De Bonopane Vincenzo e Fabio redentoristi

De Bonopane Vincenzo e Fabio redentoristi – Italia.

Fratelli De Bonopane Vincenzo studente (1743-1764 )
e Fabio sacerdote (1740-1796)
 

Nell’ anno 1757 studiavano nel Seminario di Avellino, i due fratelli Fabio e Vincenzo Buonopane, nativi di Grottaminarda, ragguardevoli non meno pei loro talenti che per la loro pietà.
Fabio aveva 17 anni. Vincenzo non ne aveva che 14.
Appartenevano a nobile e ricca famiglia, onoratissima nel loro paese. La madre era morta da due anni. Pasquale loro padre, essendosi riammogliato, aveva avuto da queste seconde nozze un gran numero di figliuoli.

Ora avvenne che dopo una missione alla quale assisterono Fabio e Vincenzo che si volevano moltissimo bene, decisero ambedue, senza comunicarsi il loro pensiero, ed entrar nella Congregazione.
Durante le vacanze avendo Fabio ottenuto dal padre il permesso di andare a far gli esercizi spirituali a Materdomini, disse a suo fratello, abbracciandolo: «Vado ma per entrare in Noviziato»Verrò a raggiungerti, gli rispose Vincenzo.

Difatti Fabio chiese l’ ammissione, e fu mandato da S. Alfonso al Noviziato di Ciorani. (ma forse fu a Deliceto).
Vincenzo rientrò nel Seminario di Avellino, dove si distinse tra tutti per una pietà ed una purità veramente angeliche.
Il genitore alla vocazione di Fabio fu molto contrario; tuttavia lasciò che si godesse il noviziato, persuaso che ne avrebbe presto fuggito le prove e i rigori; quando ad un tratto si sparge per il paese la notizia che Fabio sputa sangue, e che muore di consunzione.
Il povero padre mandò immediatamente al Noviziato Vincenzo e il suo Medico per ricondurgli il malato. Era un falso allarme: Fabio stava benissimo e non aveva voglia di lasciare il Noviziato.
Ma ecco un’ altra delusione per il Medico: sul punto di partire Vincenzo dichiarò che anche lui voleva restare nel Noviziato, ma i Padri ricusarono di riceverlo, almeno per il momento, per non inasprire suo padre.
Ed avevano ragione, poiché, udendo che Fabio restava in Noviziato, e che Vincenzo voleva unirsi a lui, il povero padre perse addirittura  il lume degli occhi. Rimandò Vincenzo al Seminario, protestando che non darebbe mai il suo consenso alla entrata di lui in religione; e quanto a Fabio risolvette di mettere in opera il mezzo supremo per impedirgli di pronunziare i voti, vale a dire di ricorrere al Re; e per agir con più efficacia sul Consiglio Reale se la intese col Barone Sarnelli, di cui gli era nota l’animosità contro i Padri di Ciorani.

Le cose erano a questi punti quando il venerdì 17 Novembre 1758, allo spuntar del giorno, essendo Pasquale Buonopane assiso sul letto, scorse nella sua camera uno sconosciuto vestito come i Missionari del SS. Redentore. Appena alzati gli occhi sopra di lui, udì uscire dalla sua bocca questo avvertimento severo: «Cessate di spronar vostro figlio Fabio ad uscire dal Noviziato; e neppure opponetevi più alla vocazione di Vincenzo perché è il Signore che lo chiama alla Congregazione per farne un santo. Iddio vi proverà presto negli altri figli, ma rassegnatevi alla sua volontà, ed egli ve ne concederà altri in luogo di quelli che vi domanda».
Pronunziate queste parole con voce chiara e distinta, lo sconosciuto disparve. Pasquale si domandò costernato, se era desto o sognava, se aveva veduto un essere reale o un fantasma creato dalla sua immaginazione; ma non stette molto in forse.
Dopo qualche ora un suo figlio di 5 anni cadde in una caldaia di acqua bollente e non sopravvisse 24 ore a questo accidente. Non era questa la prova annunziata dal misterioso visitatore ?

Da quel momento Pasquale cessò di contrariare la vocazione dei suoi figli. Non si trattò più di ricorrere al Re; il Barone Sarnelli dovè riporre nelle sue cartelle la domanda insidiosa che serviva sì bene ai suoi rancori, e Fabio pronunziò i suoi voti di religione il 25 del seguente dicembre.
La casa del Buonopane divenne il caritatevole ospizio dei compagni di S. Alfonso quando nelle loro corse apostoliche li sorprendeva la notte; e Pasquale faceva sempre una festa nel preparar loro la tavola.

Nondimeno gli costava troppo il separarsi dal suo Vincenzo, il suo idolo, il suo angelo, il ritratto parlante di quello ch’egli aveva perduto. Pensava che di complessione debole come la madre, il giovane non avrebbe mai potuto sopportare il regime austero della Comunità. Lo tenne dunque altri tre anni nel Seminario di Avellino, dove Vincenzo fece mirabili progressi nella virtù, e si confermò ognora più nella volontà di darsi tutto a Dio; ma come trionfar dell’amor paterno e delle sue resistenze?
Fabio espose un giorno a S. Alfonso le difficoltà che incontrava il fratello per corrispondere alla chiamata di Dio. «Siamo tutti tanti fuggiaschi, rispose il Santo: il povero figliuolo dovrà senza dubbio far come noi, cioè fuggire dalla casa paterna».
Ma il Signore dispose altrimenti. Una sera Vincenzo se ne stava ritirato in camera sua, trasformata da lui in oratorio, e pregava con fervore dinanzi al Crocifisso. Chiedeva a Dio di toccare il cuore del padre, poi armatosi di grossa corda, cominciò a flagellarsi senza misericordia. E poiché la sua camera si trovava nella parte più remota della casa, non poteva essere udito: ma Iddio volle che in quello stesso momento Pasquale capitasse in quel quartiere. Il rumore della disciplina attirò la sua attenzione, aprì la porta e vide suo figlio battere con una grandine di colpi la sua carne innocente. Si allontanò senza dire parola, piangendo e mormorando: «Va, va, o figlio, dove Dio ti chiama».

Dopo qualche tempo una carovana di Missionari in cammino per le Puglie, si fermò in casa di Pasquale per passarvi la notte. La mattina dopo, alla partenza dei Padri, Pasquale disse al Superiore: «Prendete con voi il mio Vincenzo, e conducetelo al Noviziato di Deliceto». Così terminò questa lotta.
Vincenzo prese l’abito della Congregazione il giorno di Natale 1761; e fu ammesso alla professione il 6 Gennaio 1763.

S. Alfonso con una sua lettera lo esorta a stringersi sempre più con Gesù Cristo che lo vuole santo:

Viva Gesù, Maria e Giuseppe !
Mi consolo della vostra consolazione. Ecco già siete arrivato a quel che tanto tempo avete desiderato.
State attento ora di non far fare qualche risata al demonio. Stringetevi sempre con Gesù Cristo e con la Madonna, e non andate cercando consolazioni sensibili.
Quando vi sentite arido e svogliato, aiutatevi colle preghiere e con offerta di voi stesso. E non dubitate che Gesù Cristo vi vuol santo.
Mi dispiace che per causa vostra avrò perduta la grazia di Mons. Martinez (Vescovo di Avellino), ma appresso spero che si quieterà.
Vi benedico, e raccomandatemi ogni giorno a Gesù Cristo dopo le  comunioni.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe !
Fratello Alfonso del SS. Red.re

Vincenzo divenne davvero un santo, un altro S. Luigi Gonzaga nel noviziato e per pochi anni di studio a Materdomini. Di una purità angelica, si mortificava come il più gran peccatore.
Un suo compagno novizio scriveva al fratello:  «Discipline a sangue, cilizi, catenelle di ferro, erbe amare, digiuni a pane ed acqua il venerdì e il sabato; niente era per lui troppo duro ed aspro. Con tutto ciò faticava indefessamente, sempre pronto a rendere altrui servigio ed era solito cantare: Mondo più per me non sei».

Dotato di animo nobile e penetrante, la teologia lo attirava per la sua grandezza e beltà. La sua vita mortificata unita allo studio e alla fatica consumarono a poco a poco quel fragile corpo.
Presto l’etisia fece dimagrire il suo bel viso: suo padre volle condurlo a Napoli per consultare un medico: «Fratello, disse Vincenzo ad un amico, Dio mi caccia dalla mia cella per cagione dei miei peccati; pregate per me». Si prostrò, baciò la terra, e si rialzò, dicendo: «Sia fatta la santa volontà del Signore!»
Qualche giorno dopo, il 7 Febbraio 1764 dolcemente spirava nelle braccia del nostro P. Ferrara. Non aveva che 21 anni, ma era di quelli che il Cielo invidia alla terra. Fu seppellito nella Chiesa dei Cinesi secondo l’iscrizione messa sotto al ritratto che sta nel Collegio di Pagani.

Vincentius M.a De Buonopane ortus Cryptae Minardae VII Kal. Septemb. An. 1743 adolescens innocenter pieq. et domi et in Seminaris Abellinensi vitam D. N. J. C. B. Virg. ac S. Alaisii Gonz. devotione atque imitatione praesertim orationem mundi contemplu sensuum mortificatione ac odio sui obedientia puritate ergo Deum et proximum charitatem quotidie duxit sanctiorem.
Jam Acolythus act. an. 18 expleto C. SS. R. se adiunxit, ubi votorum observantiam et exacta legum et minimarum custodia dum sibi et Theologiae seduto attendit phtisi correptus ac patienter tolerata Neapolim curationem causam missus ibidem VII Id. Febr. An. 1764 operum plenior quam dierum obdormivit in Dno in Sinentium Eccl. sepultus Annos natus XX m. 5 dies 13

Vincenzo, dunque, divenne un santo come aveva predetto l’apparizione. Del resto la profezia si avverò appuntino. Pasquale ebbe ancora tre figli uno dei quali entrò pure nella Congregazione.
Quanto poi al personaggio misterioso che gli rivelò in tal modo l’avvenire, Pasquale non lo conobbe che sette anni dopo. Nel 1768 egli conduceva, accompagnato da Fabio uno dei suoi figli al Seminario di Nola: gli venne voglia di spingersi fino ad Arienzo per far la conoscenza di S. Alfonso che egli non aveva mai veduto. Il Santo Fondatore, allora Vescovo di Sant’ Agata, abitava in Arienzo. Pasquale si trattenne a lungo con S. Alfonso, e si raccomandò caldamente alle sue preghiere.
Or fu osservato che durante tutto il suo soggiorno nel palazzo vescovile, si mostrò contro il suo solito, taciturno e pensieroso; spesso si vedeva pienamente assorto e con gli occhi pieni di lacrime, e richiestogli il motivo della sua commozione, rispose: «Come potrebbe essere altrimenti !… Vedendo i tratti del Vescovo ho riconosciuto colui che mi apparve il giorno 17 di Novembre 1758».
Tutte le particolarità dell’apparizione di S. Alfonso a Pasquale De Buonopane sono state raccontate molte volte da lui stesso ai suoi confidenti, e dal P. Fabio al 1788 nel Processo di Beatificazione.
Il P. Fabio De Buonopane assistè alla morte di S. Alfonso; fu Maestro dei Novizi nel 1772 a S. Angelo a Cupolo; fu a Napoli con P. Bartolomeo Corrado per la riforma del famoso Regolamento: finalmente nel 1796 morì della morte dei giusti …. (Lett. I- 468. Berthe. 628, 1064, 1145, 817).

[P. Fabio De Bonopane fece parte della spedizione dei Redentoristi in Calabria quando furono aperte le Case di Catanzaro, Tropea e Stilo. Egli fu il primo Rettore della Comunità di Tropea – ndr].

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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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Lo studente Vincenzo De Bonopane, nativo di Grottaminarda, insieme al fratello Fabio entrò in Congregazione superando le aspre contrarietà del papà Pasquale. - Era un giovane di promettente santità, ma la sua salute dovette arrendersi alla tisi: morì senza raggiungere il sacerdozio, ma raggiungendo la corona di gloria celeste.

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