Fratello Alfonso Esposito (1884-1957) – Italia.
Nel giorno anniversario della fondazione della Congregazione, 9 novembre di sabato, la Madonna ha voluto con sé in Paradiso il Fratello Alfonso Esposito. È deceduto alle ore 18,20.
Lo abbiamo tutti conosciuto, e tutti abbiamo ammirato in lui uno spirito di dedizione completa e di carità veramente materna, quando era chiamato al capezzale degli ammalati.
Iniziò la sua vita di Postulante ad Angri proprio con l’assistere il nostro servo di Dio P. Leone, ed è soltanto qualche anno fa che lo vedemmo tutto premura e affetto prodigarsi ancora, nonostante la sua età e le sue infermità, nell’assistere i Padri Mazzei e Jacovino nella loro ultima infermità. Era sempre pronto a tutto, anche a quanto vi era di più umile e ripugnante, pur di rendersi utile agli infermi affidatigli.
È inutile accennare alla sua umiltà, alla sua indole pacifica che accettava, sempre sorridente, gli scherzi cui il suo fare semplice dava occasione. Con i poveri fu sempre pieno di benevolenza e di condiscendenza, qualche volta forse eccessiva, ma sempre dettata da uno spirito di carità vera e delicata.
Amò la vocazione e la osservanza. Si è sempre distinto per la pietà, per la fedeltà agli atti comuni, per la serietà dell’agire. Negli ultimi mesi, ha dato prova non comune di pazienza nella dolorosa infermità che lo ha portato alla tomba.
Per uno stato di eccessivo deperimento, fu necessario ricoverarlo nell’Ospedale Civile di Torre Annunziata: fu riscontrato infiltrato neoplastico della parete posteriore medio gastrica (cancro allo stomaco). Dal 3 al 31 maggio gli furono prodigate tutte le cure. Fu riportato a Pompei, e si continuò nella fraterna assistenza, senza alcun riguardo a spese.
Il P. Rettore, il P. Gagliardo, tutti i Padri e Fratelli della Comunità lo circondarono di ogni cura. Non si risparmiarono le trasfusioni di sangue, finché vi fu la possibilità e la utilità.
Lo si inviò anche in pellegrinaggio a Lourdes; tornò più rassegnato nella sofferenza. Il male progrediva, ed egli si sentiva «tutto una piaga; ma finché poté camminare si portò in Basilica, ove si tratteneva fino alle sei o sette ore al giorno. Il 23 ottobre partecipò al pellegrinaggio della Unitalsi in Santuario. Il 31 ottobre la infermità rientrò nella fase acuta, e non poté più alzarsi dal letto.
Nella gioventù – diceva con candore – aveva fatto per suo conto delle mortificazioni; ora era il Signore ad imporgliele: le accettava con cuore grande e le univa alle sofferenze di Gesù. Era edificante vederlo congiungere le mani in atto di preghiera o allargarle in atto di abbandono verso la Madonna che guardava sempre.
Il P. Parlato affermava che la chiesa della Madonna della Pace di Angri, ora chiesa parrocchiale, si deve a lui, perché, dopo la prima guerra mondiale, ne fu l’ideatore e, nonostante le sue umili condizioni di fratello coadiutore, spronò alla costituzione del Comitato che assunse poi l’onere della esecuzione del lavoro.
Non potendo affaticarsi, aveva invitato i Confratelli a recitare il Rosario e a fare la lettura e la meditazione nella sua stanza. Il giorno 9, alle 17,40, si aggravò improvvisamente; gli si amministrò la estrema Unzione, e furono recitate le preghiere degli agonizzanti. Spiccava così il volo verso il cielo.
P. Ambrogio Freda
Superiore Provineiale
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985
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Altro profilo
Fratello Alfonso Esposito — (“Paradiso”)
di Raffaele e Filomena D’Apuzzo.
Nato ad Angri (Dioc. Nocera Inf. e Prov. Salerno) il 4.8.1884 = Prof. 5.10.1913 = + a Pompei 9.11.1956.
Nel suo molteplice itinerario c’è tutta l’ammirazione di noi che l’abbiamo conosciuto.
- Nel 1912 sta ad Angri, col P. Vitullo G. maestro, va a Lettere per il primo Noviziato (col Fr. Domenico G., e Fr. Salvatore De R.).
- Fa pure il 2° Noviziato e professione il 5.10.1913, egli viene assegnato a Pagani).
- Nel 1914 a Napoli fino al 1924 e poi a Marianella (col Fr. Antonio Coppola).
- Nel 1927 a Ciorani (coi Fratelli Antonio C., Paolo, Luigi M.).
- Nel 1930 a S. Andrea Jonio (coi Fratelli Salvatore R., Raffaele C., Antonio De C.).
- Nel 1936 a Marianella (col Fr. Mariano, con prudenza e pazienzal.).
- Nel 1948 a Morcone con Fr. Eugenio.
- Nel 1955 a Napoli coi Fratelli Florindo e Gaetano Esp. per sommi capi.
È questi il fratello degli ammalati per la sua carità e fraternità incredibile. Tutti noi lo abbiamo visto in tal modo, per tutta la sua vita, in tutti i nostri Collegi, forse anche vicinissimo al nostro letto di dolore.
Non è stato mai fermo nel Collegio assegnatogli, ma sempre a disposizione del P. Provinciale, che lo mandava necessariamente ove era richiesto per un infermo grave, o noioso, o infettivo… Il giorno dopo la morte di un confratello (come a Napoli per P. Valentino; a Pagani per Fr. Canio… per P. Petrone… e così sempre) subito veniva assegnato altrove.
Sempre sorridente, con quella sua testa pelata e agitata, aveva una bocca di oro per le sue belle parole, piene di fiducia in Dio, di speranza della guarigione e della fraterna carità ed incoraggiamen-to. Angelo del capezzale senza sonno.
Tutto è poco quanto si può scrivere di questo dinamico fratello, perché è stato una fontana di bontà vivente e molte volte miracolo-samente efficace.
Non era mai stanco… di giorno e di notte, senza abbandonarsi al sonno… e senza pretese… Sempre con un libro di pietà fra le mani, per leggerlo ai malati da lui assistiti.
Era molto ingegnoso e volenteroso all’eccesso. Chiamato alle armi nel 1915 e richiesto dal Capitano di Leva del suo mestiere specifico, rispose “Saldatore”. Fu assegnato a Terni per saldare fucili e mitraglie. Non si spaventò dell’equivoco, perché egli sapeva saldare qualche cocumella di cucina e non era capace di un arsenale militare di quella portata. Ma presto imparò dai compagni di lavoro anche il difficile mestiere e si risparmiò di andare in zona di guerra!
La sua licenza militare la veniva a passare sempre a Ciorani e nel silenzio e nella fiduciosa preghiera.
Di ritorno da una missione, un giorno, venimmo a Ciorani, si era bisticciate cristianamente in treno con un uomo, che non voleva credere in Dio. Non essendovi riuscito, come egli voleva, ci diceva, che gli avrebbe voluto fracassare il capo col Crocifisso!
Venne anche a Cortona e vi restò alcuni anni, come Economo della Casa e vi lavorò con molta ammirazione. Solo una volta mandò in rovina un intero maiale ucciso che mise sotto pressione-atmosferica e senza aria “non doveva corrompersi”. Il che non risultò vero, ma si richiedeva il processo chimico del sale abbondante, che non volle mettervi. Andò perduto.
Volle pure accomodare l’orologio grande del campanile a pesi, che andò avanti per qualche giorno, facendoci sentire il suonò anche di notte, per poter recitare l’Ave Maria, ma fu cosa di pochi giorni!.
Caro Fratello Alfonso, che ti chiamavano tutti col soprannome “Paradiso”, perché, la vigilia della Madonna Assunta, ti ponesti a dormire nel Connolino dei morti, per il tuo viaggio al Paradiso. Ma il buon Dio ti allungò il terreno pellegrinaggio fino a Pompei. Vicino alla Cara Madonna te ne salisti al Cielo, fa’ che anche noi possiamo seguirti assieme alla SS. Vergine, ove già godi Dio dell’Amore!… Assistici con la tua fraterna carità… specialmente oggi che stiamo tutti ammalati e bisognosi della tua gaia compagnia.
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Profilo tratto da
Ricordo di fraterni amici.
del P. Francesco Santoli, Lioni 1980
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