De Robertis Celestino redentorista

P. Celestino De Robertis (1719-1807). – Italia.

P. Celestino De Robertis (1719-1807).

Di questo santo soggetto si legge nel Catalogo della Congregazione quanto segue:

Nell’ anno 1745 ai 10 luglio fu ammesso al noviziato D. Celestino de Robertis, nato ai 19 maggio 1719 nella terra di Sieti nel comune di Giffoni in diocesi e provincia di Salerno, non ancora iniziato con verun ordine.
Fece l’ oblazione nelle mani del nostro Padre il dì 9 luglio 1746 nel collegio di S. Maria della Consolazione in Iliceto.
Morì in odore di santità nella nostra casa di Caposele ai 20 aprile 1807, di anni 88.
Era sì amante di Maria SS.ma che con una sua figurina operava prodigi; e volendo grazie le diceva: Fammi questo piacere».
La maggior parte del giorno la spendeva in orazione».

P. Celestino apparteneva ad una famiglia distinta per nobiltà e ricchezza: suo padre, Dottore in legge, lo aveva fatto studiar lettere; e conseguì prestissimo il diploma di Dottore in utroque; ma aspirava a ben altri combattimenti da quelli del Foro.

Un ritiro che egli fece a Ciorani decise della sua vocazione; ma fu obbligato a ritardare la sua entrata in noviziato per causa dei parenti.
S. Alfonso sostenne il suo coraggio con due lettere ammirabili sul dovere che abbiamo di farsi violenza:

«Sia lodato il SS. Sacramento e Maria Immacolata .
Ciorani 15 marzo 1744.
Essendomi pervenuta la notizia della buona risoluzione o inclinazione che V.S. aveva circa la sua vocazione, mi sono alquanto forte meravigliato che V. S. ha voluto comunicarla agli altri e non a me, ch’ era il più proprio, ritrovandomi Superiore.

E mi sono ancora alquanto rammaricato che vi fu data una risposta di molta dimora, per l’esecuzione della vostra vocazione: la quale dimora vi può essere di molto pericolo di perder la vocazione; mentre il demonio in questi affari, quando non può arrivare a distogliere, almeno procura di far pigliare tempo lungo, perché così gli è riuscito più volte di far  perdere a tanti le vocazioni più belle.

Come sento, la vocazione sua, secondo le circostanze, mi pare certo che fu da Dio; onde dall’eseguirla dipenderà certamente la sua eterna salute.
Pertanto la prego di procurare quanto più presto di abboccarsi costà con me, perché penso di farle abbreviare molto la via, se V.S. persevera nella buona volontà.

«Se Ella sta risoluta, non le mancherà il modo di venirmi a trovare, almeno con qualche pretesto, o di andare in altro luogo qui vicino, oppure di venire qua per un giorno a togliersi qualche scrupolo, o di fare un giorno di ritiro, o simile.

«V.S. è grande, ha giudizio, non le mancherà modo di venire: in queste cose, quando si tratta di obbedire alla voce di Dio, V.S. già intende che bisogna farsi animo e violenza; e non importa il disgustare tutti i parenti, purché si dia gusto a Dio e si assicuri l’ anima…..

«La prego, frattanto a raccomandarsi di nuovo a Gesù Cristo su questo affare, nelle comunioni e nell’ orazione di ogni giorno, la quale spero che V.S. non abbia lasciata; e se mai l’ ha lasciata, la ripigli con fervore, specialmente per l’ esito di questa risoluzione, e cominci una novena a Maria Immacolata, acciò la ispiri il meglio per la sua salute eterna e che più può consolarlo in punto di morte.

«Non credo che Ella non gradirà questa mia, colla quale dimostro tanta stima verso la sua persona e tanto desiderio di vederlo tutto di Dio.

«Le raccomando, quanto posso, la segretezza di questa mia e della sua vocazione con chi che sia; perché queste cose manifestate, il demonio ben trova modo d’ impedirle o raffreddarle, mettendosi esso a parlare per bocca d’ altri. Oh quanti così han perduta la vocazione ! e Dio non faccia che così V.S. si sia raffreddato!

«Ora basta quanto ho scritto; aspetto la risposta quanto più presto, e se V.S. sta in Napoli o in Sieti, mi faccia intendere per qual via sicura le ho da scrivere e rispondere, e dove in Napoli le posso far capitar la lettera di risposta, se mai mi scrive. Ma mi consolerei se venisse di persona. Non altro. Resto….

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!
Dev.mo ed obb.mo servitore
Alfonso De’ Liguori del SS. Salvatore
Rettore Maggiore

Il 7 aprile 1744 S. Alfonso gli scrive:

«Sia lodato il SS. Sacramento e Maria Immacolata!
Questa mattina appunto ricevo la sua carissima, e mi consolo che sinora ha conservato il buon pensiero ispiratogli negli esercizi.
«Se parlava con me, a quest’ ora già sarebbe forse fuori d’ Egitto. Non occorre che io mi dilunghi di più, perché è assolutamente necessario, per prendere la via corta, che parliamo a voce….

«Vedo che la risoluzione ancora dura, onde mi pare che la chiamata non possa più dubitarsi che sia di Dio: perciò il non obbedire ora deve farle temere qualche gran castigo; giacché Dio molto castiga chi disprezza queste grazie particolari e così grandi, che non si dispensano a tutti.

«In ricevere dunque questa mia, V.S. si doni di nuovo a Dio, mettendosi risolutamente tutto in mano sua, disposto a far tutto quello che le sarà consigliato da me; e venga fermo in questa risoluzione di metter tutta la sua volontà in mano mia, così circa la sostanza, come circa il modo e il tempo di eseguir la chiamata.

«Per queste risoluzioni così grandi, è necessaria  questa volontà risoluta; altrimenti darà modo al demonio o d’ inquietarlo sempre nell’ avvenire, o di fargli tanto procrastinare la risoluzione; sinché glie la faccia perdere, com’ è succeduto a tanti.

«Onde, subito che può, non perda nemmeno un momento di tempo a venire. V.S. non sarebbe il primo che sarebbe qui ricevuto da secolare e senza alcun Ordine, sempre che vi sono le condizioni convenienti e la volontà risoluta di esser tutto di Dio.

«Tra pochi giorni sappia che qui vi sono ricevuti più soggetti, partiti di casa loro senza dir niente ai parenti, ai quali affatto non siamo obbligati, in queste vocazioni, a manifestar le nostre risoluzioni; anzi, col manifestarcele, vi è gran pericolo di perder la vocazione, e colla vocazione la protezione di Dio e la salute eterna.

«Si metta dunque sotto i piedi ogni tenerezza dei parenti e faccia animo: Dio lo chiama, non a qualche posto di terra, ma al gran posto di santo. Sia attento ad essergli fedele; perché Dio poi, che è così grato e fedele, vedrà subito come le accrescerà la grazia che già le sta apparecchiando.

«Animo dunque, e pensi che, per questo Dio così amabile e che ha fatto tanto per l’ anima vostra, ogni cosa che si fa, anche il dar la vita, è poco. Attenda a dar con fortezza questo primo passo; perché a questo sarà legata la sua predestinazione e tutta l’ abbondanza dei favori, che appresso Dio le prepara nel tempo e nell’ eternità.

«La prego in questi giorni, prima di venire, se la faccia sempre o col SS. Sacramento o col Crocifisso in camera. Cerchi di sfuggire le conversazioni quanto più si può, e procuri trattenersi quanto più può a legger libri spirituali e a fare orazione, ricevendo quanto più spesso può la comunione, perché ha bisogno di forza per vincere tutti gl’ intoppi che le mette avanti l’ inferno; e questa forza, solo Dio ce la può dare.

«Quando si vede un poco raffreddato nella risoluzione, ricorra subito a Maria Immacolata con dire: Maria Immacolata, non mi lasciare; dammi forza di  essere fedele a Dio. E voltosi poi a Dio dicendo: Signore, io non sono più mio, già mi son donato a voi, datemi forza.- Faccia così, che vincerà sempre e sicuramente.

«Spero che, da questa mia, intenderà e gradirà il desiderio che ho di vederla santo e tutto di Dio: e così per gratitudine preghi Gesù Cristo che mi faccia tale, quale desidero V.S.

Non altro. Resto aspettandola coi miei compagni con desiderio grande. Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!
«Si raccomandi a S. Stanislao Kostha, acciocché le impetri fortezza di eseguir la vocazione, come questo santo giovinetto.
Viva Gesù e Maria!
Dev.mo ed umil.mo servitore
Alfonso Dei Liguori.

Un anno dopo D. Celestino all’ età di 25 anni, il 1745 entrò in noviziato e divenne presto grande missionario. Fu a Deliceto nel mese di luglio, ed ebbe P. Cafaro per Maestro di novizi.
Nel suo giornale così descrive i patimenti sofferti in quella casa in sfascio:

«Il vento, la pioggia, la neve penetravano da ogni parte, fin nelle celle e sui miserabili letticciuoli dei novizi. Per unico nutrimento del pan nero, una minestra ordinaria, delle fave, raramente un pò di carne e di cattiva qualità, per frutta qualche castagna; per vestiti abiti rattoppati».

Il P. De Robertis, sapendo bene di legge, accompagnò S. Alfonso in Napoli, allorché si impegnava di ottenere dal Re Carlo III l’ approvazione dell’ Istituto. Avuta la sospirata approvazione, S. Alfonso così scrive, in data del 24 febbraio dell’ anno 1781, al P. De Robertis, già rettore in Materdomini:

«Vi mando la grazia del ricevuto dispaccio. Andate nel Coro a ringraziare il SS. Sacramento e Maria Vergine. Quando più si disperava di ricevere una tal grazia, ricevuta l’ abbiamo per miracolo della Madonna. Miracolone!

«Sappiamo essere grati a Gesù Cristo ed a Maria SS.ma, acciocché Gesù Cristo e Maria Vergine mettano in piedi da capo l’ osservanza, perché in buona parte stavamo rovinati. Ora si ha da rinnovare tutta la Regola, perché finora poco si è atteso ad osservarla.
«La benedico, e vi abbraccio uno per uno.
Voglio che tutti mi rispondiate con quale allegrezza e con quali ringraziamenti a Dio avete ricevuta questa grazia.»

P. De Robertis era a Materdomini, quando S. Alfonso venne a vedere per la prima volta questa casa. E nei processi di Beatificazione depose molte notizie del Santo.
Disse che il Servo di Dio fu ispirato dalla Madonna a dipendere in tutto da Monsignor Falcoia, e perciò si obbligò sub gravi; che, angustiato per non poter ottenere dal Re l’ approvazione dell’ Istituto, non aveva sonno per una notte intera, ed aveva celebrata, la mattina seguente, la santa Messa con animo molto afflitto; e che un giorno il Santo fu discacciato di casa da un Ministro e con molta inciviltà.

P. De Robertis fu il confessore ordinario del Venerabile Notaio di Lioni D. Vincenzo Rocca, morto il 17 aprile 1824 con prodigi straordinari.

Nell’ Archivio del Collegio di Materdomini si conserva il suo teschio con queste parole: «Rettore P. D. Celestino De Robertis C.SS.R. morto il 1807 a Materdomini».

Vi è pure una lettera del Dott. D. Nicola Santorelli, che dice che P. De Robertis, riprovando altamente (giusto la tradizione del fu suo padre D. Raffaele), la molta iniquità che ai suoi tempi si osservava in Caposele, proruppe nel vaticinio, che doveva venir tempo di gran tremuoto, che avrebbe rovinato il paese. Ha la data del 16 marzo 1897.
Il tremuoto avvenne il 19 aprile 1850, e danneggiò tutto il caseggiato. Vi furono 11 morti….

Dice ancora, che un tempo stava già per morire, per maligna angina, suo zio D. Lorenzo Santorelli; quando fu dai suoi chiamato il P. Celestino.
Andato senza indugio, ed entrato nell’ atrio della casa, disse: «Pax huic domui et habitantibus in ea». Egli portava sempre addosso un quadretto con Madonnina, avvicinato dalle di lui mani il piccolo quadro alla gola dell’ infermo, e, dette alcune preci, avvenne che per istante, l’ infermo si alzò guarito!».
A Polla nel 1772 similmente guarì all’ istante una Conversa Clarissa.

Il 16 maggio 1760 S. Alfonso gli scriveva così:

«Viva Gesù e Maria!
A Sava ho destinato V.R. per Superiore, e che faccia la predica. Sento che a Giffoni sia succeduto più di uno sconcerto, ma non so con chi e perché. Avrei a caro che mi avvisaste.

«Per ora vi raccomando l’ osservanza, ma sopra tutto la dolcezza con tutti. Se poi vi è qualche cavallo duro di bocca, basta che appresso me l’ avvisiate – La predica non duri più di un’ ora e un quarto,  al più, qualche volta, di un’ ora e mezzo».

Il 4 giugno 1757 ebbe l’ ordine da S. Alfonso di lasciare la residenza di S. Angelo a Cupolo e portarsi a quella di Ciorani.  (Lett. Vol. 1 pag. 89; Berth 318 a 371.

Iscrizione del ritratto : R.P. Celestinus De Robertis C.SS.R. Sacerdos , vir perornatus in eo praesertim eluxit castimoniae singulari erga Deum et prossimorum salutem, flagrans charitas ardens Divinae gloriae, zelus observantiae regularis pereximium exemplar paupertatis praecipue et obedientiae sui contemptus quod blandiret nihil unquam appetiit Deiparae Virginis in primo istante sine labe conceptae, cuius ope multa perpatravit miracula cultor nulli secundus Prophetiae spiritu et  cordium perscrutatione donatus bonis meritis annisque cumulatus obiit tandem Domo S. Mariae Matris D.ni Caput Sileri die 20 Apr. 1808. aet. suae 88. Congr. vero 61.

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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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Profilo scritto da P. Oreste Gregorio

P. Celestino De Robertis, redentorista nativo di Sieti (Giffoni-Salerno), fu apprezzato e amato da tutti i confratelli, a cominciare da S. Alfonso, per la sua rettitudine e santità.
P. Celestino De Robertis, redentorista nativo di Sieti (Giffoni-Salerno), fu apprezzato e amato da tutti i confratelli, a cominciare da S. Alfonso, per la sua rettitudine e santità.

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