Dumancela Atahualpa Basilio (Josè) redentorista

Fratello Dumancela Atahualpa Basilio (Josè) (1890-1978) – Italia.

Il 22 settembre 1978 è morto nella nostra casa di Pagani il Fratello coadiutore Josè, al secolo Basilio Dumancela Atahualpa, nato a Guasuntos (Ecuador) il 19 marzo 1890.
Tutte le volte che l’ho incontrato a Pagani, sia nel suo umile lavoro sia sul suo letto di dolore, vera croce negli ultimi tempi, anzi vero calvario, mi è sempre apparso come la immagine del vero Redentorista; del Redentorista uomo di preghiera, di attaccamento al lavoro, di spirito di grande sacrificio, di amore alla propria vocazione che sa esprimersi in mille modi nei tanti momenti della giornata.
Non è un elogio di occasione, di convenienza questo, perché tutti coloro, che sono stati con lui a Pagani e hanno avuto occasione di conoscerlo bene, hanno ammirato il suo spirito di preghiera. A Pagani era felice nel rendersi utile alla comunità che lo aveva accolto con tanto affetto e disinteresse. Gli fu affidata la pulizia della casa. Ha eseguito con gioia questo lavoro anche quando la malattia gli causava gravi disturbi.
Costretto a letto si dispiaceva di non poter essere utile. Fino agli ultimi giorni della sua malattia ha voluto assolutamente curarsi da sé per evitare disagi a confratelli e medici ai quali sorrideva sempre con grande gentilezza.
Fratello Florindo, al quale va la gratitudine di tutta la Provincia, è stato testimone delle sue sofferenze, della sua delicatezza.
L’ultima volta che sono stato a visitarlo, qualche giorno prima della morte, ringraziandomi mi ha confessato di offrire le sue sofferenze per la Provincia.
Tutta la Provincia lo ricorderà con affetto e riconoscenza.

P. Giuseppe Capone
Superiore Provinciale

Fratello Josè, di pura razza india fu sempre fedele alla vocazione. Inviato al Perù, come membro della Comunità di Piura, che passò prima ai redentoristi francesi e poi a quelli italiani della Provincia Napoletana: e fratello Josè restò con loro con loro. Dal 1956 è vissuto a Pagani.

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Altro profilo

Il 22 settembre 1978, nella nostra casa di Pagani, è morto il Fratello Coadiutore Josè, al secolo Basilio Dumancela Atahualpa, nato a Guasuntos (Equatore), il 19 marzo 1890 (data del passaporto) all’ombra del Cimborazo. Dalle rocce di questo vulcano assorbì la rudezza del carattere, la fermezza delle decisioni e la costanza nei propositi.
Abbracciò da adulto la vita religiosa, seguendo la vocazione redentorista nella provincia di Buga-Quito. Sotto la guida di un maestro francese, che seguiva la linea severa del P. Passerat, fece il suo noviziato e, il 2 agosto 1924, emise la professione religiosa.
Di pura razza india fu sempre fedele alla vocazione. Inviato al Perù, come membro della Comunità di Piura (che gli Equatoriani avevano costruita oltre frontiera, in previsione di una persecuzione religiosa) fratello Josè si distinse come cuoco e come religioso osservante.
Nell’anno 1930, i Redentoristi della Provincia di Buga-Quito cedettero ai Padri Francesi della vice Provincia di Lima la casa di Piura, e fratello Josè restò come guida per i nuovi arrivati. Il Rev.mo P. Murray lo aggregò alla vice Provincia di Lima.
Dopo 21 anni, la casa di Piura passa ai Padri italiani della Provincia Napoletana, e fratello Josè -che conosce bene l’ambiente – resta con loro. Il 26 luglio 1951, chiede al Superiore Generale p. Buijs l’aggregazione alla Provincia Napoletana che gli viene concessa in data 6 maggio 1952. Il suo sogno fu sempre di morire accanto alla tomba di S. Alfonso; un sogno che sembrava impossibile, ma che divenne realtà.
L’anno 1956, lasciò il Perù, e giunse a Pagani, ove è rimasto fino alla morte. Attese alla pulizia della casa fino alla sua ultima malattia. Era tormentato da vene varicose, ma se le curava egli stesso. Si trascinava in cappella, e continuava a lavorare, nonostante i gravi dolori.
Si svegliava alle 4 del mattino e, sulla sedia a ruote, si portava tra i primi in coro per la preghiera in comune. Piaghe da decubito; sofferenze che si moltiplicavano senza pietà. Era sul calvario, e mai una lagnanza. Soffriva in silenzio e pregando. Amava tanto la Congregazione che soffriva per la mancanza delle vocazioni; e si è immolato per la loro crescita.
Negli ultimi giorni (che furono mesi) confessava che era in croce con Cristo, ma non si lamentò mai. Un vero martire che credette ed amò il Cristo e la Madonna fino all’ultimo respiro.

P. Salvatore Meschino

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Profili tratti da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

Fratello Josè in una foto di gruppo con altri fratelli redentoristi: è vicino a fratello Onofrio (Salvatore) (foto in Archivio CSSR Materdomini).

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