Di Netta Vito Michele redentorista

 P. Vito Michele Di Netta  (1787-1849) – Italia.

Nel 1811 il venerabile  P. Vito Michele Di Netta fu inviato in Calabria. Era nato a Vallata (Avellino) il 26 febbraio 1787, l’anno in cui S. Alfonso, pieno di meriti, scese nel sepolcro. Ereditò lo spirito genuino di questo grandissimo evangelizzatore popolare, che dedicò il suo Istituto alla evangelizzazione delle anime più abbandonate dei paesetti rurali.

Il Superiore Generale dell’Istituto, P. Pierpaolo Blasucci, a cui erano note le virtù maschie del giovane Irpino, lo inviò in questa difflcile missione, e il Di Netta, giubilante, scriveva allo zio arciprete: « Domani partiremo per le Calabrie… Io ne vado contento, perché ci scopro in questo la volontà di Dio». E rimase sul campo assegnatogli fino alla sera della vita: trentasette anni.

Il P. Di Netta non era un missionario improvvisato: da chierico, nei nostri collegi di studio, affidati alle premure sagge degli stessi compagni del Fondatore, era stato allenato alle dure fatiche. Temperato saldamente, pensò con gioia di appartenere al corpo di guardia speciale del Redentore.
Si trattava di marciare sino agli avamposti? Ed egli, infaticabile, col veliero battuto dalla tempesta, col baroccio tirato da buoi sonnolenti, sul dorso del mulo capriccioso, e più spesso a piedi, marciò da ottobre a giugno, per oltre sette lustri, baldo soldato di Cristo. Sotto il sole, tra il vento, sotto la pioggia sferzante percorse viuzze fangose, ansante, colla bisaccia in mano, seguito dal Fratello laico, che portava gli attrezzi della Missione.

Benché poveramente vestito, con ispida barba, era ovunque accolto come un angelo, egli che si riconosceva come «il ciucciariello della comunità tropeana». Terre di apostolato furono Molochio, Briatico, Drapia, Tresilico, Delianova, Pietramala, Sinopoli, Scidà, Amantea, Tropea, Nicotera, Gerace, Corigliano, Reggio e Catanzaro.
In tutti i paesi della Calabria, che amò come terra di elezione, bandì il messaggio del Vangelo con semplicità spoglia di ampollosità. L’ardente amore a Gesù Cristo gli dava eloquenza vibrante e persuasiva. Usava locuzioni familiari, ma i suoi concetti non erano superficiali; vi si avvertiva il travaglio delle lunghe meditazioni in ginocchio.
La prosa innocente, intessuta di testi biblici e patristici, incantava le donne analfabete e lo stesso filosofo Pasquale Galluppi.
Dio interveniva con una pioggia di grazie: fiorivano sul labbro del servo di Dio le profezie e le scrutazioni dei cuori. Predicava, confessava, nel margine del tempo pregava, e di notte si flagellava aspramente come un anacoreta. Non si accordava privilegi: toccava a lui il peggio: pretendeva la camera più scomoda, il cibo più dozzinale.

Si spense il 3 dicembre 1849, primo centenario dell’approvazione della Regola dei Redentoristi. L’aveva predetto sei mesi avanti: «Io morrò nel giorno di S. Francesco Saverio, apostolo delle Indie». E in quel giorno, al cospetto di tutta la comunità, col sorriso sulle labbra mormorò: «Eccomi qui, Gesù mio, eccomi… ». Si fece il segno di Croce, e partì colla letizia di un predestinato dai dolori della terra alla beatitudine del cielo.
I Calabresi lo ricordano ancora, e lo chiamano tuttora Padre.

P. Oreste Gregorio
S. ALFONSO, anno 1947, pag. 27.

Il Venerabile P. Vito Michele Di Netta (tela di Tuchov in Polonia), redentorista nativo di Vallata (AV) è ancora vivo nella memoria dell'Istituto Redentorist e a Tropea, dove è vissuto e ha operato per 37 anni.

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Il venerabile P. Di Netta per 37 anni ha evangelizzato le contrade della Calabria, usando ogni mezzo di trasporto e superando pericoli di ogni sorta. La tela del Gagliardi (in Roma Merulana) lo tramanda nel pieno di una tempesta di mare mentre egli rincuora e rassicura i suoi confratelli missionari.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

La tomba del Venerabile P. Di Netta nella chiesa del Gesù in Tropea: i fedeli pregano insistentemente per la sua beatificazione. Egli è chiamato "l'Apostolo delle Calabrie".
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