17 – Il servo di Dio Edoardo Douglas
di P. Claudio Benedetti, 1903 – traduzione di P. Antonio Panariello, 1998.
Le date ufficiali
dal Catalogus Sodalium.
- Nascita = 01-dic-1819
- Morte = 23-mar-1898
- Professione = 08-dic-1849
- Sacerdote = 25-giu-1848
Il profilo (le date sono state conformate a quelle ufficiali)
Se si cerca un modello eccezionale di umiltà cristiana, si può fare il nome di Edoardo Douglas. Nato il 1° dicembre del1819 aEdimburgo, Edoardo ebbe per genitori due tra i più nobili e ricchi scozzesi, i quali, sebbene appartenenti alla chiesa anglicana, conducevano una vita integerrima secondo le loro capacità.
Appena l’età lo permise, la madre, premurosa, fece di tutto perché fosse pienamente istruito secondo il rango della sua famiglia. Nel suo fisico, per nulla robusto , spiccava una nobile indole. Disprezzava i piaceri, conservava l’innocenza, custodiva la sua dignità. Applicò l’intelligenza, ricevuta dalla natura e affinata negli studi letterari condotti in famiglia, alla giurisprudenza nella famosa Università di Oxford, finché non fu proclamato baccalaureato. Nutriva un vivo desiderio di conoscenza; da qui, con la grazia di Dio, gli venne la salvezza.
A 18 anni, dopo aver studiato nei libri le numerose dispute sulla religione, a poco a poco si accostò alla fede cattolica; affascinato dalla bellezza, cominciò a credere in Cristo presente nell’Eucaristia e ad onorare con particolare devozionela Vergine Maria, sua madre. Nutrendo progetti più grandi, venne a Roma; qui il 20 febbraio 1842, rinnegata l’eresia, approdò alla fede cattolica. Poco dopo, salpato alla volta della Palestina, visitò più volte con devozione i luoghi resi famosi dal passaggio di Cristo.
Tornato in Scozia, non desiderò altro che consacrarsi al servizio di Dio e per raggiungere più facilmente lo scopo venne un’altra volta a Roma. Ma per i rivolgimenti politici dovette fermarsi a Forlì, dove, passo dopo passo, attraverso i sacri ordini, arrivò al sacerdozio nel 1848. Sfogliando le opere di S. Alfonso, capì di essere attratto nella sua Congregazione. Per conoscere più sicuramente la volontà di Dio, si recò alla tomba del Santo Fondatore: nel celebrarela S. Messa, fu illuminato da una tale luce, che rotto ogni indugio, entrò nel nostro istituto.
Iniziò il noviziato a Sint-Truiden in Belgio e, terminatolo lodevolmente, emise i voti l’8 dicembre 1849. Mandato dai superiori in Inghilterra, lavorò straordinariamente per la gloria di Dio e il bene delle anime predicando e amministrando i Sacramenti. Più di tutti prediligeva gli ignoranti e i poveri, da padre zelante assisteva gli ammalati negli ospedali. Utilizzò fino all’ultimo spicciolo la consistente eredità ricevuta dai genitori per la costruzione o ristrutturazione di case dell’Istituto, per l’edificazione o restaurazione di chiese e per l’assistenza ai poveri.
Si adoperò con tutte le forze che l’edificio spirituale della vita comunitaria poggiasse su solide fondamenta; perciò si preoccupava che non ci si allontanasse dalle norme stabilite da S. Alfonso. Svolse vari incarichi tra elogi unanimi e stima; soprattutto a Roma dove era stato richiamato dal 1854. Fu Provinciale, fece parte dei Consultori Generali, diressela Casavicina alla chiesa di S. Alfonso. E’impossibile elencare in poche parole le virtù di questo sant’uomo. Fu così umile da desiderare di essere ignorato e considerato un niente. Uguale fu il suo amore per la povertà, onorò immensamentela Madredi Dio; nutriva un amore vivo per il Cristo sofferente, nascosto nell’Eucaristia; fu oltremodo obbediente; scrupoloso custode della castità.
Univa così bene la dolcezza alla fermezza che né la dolcezza lo privava della sua autorevolezza né la fermezza attenuava la sua dolcezza. Fu sempre coerente nel bene e nel male; il che fu evidente soprattutto nelle lunghe malattie. Convertì molti eretici alla verità cristiana, scrisse molte opere per il bene delle anime, opere che risultavano ben comprensibili, sebbene egli possedesse una vasta cultura.
Finché visse nell’Istituto, niente ebbe di più caro che imitare S. Alfonso. E vi riuscì: Edoardo non solo visse la santità di Alfonso nella sua persona, ma ancora, avanzando nella vecchiaia, con il ripiegamento del corpo e della testa, fu la copia perfetta del ritratto del Fondatore.
Il 23 marzo 1898 morì serenamente: preziosa fu la sua morte davanti a Dio. Il suo ricordo è radicato nei nostri cuori, perché siamo stati testimoni della sua eccezionale santità e gli siamo debitori della prosperità di questa Casa [Casa Generalizia].