2. Davanti al quadro dell’Anima dannata
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
2. Davanti al quadro dell’Anima dannata
Alfonso davanti al quadro dell’Anima dannata durante gli Esercizi spirituali del 26 marzo 1722.
«Era fresca in quel tempo, tra i Padri della Missione di S. Vincenzo, l’apparizione di una Dama, o altra donna che fosse, accaduta in Firenze ad un Cavaliere, che faceva gli Esercizi nella lor Casa, ma morta dannata per un attacco, che tra essi ci era stato. Pregava il Cavaliere per quella disgraziata; ma questa comparendogli: “Non pregate per me, gli disse, che sono dannata”; e mettendo la mano in faccia ad un quadro, avanti di cui orava il Cavaliere, in segno del vero, quanto vi toccò, tanto vi restò bruciato…
Questo quadro, che allora si conversava nella Casa di Napoli, fu portato da Firenze dal Padre Scaramelli, e dal Padre Cutica presentato all’udienza, facendo la predica dell’Inferno.
Diede molto da riflettere a più d’uno questo successo; ma Alfonso restò così sorpreso, che risolvette non sapere più di Mondo, e molto più di ammogliarsi, o di altra vanità mondana. Prostrato a piè del Crocifisso, propone voler vivere una vita celibe, ed attendere solo a Dio, ed a se stesso. Tanto ebbe la Grazia, quanto chiese; e se più avesse richiesto, più avrebbe ottenuto; ma Iddio differì per altro tempo ciò che neo suoi decreti riserbato si aveva.
Riconobbe sempre Alfonso questi santi Esercizi, come la massima Misericordia di Dio sopra l’Anima sua. Menzionandoli coi nostri, lo faceva coi sensi di sua somma confusione; e soleva dire, che se giovanetto non si vide schiavo del Mondo, e fatto preda delle passioni; ne conservava tutta, l’obbligazione prima a Dio, e poi al Cavalier Capecelatro suo amico».
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Primo, Cap.V).
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