De Feo Alfonso redentorista

P. Alfonso De Feo (1869-1947) – Italia.

Il dinamico Padre Redentorista Alfonso De Feo, sabato 18 ottobre 1947, si addormentava serenamente nel Cuore Eucaristico di Gesù nella solitudine del collegio di Ciorani. Era stanco; aveva bisogno di riposo: un riposo premio di tanti meriti e di tante fatiche.
Il nome di Alfonso De Feo è indissolubilmente legato ad opere colossali e imperiture. Sacerdote di Dio dal 21 dicembre 1891 ebbe accesa nel cuore la fiamma dello zelo apostolico; fu l’apostolo del Cuore Eucaristico. Napoli ammirò, lodò, apprezzò il suo apostolato, e fu travolta dalle fiamme cocenti del suo zelo. Avellino e Teano divennero centri irradiatori di tale devozione. Migliaia di opuscoletti e milioni di medaglie si diffusero rapidamente nel mondo. Malta e Campagna lo videro una sola fiamma di fuoco nei Congressi Eucaristici.
Tenero figlio di S. Alfonso e devoto confratello del beato Gerardo, cercò con ogni industria di farli conoscere ovunque. Rettore del Collegio di Materdomini vi prendeva possesso il 10 aprile 1901. I1 suo animo di fuoco, la sua mente perspicace, il suo occhio lungimirante, il suo carattere operante e sprezzante degli ostacoli, lo spinsero ad operare con sapienza e senza indugio.

Giovanissimo — aveva 32 anni, essendo nato a Volturara Irpina il 1 marzo 1869 — intraprendeva un’opera che rimarrà immortale nei fasti del Collegio di Materdomini e nella storia della Provincia di Napoli : la pubblicazione del periodico: « Beato Gerardo Majella ». Il primo numero fu stampato a Salerno, e vide la luce nel giorno di S. Alfonso, il 2 agosto 1900. Nell’anno seguente la tiratura aveva già raggiunte le 4.000 copie. Fu benedetto dal Generale dei Padri Redentoristi, Mattia Raus, dal vesc. di Avellino, mons. Serafino Angelini e, il 3 novembre 1903, da Pio X, quando il De Feo, in una udienza particolare, gli umiliava tre puntate. In pochi anni il bollettino si diffondeva per l’Italia. Oggi cinque nazioni lo leggono nella propria lingua: l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo e le Americhe.
La creazione del Bollettino esigeva lo stabilimento tipografico; e il P. De Feo, superando difficoltà e ostacoli, lo creava a Materdomini: il 27 marzo 1905, veniva alla luce la prima edizione salutata dal sonetto del fondatore: «Viva la stamperia!».
Per la spedizione del bollettino occorreva un servizio postetelegrafico, e il P. De Feo l’ottenne; per l’incremento del Santuario era indispensabile un albergo per i pellegrini, e lo fece, aprendo anche un ristorante per le loro esigenze. Nel 1904 fece sorgere anche una rivendita di tabacchi.
Concorse in una maniera tutta particolare, col Postulatore P. Benedetti, alla canonizzazione di S. Gerardo, che avvenne durante il suo rettorato, l’11 dicembre 1904, mentre nel 1902 aveva già fondata, accanto alla tomba di fratel Gerardo, la Pia Associazione Gerardina, ottenendo da Pio X ricche indulgenze. Nel 1925 tentava il primo Congresso Gerardino.

È impossibile dir tutto di quest’uomo. Ogni pietra, angolo, ogni accessorio del Santuario parla del Rettore Alfonso De Feo, poiché è stato lui, proprio lui il creatore e il fondatore del Santuario di S. Gerardo.
Materdomini ricorderà sempre quest’uomo fattivo e virtuoso e lo considererà come padre, poiché si deve a lui, e a lui solo la conoscenza dell’umile alpestre borgata.

Il nome del P. Alfonso De Feo è legato a quello di S. Gerardo, e come è imperituro il nome di Gerardo Majella, così sarà sempre vivo quello dell’apostolo, del fondatore, del dotto, del virtuoso Redentorista P. De Feo.

P. Bernardino Casaburi
in S. GERARDO, anno XLVII, novembre-dicembre 1947, pag. 122.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

Il nome di Alfonso di P. De Feo, redentorista, è indissolubilmente legato ad opere colossali e imperiture: la devozione al Cuore eucaristico di Gesù, la fondazione della tipografia presso il Santuario di San Gerardo, la rivista di San Gerardo. Un’attività gigantesca.
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 Altro Profilo

Il P. Alfonso De Feo nacque il 1 marzo 1869 a Volturara Irpina, terra fertile di ingegni forti come il P. Alessandro De Meo redentorista, autore degli annali del reame di Napoli in 12 volumi. Orfano di padre sin dall’infanzia, aveva compiuti gli studi filosofici e teologici per avviarsi al sacerdozio con soddisfazione della pia madre.
Rapito dall’ideale missionario alfonsiano, decise di abbracciare la vita religiosa. Enorme fu il disappunto dei parenti che cercavano di dissuaderlo. Con coraggio e fermezza volle essere annoverato tra i discepoli del Liguori, per dedicarsi, con tutte le proprie energie, alla salvezza delle anime rurali più abbandonate.
Nella estate del 1890 fu inviato a Marianella per il noviziato, diretto dal lucano P. Filippo Manfredi (1840-1894), religioso esemplare e prudente. Il suo nome di battesimo era Giuseppe, ma nella professione dei voti, emessa il 23 agosto 1891, volle assumere il nome di Alfonso per devozione verso il fondatore. Espletato il tirocinio pastorale, il 21 dicembre dello stesso anno, venne ordinato sacerdote dall’Ecc.mo Mons. Luigi Del Forno, vescovo di Nocera Inferiore.
Per la sua dedizione alla osservanza regolare e al lavoro e per la sua vivida intelligenza il novello levita, a soli 24 anni, fu assegnato a Ciorani col compito della formazione dei novizi. Erano questi: Pasquale Jacovetti, L. Franco, Vito De Ruvo, L. Ruotolo e C. De Simone.
Si preoccupò anzitutto dei convenienti restauri della sede. Per l’acquisto di un Crocifisso osò rivolgersi direttamente, il 21 dicembre 1893, al Vicario Generale P. Mattia Raus, in questi termini: «Vi era anticamente, in fondo al corridoio grande di questo noviziato, un bellissimo e divotissimo crocifisso in grande su tela, secondo la idea del nostro Santo Padre Alfonso. Poi non si è trovato più. Ne scrissi in Napoli al nostro P. Bozzaotra (esclaustrato) per una tela vecchia almeno, su cui fosse dipinto in grande un Crocifisso, per sostituire quella smarrita. Il P. Bozzaotra mi risponde che dispone di un bellissimo crocifisso, non dipinto, ma a rilievo, e che lo darebbe a un prezzo discretissimo. Ora non dispongo di niente, niente, anzi sono in debito. Se la Paternità sua amorevolissima ci donasse i mezzi per poter acquistare detto uCrocifisso, ci darebbe il più grande tesoro. Una immagine espressiva, divotissima come quella propostaci oh! quanti frutti di santo amore apporterebbe nel cuore di questi ed altri giovani novizi; sarebbe fornace di amore. Per ottenere questa grazia sto facendo fare da questi Novizi specialissime e fervorose preghiere. Sono più che certo che la bontà della Paternità Sua ci consolerà ».
Il Maestro, avuto il denaro, poté con radiosa felicità sistemare il gran Crocifisso in fondo al corridoio, come si trova tuttora a Ciorani.

Nel 1893, il chierico redentorista  Pietro Barone (1870-1946) fece giungere al P. De Feo un pezzettino di osso del B. Gerardo ardentemente bramato. Sembra che quello sia stato il primo incontro reale del P. De Feo col Majella.
Nel 1900, gli fu affidata  una missione ardua e rischiosa, temuta da elementi più provetti: il superiorato di Materdomini, la cui esigua comunità era riguardata con freddezza dalla curia arcivescovile di Conza e, per giunta, era avversata dal superstite carbonarismo  locale.
Il nuovo superiore si industriò con tatto di smussare gli angoli con le autorità ecolesiastiche e civili, e stabilire rapporti amichevoli. Resosi consapevole dei problemi più urgenti da risolvere, non si disanimò. Fu riparata una cisterna, la cui acqua era adibita per gli usi della casa; venne rifatta la tettoia pericolante; furono poste le finestre al secondo e terzo piano; le stanze furono rese più comode.

Ma la cosa che più gli fu a cuore era la fondazione di un giornaletto mensile per illustrare la vita del B. Gerardo, e raccogliere offerte a beneficio del santuario. Il permesso gli fu concesso dal P. Ernesto Bresciani, visitatore straordinario della Provincia Napoletana: nasceva così il periodico “ S. Gerardo Majella” e, nel 1905, la tipografia, altra importantissima opera del P. De Feo.

Nella storia del culto al Cuore Eucaristico di Gesù il suo nome è scritto a caratteri d’oro. Per più di un cinquantennio consacrò il meglio delle sue energie apostoliche per il trionfo della nobilissima devozione. Alieno da ogni insulsa vanità e ambizione personale, spinto solo da uno slancio apostolico che sa di prodigioso, dominato da una sete inestinguibile nel servire questa causa, ideale supremo della sua vita, percorse città e paesi, valli e monti, pianure sterminate, non curando stanchezza e sofferenza, pur di accendere ovunque il fuoco dell’Amore eucaristico che lo divorava.
In pochi anni riuscì a fondare Confraternite e Sodalizi in moltissime città e paesi; e, già nel 1912, si contavano ben cinquemila iscritti alla sublime Devozione!
La parola e gli scritti del P. De Feo somigliavano al fuoco, risvegliando ovunque altro fuoco. Nelle sue « Ore di adorazione » (ne diede tre alle stampe per centinaia di migliaia di copie) riscontra nel Dono del Cuore Eucaristico un palpito infinito di bontà, che spinge a ricambiare tenerezza con tenerezza, dono con dono, immolazione con immolazione.
Nei suoi «Rapporti sulla Devozione al Cuore Eucaristico di Gesù », presentati e letti rispettivamente al Congresso Eucaristico Internazionale di Malta (1913) e a quello diocesano di Campagna (1925), mette a punto l’oggetto formale della Devozione e ne esamina la vera fisionomia, nelle dimensioni che le conferisce la sacra Teologia.
Altri scritti, dati alle stampe in decine di migliaia di copie, arricchiscono l’attività ascetica del P. De Feo: « Apparecchi e Ringraziamenti alla Santa Comunione », « Veni-mecum per le anime devote del Cuore Eucaristico di Gesù », « Il quarto giovedì del mese dedicato al Cuore Eucaristico di Gesù», e miriadi di fogli di propaganda, manifesti, programmi, avvisi…, e una infinità di lettere private, dalle quali emergono, unitamente alla bellezza della sua anima satura di Eucaristia, la bontà nobilissima e la squisita umanità del suo gran cuore.

All’atto della esumazione delle spoglie  mortali del venerato Padre (a 10 anni dalla morte), mentre la terra restituiva scarnificate e divise tutte le ossa, la mano destra, tenacemente unita all’avambraccio, ne usciva inconsunta e flessibile, stringendo il Crocifisso e la Corona… Il tempo, che aveva tutto disfatto, risparmiava quella mano che per mezzo secolo aveva tanto e così bene celebrato le glorie del Cuore Eucaristico di Gesù. 

P. Oreste Gregorio e P. Alfonso Barba
in S. GERARDO, anno LXXV, dieembre 1975, p. 183.

P. Alfonso de Feo, apostolo del Cuore Eucaristico. – Nella storia del culto al Cuore Eucaristico di Gesù il suo nome è scritto a caratteri d’oro. Per più di un cinquantennio consacrò il meglio delle sue energie apostoliche per il trionfo della nobilissima devozione.

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Altro Profilo

Il 20 ottobre 1947, il P. Alfonso De Feo, a Ciorani, rendeva serenamente l’anima al Signore.
Era nato a Volturara Irpina in provincia di Avellino, il primo marzo 1869, da una famiglia di professionisti molto buona e religiosa.
Vispo, d’ingegno sveglio, amava appassionatamente i divertimenti, che lo avrebbero senz’altro traviato, se il Signore non gli avesse data per madre una donna di squisiti sentimenti religiosi che vennero trasfusi nobilmente e profondamente nell’animo del piccolo Giuseppe e che gli fecero sbocciare la vocazione allo stato religioso.
Ventiduenne entrò nell’Istituto liguorino. Il 23 agosto del 1891 emetteva i voti religiosi e, solo dopo sei mesi di vita claustrale, veniva consacrato sacerdote, il 21 dicembre dello stesso anno. Portò all’altare, colla profonda intelligenza e collo spirito genuinamente alfonsiano, un alto patrimonio di virtù per cui, giovanissimo ancora, i Superiori lo assunsero a cariche di massima responsabilità e di fiducia.
Ovunque profuse il suo spirito focoso, intraprendente, dinamico, fattivo; ovunque impresse l’orma delle sue chiare doti di mente e di cuore, fatte per compiere grandiose, ardue imprese, che tuttora cantano la sua intensa attività.

Tre fiamme divoratrici caratterizzarono la sua preziosa esistenza: quella per S. Gerardo Maiella, quella pel Cuore Eucaristico di Gesù, e quella per S. Alfonso.
Il paesetto di Materdomini, il Santuario di S. Gerardo e le annesse opere gerardine, la tipografia colle macchine motorizzate e una sufficiente quantità di caratteri, il numero stragrande di abbonati al periodico «S. Gerardo», l’ufflcio postale di seconda classe con telegrafo, lo reclamano come fondatore e ci parlano della sua ferrea volontà, della sua tenacia e larghezza di vedute.
Aveva ideata e progettata la tramvia Lioni-Materdomini ed altri mezzi di trasporto, per un più facile accesso al santuario; ma fu chiamato dai Superiori ad altri uffici più delicati, che gliene impedirono l’attuazione.
La seconda fiamma fu la diffusione della devozione al Cuore Eucaristico di Gesù. Le varie Ore di adorazione, i molti e svariati foglietti ed altre operette, la viva e illuminata parola attestano quale fuoco ardesse nel suo petto. Bella fu l’idea dei confratelli: al capezzale della sua salma posero un quadro del Cuore Eucaristico di Gesù.
La terza fiamma fu per il nostro Fondatore e Dottore S. Alfonso. Fu un amore che seppe trasfondere in elette schiere di giovani ghe passarono sotto il suo governo, per i nostri Collegi di Ciorani e Pagani, fucine di santi.

Questo spirito prettamente alfonsiano lo spinse ad ardue fatiche di apostolato tra il popolo meridionale con istruzioni e prediche. Sono migliaia i Sacerdoti e le Suore a testimoniare quanto era evangelica e calda la parola del P. De Feo, e quanto erano prudenti e illuminati i consigli nella direzione delle anime. E ciò con sentita soddisfazione dei vescovi che dovunque lo invitavano. 

P. Luigi Fajella
in S. ALFONSO, 1947, pag. 93.

Tre fiamme divoratrici caratterizzarono la preziosa esistenza del P. Alfonso De Feo: quella per S. Gerardo Maiella, quella pel Cuore Eucaristico di Gesù, e quella per S. Alfonso.

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