De Feo Raffaele redentorista

P. Raffaele De Feo (1838-1898) – Italia.

P. Raffaele De Feo (1838-1898)

Nacque in Avellino addì 29 maggio 1838. A 17 anni entrò in Congregazione e fece la sua Professione il 1° maggio 1856.

Compiuti tutti gli studi si ordinò Sacerdote il 10 marzo 1861, e morì in Ciorani il 29 dello stesso mese del 1898.

Raffaele De Feo sin dall’infanzia dimostrò un’illibatezza di costumi, tutta singolare. Allorché la sua pia genitrice lo conduceva in Chiesa per assistere alla S. Messa e per farlo confessare, formava l’edificazione di chi lo guardava.

Fatto grandicello, fu messo nel patrio Istituto, governato allora dai Padri Scolopii; e quo diede prove luminose della sua pietà e del suo ingegno, tanto che i suoi precettori non rifinivano di lodarlo e di additarlo ai suoi condiscepoli qual modello da imitare.

Chiamato per divina ispirazione alla nostra Congregazione del SS. Redentore in occasione di un corso di spirituali esercizi predicati dai nostri Padri in Avellino, sua patria, non trovò più pace, finché non venne appagato nelle sue sante brame.

Terminati gli studi filosofici, fu ammesso al Noviziato; e quivi sotto la direzione del virtuosissimo P. Ammirati, allora Maestro dei Novizi, attese con diligenza alla religiosa professione.

Emessa l’oblazione (il 1° maggio 1856), fu applicato agli studi teologici, nei quali fece meravigliosi progressi. Lo studio però non lo distolse punto dalla pietà, anzi fu per lui uno stimolo per crescere sempre in essa, tanto che appena asceso al sacerdozio (il 10 marzo 1861), chiese ed ottenne insieme con altri Padri di potere andare alle Missioni Esteri degl’Infedeli.

Già ne aveva apprese le lingue, già era in procinto di partire, quando ne fu impedito dalle turbolenze del 1860.

Tornato in patria per ordine dei Superiori, si addisse tutto all’apostolato del suo ministero, e con Missioni, unendosi talora per la nequizia dei tempi anche ai Preti secolari, e con altri vari generi di predicazione, e con assistere assiduamente al confessionale.

La sua parola era fluida, dotta, dolce, insinuante e pratica. Tutti di ogni ceto correvano ad ascoltarlo, e ne restavano meravigliati e commossi. La sua carità rapiva i cuori; con ansia era ricercato anche da Sacerdoti e da Sacre Vergini e per confessore e per direttore.

Ed il caro Padre ad imitazione di S. Paolo, si faceva tutto a tutti per tutti guadagnare a Gesù Cristo. Dove scorgeva il vantaggio spirituale del prossimo, ivi accorreva volentieri.

Le infermità od altri ostacoli non lo rattenevano punto. L’allora Vescovo di Avellino Mons. Gallo, volle che prendesse la direzione della Chiesa della Salette, sita nel borgo più corrotto della città di Avellino, ed egli prontamente ubbidì.

Il bene che operò nei vari anni di sua rettoria, ognuno potrà immaginarlo, bastava mostrarsi nei litigi, nei baccani per veder tutti composti ed ammutoliti. Tanta era la venerazione che gli portavano!

In mezzo a tante apostoliche fatiche il virtuoso Padre, venne chiamato dai Superiori della Congregazione, e designato uno dei confondatori del Collegio di Avellino. Ivi dimorò per 5 anni e più; poi traslocato in qualità di Superiore nel Collegio di Angri; di là dopo un triennio passò a Ciorani come Rettore, il 9 maggio 1890.

E da Superiore e da Rettore egli si mostrò ammirabile. Umile coi Soggetti, pieno di carità, allorché dovea negare un permesso lo si vedeva soffrire. Nemico del fasto e dell’ostentazione, cercava il nascondimento.

Sollecito sempre della prosperità del Collegio affidatogli, non lasciava mezzo intentato. Sotto la sua cura venne restaurato per intero il Collegio di Ciorani, reso per dir così un mucchio di rovine nel tempo della Rivoluzione.

Infaticabile sempre anche da Superiore usciva quasi di continuo in Missione e per altri apostolici ministeri. Dovunque il suo zelo, la sua dottrina, la sua virtù raccoglievano frutti abbondanti.

Le due Provincie del Principato Ultra e del Principato Citra, le province di Napoli, Caserta, Benevento, Cosenza, Catanzaro, Reggio ricordano con riconoscenza il suo nome.

Impiantato in Ciorani nel 1891 di bel nuovo il Noviziato, il caro Padre nutriva una speciale predilezione pei Novizi della Congregazione. Con essi trovava tutto il suo pascolo: volentieri li accompagnava al passeggio, si tratteneva in ricreazione.

Quando lo si vedeva coi Novizi, poteva dirsi uno di loro, tanto era la pietà, la semplicità, il raccoglimento, che si appalesavano nei suoi tratti.

Osservante esatto delle Regole, ne vigilava nei sudditi la pratica. Alla mattina sempre egli il primo all’Orazione, in cui alle volte protraeva le ore intere.

Per gli altri permetteva dispense, per sé mai; lo si vedeva mortificato nel vitto, benché deteriorato in salute, povero negli abiti, e delle sue biancherie volentieri se ne privava per darle ai suoi sudditi.

Coi poveri era tutto cuore, specialmente coi poveri ammalati e vergognosi. Non di rado li soccorreva del suo, manteneva famiglie indigenti con pensione mensile.

Splendido per la Chiesa, ne cercava il sommo possibile decoro. Non si accontentava di arricchirla di arredi sacri, ma nelle feste egli stesso dirigeva gli apparati, ed in questo aveva un gusto squisito.

Per le sacre funzioni ci aveva un immenso trasporto. E quando all’altare si vedeva circondato dai Padri e dalla eletta schiera dei Novizi e degli Studenti che formavano pure la delizia del suo cuore, e che qui furono istallati nel 1895, era tutto in gioia.

Un rettore di tal fatta poteva non esser amato dai suoi? Ah! Certamente per lui nutrivano ogni amore, stima e rispetto. E se alle volte venivano corretti con un certo che di asprezza, essi non si accoravano, né in cuor loro perdevano punto dell’amore e del rispetto, ben conoscendo che era di coscienza delicatissima. (P. Aquino).

Eppure chi l’avrebbe detto? Un Rettore così buono, così virtuoso, e cotanto amato e stimato doveva essere rapito tutto all’improvviso alla diletta sua Comunità!

Reduce da Salerno, ove con frutto grandissimo aveva predicati gli Esercizi al Clero, mentre si apparecchiava a nuove apostoliche fatiche nella notte dal 28 al 29 marzo 1898 venne sorpreso da apoplessia totale.

Egli fu trovato non nella sua stanza, ma nella sagrestia del Collegio, giacente a terra con disciplina a fianco e altri strumenti di penitenza e cinto ai lombi di una fascia a guisa di catenella. Segno che egli era anche martire di penitenza!

Raccolto semivivo e messo a letto, furono adoperati tutti i rimedi dell’arte salutare, ma riuscivano inutili. Di modo che alle 4 p.m. entrò dolcemente in agonia, e alle 8 e 3 min. del 29 marzo spirò la sua bell’anima in seno a quel Dio che aveva sempre amato, e ove speriamo dimora per sempre.

La notizia della morte si sparse come un baleno pei Paesi d’intorno a Ciorani, ed ogni ceto di persone lo piansero. Le esequie furono solenni secondo lo permetteva la povertà del Paese. (P. Aquino).

Ad Avellino per mancanza di Fratelli Laici P. De Feo faceva la cucina per mesi interi e cucinava bene, e tutti i servizi di Comunità. (P. Domenico Cianciulli)

Nel 1897 predicò la Novena dell’Immacolata nella nostra Chiesa di Pagani e lasciò gran nome di sé.

Fratello Gaetano Annunziata, che stette molti anni a Ciorani, mi diceva che P. De Feo era un santo, che leggeva i suoi pensieri perfettamente e che nel letto aveva trovato cardi, spine e cilizi, e molto sangue vicino al tavolino per le discipline fatte. P. Petrone mi dice ancora che la morte fu rivelata a P. De Feo, e perciò si portò a piè della Madonna…

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Profilo tratto da Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone –
vol.2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista.
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P. Raffaele De Feo, originario di Avellino, fu anche uno dei fondatori della Casa redentorista nella sua città. Stimato missionario e apprezzato direttore di spirito. Morì da rettore a Ciorani nel 1898, di morte improvvisa. la foto lo ritrae nel gruppo della Comunità di Ciorani nel 1895.
P. Raffaele De Feo, originario di Avellino, fu anche uno dei fondatori della Casa redentorista nella sua città. Stimato missionario e apprezzato direttore di spirito. Morì da rettore a Ciorani nel 1898, di morte improvvisa. la foto lo ritrae nel gruppo della Comunità di Ciorani nel 1895.

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