22 – Il servo di Dio P. Egidio Vogels
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 30-lug-1804
- Morte = 07-ott-1877
- Professione = 16-lug-1844
- Sacerdote = 01-mar-1828
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Il servo di Dio Egidio Vogels nacque a Nuenen, villaggio della Brabanzia Settentrionale, il 30 luglio 1804. Appena ebbe l’uso di ragione, capì di essere chiamato a uno stato perfetto di vita; perciò subito si diede a coltivare le virtù che possedeva non meno che le lettere e le scienze che crescevano con il passare del tempo.
Quindi decise di abbracciare il sacerdozio al quale fu innalzato con immensa gioia il 1° Marzo 1828. Passò due anni ad istruire e formare alcuni chierici, ai quali allora, per la difficile congiuntura politica, era proibito l’accesso al seminario. Fu poi incaricato di una cappella a Tilburg e conservò per 14 anni questo incarico, svolgendolo lodevolmente con fervore sacerdotale ed inesauribile carità.
Si impose una rettissima condotta di vita, pienamente concorde con i precetti divini, restandovi fedele a tal punto da essere ritenuto da tutti uomo integerrimo. Per volontà divina una volta gli accadde che, mentre studiava la SacraScrittura, il suo sguardo cadesse sulle parole del Cristo “Prendete il mio giogo sopra di voi” e sentisse una voce interna che chiaramente aggiungeva: “nella Congregazione del SS. Redentore”. Restò profondamente scosso da questa circostanza, perché mai prima aveva pensato di entrare in un istituto regolare.
Perciò, volendo conformarsi in tutto alla volontà di Dio, chiese di essere ammesso nella Congregazione di S. Alfonso non prima però di avere confrontato, fino in fondo, l’invito di Dio con il parere ponderato di uomini saggi. Accolto volentieri, cominciò il noviziato a Sint-Truiden nel 1843; terminato il quale, emise i voti, secondo la regola, e si consacrò tutto alla nuova famiglia.
Fu subito incaricato di compiti abbastanza importanti ed egli li attuò in maniera tale da riuscire un esempio di governo, di trasparenza e di diligenza; ma senza distogliere mai lo sguardo da sé, divenendo un egregio esempio di virtù. Innanzi tutto praticò tanto l’osservanza regolare che finché visse trovò nell’obbedienza una guida e una compagna.
Non si risparmiò un attimo e si sottopose volentieri a penitenze corporee oltre a quelle che la vita religiosa inevitabilmente impone: torturò incredibilmente le sue membra con cilizi, digiuni e altre penitenze. Con questo stile di vita penitente ottenne il risultato di prevenire e rintuzzare gli assalti dei sensi e le attrattive della carne.
Innamorato del raccoglimento, concedeva gran parte del giorno e notti intere alla meditazione e alla preghiera e impegnava il tempo libero a scrivere le molte opere. Le sue opere furono pubblicate dopo la sua morte, alimentando o suscitando la pietà.
Cercò in ogni cosa la gloria di Dio e il bene delle anime. Visse sempre per Cristo sino alla morte, venerò con ardore la Vergine Maria, dicendo più volte che si sarebbe ritenuto fortunato, se fosse morto nel giorno consacrato al santo Rosario.
La grazia non gli fu negata; infatti, al sopraggiungere di quel desiderato giorno di festa, confortato dal sacramento degli infermi, salì alla gloria dei Beati.