Festa di San Clemente 2013

Lettera del Padre Generale Michael Brehl
nella festa di San Clemente 2013

___________________

 

Cari Confratelli, Sorelle, Associati ed Amici,

Oggi celebriamo la Solennità di S. Clemente Maria Hofbauer, a cui spesso facciamo riferimento come nostro ‘secondo fondatore’ così come Santo Patrono di Vienna. La sua vita da Missionario Redentorista ci narra una storia sbalorditiva. Egli è sempre importante per noi, ma mai lo è stato come in questo Sessennio in cui il XXIV Capitolo Generale ha scelto il tema inspirato dalle sue parole e dalla sua vita.

“Predicare il Vangelo in modo sempre Nuovo:
Speranza rinnovata, Cuori rinnovati, Strutture rinnovate per la Missione”.

Sommario

  • L’esempio della sua vita: leggere i segni dei tempi
  • L’esperienza della sua amicizia: stabilità al centro del caos
  • La sua vita di preghiera: contemplativo in azione
  • S. Clemente Maria Hofbauer, C.Ss.R.: un uomo per i nostri tempi 

_______________

Vorrei iniziare tale riflessione su S. Clemente con il seguente brano tratto dalla Biografia di S. Alfonso, di P. Antonio Maria Tannoia:

“Accesi di zelo questi buoni tedeschi [Clemente Hofbauer e Thaddeus Hübl] ardevano veder stabilita anche in Vienna una nostra Casa; anzi la tenevano stabilita, togliendo la veemenza del desiderio ogni ostacolo in  contrario. Ognuno di noi ridevasi di questa Casa sognata dai Statisti in Germania. Non così Alfonso. Reso inteso dei santi desideri di questi due Tedeschi ne godette estremamente. “Iddio, disse, non mancherà propagare per mezzo di questi la gloria sua in quelle parti. Mancando i Gesuiti, quei luoghi sono mezzo abbandonati. Le Missioni però sono differenti dalle nostre. Ivi giovano più, perché in mezzo dei Luterani e Calvinisti, i Catechismi che le prediche. Prima devesi far dire il Credo e poi disporsi i popoli a lasciare il peccato. Possono farvi del bene questi buoni Sacerdoti, ma hanno bisogno di maggiori lumi. Io li scriverei, ma Iddio non vuole che vi abbia ingerenza. Gesù Cristo mio, confondetemi sempre più e si facci la gloria vostra.”  

Sono sicuro che tutti voi conoscete la storia della reazione di S. Alfonso quando aveva saputo di questi novizi – Clemente e Taddeo. Tannoia ci narra, che a Pagani, i Confratelli ridevano di questi due strani tedeschi con grandi progetti! Sicuramente erano dei sognatori ingenui! Ma S. Alfonso, pieno di gioia a questa notizia, aveva chiuso la bocca agli schernitori con quella che sembrava una frase profetica: “Dio non mancherà di diffondere la sua gloria tramite loro … le loro Missioni, comunque, non dovrebbero essere uguali alle nostre… Questi sacerdoti faranno del bene, ma hanno bisogno di una maggiore illuminazione…” Lo stesso S. Alfonso aveva capito la necessità di adattarsi e di cambiare a seconda del contesto in cui vivevano ed operavano i Missionari Redentoristi. Sembra proprio questo il modo in cui la prima Ristrutturazione della Congregazione – ispirata dai sogni dei due novizi tedeschi – sia stata preparata sotto la Benedizione dello stesso S. Alfonso!

S. Clemente era convinto che c’era bisogno di imparare a predicare il Vangelo in modo sempre nuovo. Tale frase, che aveva ripetuto più volte ed in modi differenti, è divenuta l’ispirazione per il nostro tema del sessennio dal momento che ci addentriamo in profondità in un processo di ristrutturazione per il bene della nostra Missione. Il XXIV Capitolo Generale ha avuto luogo proprio alla fine dell’anno del Centenario della Canonizzazione di S. Clemente, e forse è stato anche questo che ha influenzato la nostra scelta del tema. Comunque, credo che tale tema sia stato scelto in continuità con i tre precedenti Capitoli Generali, e ciò rappresenta una diretta conseguenza dell’esperienza condivisa durante il XXIV Capitolo Generale sulla nostra Vocazione Missionaria odierna, e non solo un apprezzamento missionario di S. Clemente durante il suo Anniversario.

Come Alfonso aveva profeticamente annunciato quando benediva i sogni e le speranze di Clemente e Taddeo, il contesto, in continuo cambiamento, in cui vive la Congregazione, richiede un nuovo approccio all’Evangelizzazione ed un rinnovamento ed una Ristrutturazione della nostra Vita Apostolica, sempre in linea con le Costituzioni e gli Statuti. Sicuramente, come sottolinea la prima lettura della celebrazione della Solennità di S. Clemente, il fondamento è ancora e deve essere sempre Gesù Cristo (1 Cor 3, 6-11). Come S. Clemente, siamo i costruttori che proseguono il lavoro che è già stato ben iniziato. Il fondamento rimane il nostro incontro personale e comunitario ed il nostro rapporto reciproco con Gesù Cristo. Ciò è stato sottolineato anche dal Sinodo per la Nuova Evangelizzazione, celebrato ad ottobre del 2012.

Il  prefazio della Messa di S. Clemente sottolinea tre aspetti importanti di S. Clemente Hofbauer che lo rendono particolarmente adatto per noi attuali Missionari Redentoristi dal momento che proseguiamo il processo di Ristrutturazione non solo delle nostre Strutture esteriori, ma anche della nostra Speranza e dei nostri Cuori. Il prefazio ci conferma che la vita di S. Clemente è un esempio per noi, che lui è nostro amico nonché un uomo di preghiera che continua ad aiutarci.

L’esempio della sua vita: leggere i segni dei tempi

S. Clemente aveva vissuto in un’epoca che non differiva molto dalla nostra. Aveva portato la Congregazione in Polonia durante il tumultuoso periodo che precedeva di appena due anni la Rivoluzione Francese. Era un’epoca di forte cambiamento per il Continente Europeo  – per la politica e la religione, per la società ed l’istruzione, per l’economia e la comunicazione. Le barriere e i confini stavano cambiando. Il Nazionalismo, il Secolarismo ed i movimenti che portavano all’ateismo stavano mettendo le loro radici. C’era un movimento massiccio dei popoli con ogni genere di reazione e xenofobia, spesso violenta, che spesso porta con sé la migrazione. In tale contesto, S. Clemente affrontava le sfide e, a volte, la persecuzione, sia da parte delle autorità civili che da quelle ecclesiastiche – specialmente da parte della struttura della Chiesa Diocesana, spesso contaminata dal nazionalismo.

S. Clemente non solo rimaneva personalmente fedele alla sua Vocazione, ma invitava gli altri alla stessa forma di fedeltà. Attraverso il suo impegno verso gli abbandonati ed i poveri, così come verso Gesù Cristo e verso la Comunità Apostolica Redentorista, aveva portato la Congregazione sul suolo nordeuropeo. Tutte le Comunità che aveva istituito erano internazionali, poiché univano membri di diverse lingue e culture – polacca e francese, tedesca e boema, austriaca, svizzera e belga. Egli sognava diverse attività missionarie ancora più distanti – in Romania ed in Yugoslavia, nell’Impero Russo, e persino in Canada. Grandi sogni? Certamente. Mi stupisco di come quei Confratelli di Pagani avrebbero riso se avessero saputo quanto sarebbero stati realmente grandi questi sogni! L’esempio della sua vita è ancora importante oggi per la nostra esperienza.

L’esperienza della sua amicizia: stabilità al centro del caos

Il prefazio di questa Solennità ci ricorda che S. Clemente è nostro amico ed ha un dono significativo per l’amicizia. Durante l’epoca in cui è vissuto non era possibile istituire  con successo la Congregazione nel Nord Europa con le strutture canoniche in grado di assicurarne la sopravvivenza. A causa di tale situazione, è stata principalmente l’amicizia con Clemente che riuniva e teneva uniti un importante gruppo di uomini dando loro una identità: Thaddeus Hübl, Emmanuel Kunzmann, Martin Stark, e molti altri che sarebbero diventati, anche loro, Missionari Redentoristi. L’amicizia con S. Clemente aveva dato a questa comunità nascente una stabilità, anche quando il futuro di essa non sarebbe stato assicurato da una Regola Comune e da un riconoscimento ufficiale  da parte della Chiesa e dello Stato. Il dono dell’amicizia di S. Clemente ci sfida oggi a vivere più autenticamente l’amicizia del Vangelo a cui siamo chiamati (Cost. 34).

L’amicizia con S. Clemente non era un’amicizia che guarda verso l’interno, soltanto per dare un sostegno comunitario nella ricerca comune di Dio. S. Clemente era impegnato in modo particolare con la Comunità Apostolica, dopo l’esempio di Gesù (Cost. 21-22). In questa sua amicizia evangelica e nella sua dedizione apostolica, possiamo vedere incarnato l’ideale di vocazione missionaria descritto nel Vangelo letto durante la Messa per la Solennità di S. Clemente (Luca 10,1-9). I Discepoli vengono inviati 2 a 2, vengono mandati come Comunità Missionaria per portare la Buona Novella agli abbandonati ed ai poveri. Non esiste ‘star system’, nel senso di concentrazione sulle personalità individuali e carismatiche, né sul Progetto Missionario di Gesù, né di S. Clemente. I Discepoli vengono inviati come Comunità, per costruire delle Comunità (Cost. 12). Insieme essi diventano “un sol corpo missionario” (Cost. 2), composto da molti membri provenienti da molti paesi, culture, e lingue.

L’amicizia di S. Clemente era stata estesa anche a laici ed a laiche che egli aveva chiamato a condividere la Vocazione Missionaria. Questi uomini e queste donne, molti dei quali erano diventati Oblati, erano non solo gli oggetti della sua attività apostolica, ma erano molto di più, erano diventati partner nel suo grande progetto missionario: essi erano inviati “quali collaboratori, soci e ministri di Gesù Cristo nella grande opera della Redenzione” (Cost. 2), ed egli aveva offerto loro la formazione di cui avevano bisogno affinché diventassero efficienti in questo. Attraverso la catechesi e le pubblicazioni, attraverso il ministero paritario e la proclamazione, essi avevano portato il Vangelo all’interno dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria, della politica, del ministero pastorale giovanile e di ogni possibile area di dibattito della vita pubblica.

Quando ero un giovane studente redentorista, la vita e la personalità di S. Clemente mi avevano attratto ed ispirato. Per me, egli aveva reso la nostra vocazione missionaria reale e possibile, l’aveva resa come viva! E S. Clemente aveva un caloroso senso dell’umorismo e della disponibilità. E’ forse  importante ricordare l’episodio della sua risposta all’uomo che lo aveva schiaffeggiato quando gli aveva chiesto l’elemosina per la sua attività a Varsavia:  “Grazie. Questo era per me. Ora forse puoi darmi qualcosa per i miei orfani?”

La sua vita di preghiera: contemplativo in azione

S. Clemente Hofbauer è un uomo di preghiera. Il mio maestro di noviziato lo aveva descritto come un chiaro esempio di contemplativo in azione. Il suo contemporaneo ed amico P. Martin Stark, ha parlato del “Tabernacolo” che era il cuore di S. Clemente. Ovunque egli andava, generalmente a piedi, portava Gesù con lui, e comunicava con quella divina presenza che si portava dietro. Completamente dedicato al servizio degli abbandonati e dei poveri, la sua profonda e continua comunione con Dio li aveva portati molto più lontano che dal solo sollievo materiale dalle difficoltà. Gli abbandonati ed i poveri riconoscevano ciò quando incontravano S. Clemente, poiché si incontravano con la presenza viva di Dio.

S. Clemente ci ricorda la dimensione spirituale della nostra Vocazione Missionaria senza la quale non possiamo continuare la Missione del Redentore. Come Missionari Redentoristi, che seguono l’insegnamento di S. Alfonso, la nostra chiamata alla santità ed alla nostra Vocazione Missionaria sono la stessa cosa e lo stesso invito a condividere la vera vita di Gesù il Redentore. Ancora una volta, la Liturgia della Messa di S. Clemente, ci ricorda che Gesù Cristo è il fondamento e noi siamo solo i costruttori. Camminiamo con Fede, tutto dipende da Dio. Per parafrasare le parole che lo stesso S. Clemente ha recitato in preghiera, possa la nostra Fede svegliarsi come il sole che sorge, e non tramontare mai finché  ogni cosa non sia stata compiuta. Forse nessun ritratto descrive meglio questa attitudine di S. Clemente del dipinto in cui lui bussa alla porta del tabernacolo in un momento di grande necessità, sicuro che la sua preghiera sia già stata ascoltata.

S. Clemente Maria Hofbauer, C.Ss.R.: un uomo per i nostri tempi

L’esempio della vita di S. Clemente, e la sua risposta ai segni dei tempi, ci ricordano che la ristrutturazione e le comunità internazionali, le sfide e i fallimenti – non sono elementi nuovi per i Missionari Redentoristi. Non lo sono mai stati. Piuttosto essi costituiscono una parte integrante della nostra Vocazione Missionaria. Tali sogni e speranze sono state benedette dallo stesso S. Alfonso. Certo, essi richiedono delle maggiori illuminazioni rispetto a quelle che ci portiamo dietro. Capiamo cosa  S. Alfonso intendeva con ciò! Ci troveremo di fronte a molti fallimenti così come a molti successi, molte sfide e molte opportunità. Ciò ha sempre costituito la nostra storia – da S. Alfonso a S. Clemente fino all’epoca attuale. La scelta che dobbiamo fare è “come” rinnovare e ristrutturare e non “se” ci impegneremo in questo processo.

L’amicizia di S. Clemente incarna la nostra Vita Apostolica nei reali rapporti umani trasformati dalla grazia: rapporti gli uni con gli altri all’interno della Comunità Apostolica, con laici associati e collaboratori, con gli abbandonati ed i poveri. Tale amicizia evangelica ci chiama ad un rinnovamento del cuore ed ad una autenticità più matura. Essa punta alla dimensione affettiva delle nostre vite che dobbiamo integrare e che non possiamo ignorare. Questa amicizia evangelica ci promette che “chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa a sua volta più uomo” (Cost. 19).

La preghiera di S. Clemente era intima, concreta e tutta importante. Gesù Cristo, infatti, era il fondamento su cui aveva costruito la sua vita e il suo ministero. Affrontava incredibili perdite e fallimenti, sfide e lotte. Ricordiamo che ogni singola fondazione che aveva tentato era fallita, ma egli non aveva mai perso la speranza. La fonte di questa speranza era la presenza di Gesù che si portava dietro e con cui era in continua conversazione. Diceva che la preghiera era la fornace in cui la sua speranza veniva ogni giorno rinnovata. Tutto dipendeva da Dio, lo sapeva dalla profondità del suo essere.

S. Clemente diceva che “dobbiamo imparare a predicare il Vangelo in modo sempre nuovo”. Non c’è da stupirsi che la polizia segreta dell’Impero di Napoleone avesse scritto, “la predicazione di questo uomo è pericolosa”. Così pericolosa che egli aveva acceso un fuoco che continua ad ardere nei Missionari Redentoristi attraverso il mondo, in quasi 80 Paesi, in diverse culture e nazioni, per il bene della Missione, in modo che i poveri e gli abbandonati possano udire la Buona Novella.

E pensare che tutto ciò era iniziato con i sogni di due novizi tedeschi in Italia! Quest’anno, nel celebrare la solennità di S. Clemente, prego affinché noi possiamo osare di fare certi grandi sogni, di lavorare insieme nell’Amicizia evangelica e di rinnovare la nostra speranza nella fornace della preghiera. Poi forse la nostra predicazione diventerà pericolosa come la sua!

Nel seguire il Redentore nello spirito di S. Alfonso, possa oggi  S. Clemente accompagnarci ed ispirarci. Possano il nostro rinnovamento e la nostra ristrutturazione continuare a costruire l’unico fondamento sicuro con la Fede, l’amicizia e la preghiera.

Desidero per voi molte benedizioni e vi auguro molta felicità, in questa Solennità.

Vostro Fratello nel Redentore
Michael Brehl, C.Ss.R.,
Superiore Generale