5 dicembre
Ognuno della Congregazione, deve essere indifferente circa lo stare in una casa o in un’altra. Noi siamo pellegrini, noi abbiamo lasciato tutto nel mondo, epoi ci vorremmo attaccare in Congregazione a qualche cosa? Il martire che sta carcerato per la fede di Gesù Criso forse dopo averlo dispregiato per amore di Gesù Cristo tutti i beni della terra, si attaccherà al carcere? Se ciò accadesse, sarebbe una follia. Noi siamo alla Congregazione, per martirizzare noi stessi, per domare le nostre passioni; dunque non ci dobbiamo attaccare al carcere, dobbiamo essere indifferenti a tutto: in tal modo si godrà la pace dello spirito; e se manca la consolazione esterna si proverà l’interna consolazione nel cuore. (S. Alfonso in Berruti, Lo spirito di S. Alfonso, Cap. 28, Napoli 1857).
- Avendo una volta S. Alfonso destinato un fratello laico nella nuova casa di Scifelli la comunità di Deliceto cui apparteneva non voleva perderlo per essere egli di molta utilità a quel collegio. Quindi si avanzarono molte rimostranze al Santo, perché avesse revocato l’ordine emanato. Egli però considerando il maggior bisogno di quella nuova fondazione, e volendo serbare i diritti della sua carica con la perfetta sommissione ai suoi ordini, si mantenne forte nella disposizione già data.
Da “Spigolature”, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
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