vi rimase ben poco, perché fu aggredito da una ostinata malattia e, per evitare di peggiorare, ricevette l’ordine di tornare a Vienna. Allora si imbarcò e dopo 42 giorni di difficile navigazione, arrivò prima ad Amburgo, poi, proseguendo oltre si fermò a Praga, ormai sfinito.
Un medico, chiamato d’urgenza, esaminata la malattia e le sue condizioni, ritenne di affermare che per lui era finita. Egli ignorava ancora la sua morte imminente e perciò al rettore del Seminario, fatto venire su sua richiesta, disse: “Domani fammi accompagnare alla tomba di S. Giovanni Napomuceno a ricevere l’Eucaristia”. Ma saputo che questo non si poteva fare senza mettere in pericolo la sua vita, per ubbidire alla volontà di Dio si addormentò tranquillo. Ma nel corso della notte i dolori aumentarono.
Il mattino al rettore del Seminario che lo visitava di nuovo, Francesco disse: “Alleluia, ho vinto, la lotta è alla fine”. Quegli ordinò di portarlo subito in Seminario e arrivatovi parve fuori di sé, ma poi riprese i sensi. Allora egli disse: “Tutti vogliono vivere, ma per me morire è un guadagno; siano debitori alla natura di ciò che ripugna ai sensi”.
Le labbra, ormai inaridite, pronunciavano di continuo i nomi di Gesù e di Maria. Mentre si avvicinava l’ultima ora disse: “Debbo morire; Signore nelle tue mani affido il mio spirito. Vergine Maria e voi, Santi tutti, pregate per me peccatore”. Infine, quando ormai era vicina la mezzanotte, ricevette l’ultima assoluzione sacramentale e spirò: era il 19 settembre 1827. Il suo corpo, sereno e composto anche dopo la morte, fu seppellito con tutti gli onori a spese dell’Arcivescovo di Praga nel cimitero pubblico.
Il tempo e lo spazio a disposizione non permettono di parlare di tutte le sue virtù e della sua fama di santità ancora viva: ma non possiamo tralasciare un fatto straordinario. Nel 1826 il servo di Dio, durante il viaggio verso Lisbona, si fermò per pochi giorni nella nostra casa di Bischenberg e l’esempio della sua perfezione fu ammirato da tutti i confratelli; e quando se ne andò, lo salutarono tristi.
Quattro anni dopo, quei Padri furono espulsi da quella casa a causa delle leggi eversive. Il fratello Giovanni Scheermesser, che ancora non era partito, mentre di notte nella propria stanza innalzava preghiere e lagrime, vide improvvisamente il servo di Dio in piedi davanti a sé, che gli diceva: “Coraggio; vedrai ben presto questa casa redentorista piena di confratelli!”.
E così fu.