Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
13. Difensore degli innocenti
Difensore degli innocenti
S. Alfonso, quando l’esigeva la gloria di Dio e il bene delle anime, opponeva ferma resistenza alle ingiustizie dei potenti, sia che si trattasse dei ministri del Regno (per es. Tanucci) sia che si trattasse dei tirannelli di provincia: egli andava sino in fondo, regolandosi come san Carlo Borromeo, suo esemplare ideale, che a fronte alta, senza batter ciglio, andava incontro agli stessi briganti. E conseguì col suo dignitoso coraggio non poche vittorie a dispetto dei subdoli giurisdizionalisti, che tramavano dietro le quinte.
Un pacifico uomo di Arienzo venne tradotto in carcere in base ad una falsa delazione. Il Governatore, un po’ credulo e un po’ interessato, si accingeva ad istruire frettolosamente il processo. S. Alfonso, detestando quella montatura, inviò il suo segretario al municipio per difendere l’innocenza dell’infelice. Il capo del comune si offese di tal passo e licenziò sgarbatamente don Verzella come un intruso in affari civili.
Sant’Alfonso non si chiuse nel silenzio, imbronciato. Bussò ad un’altra porta. Bruciando le tappe, espose la trama ordita al Conte di Cerreto, Filippo Caraffa, baiulo del Duca di Maddaloni.
L’intervento arrivò con le poste o per direttissima, come si dice nel linguaggio moderno.
Il Conte con grande deferenza notificava al santo pastore:
“In vista dei comandi di V. S. Ill.ma per il gentiluomo, subito ho scritto a codesto Governatore ordinandogli che a vista l’avesse scarcerato, e che l’informo da esso preso per istigazione, subito l’avesse dato alle fiamme: che si fosse astenuto prender danaro o altra regalia dal povero disgraziato; nè mai più avesse ardito alterare in simili informi le disposizioni dei testimoni.
Ecco dunque servita V. S. Ill.ma, cui prego di altri suoi comandi, mentre raccomandandomi alle sue orazioni, le bacio le mani”.
S. Alfonso esultò nel veder sollevato l’oppresso e richiamato al sentimento del dovere il Governatore e di aver incusso un bel po’ di tremarella ai lividi e vili calunniatori. (Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, pp. 55-56)
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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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